È il rapporto Ispra 2021, quello più recente, ad essere al centro dell’attenzione. I tragici fatti delle Marche – che seguono eventi drammatici che hanno colpito altri territori italiani in un passato lontano e anche recente, conseguenza di eventi meteorologici estremi, ormai sempre più frequenti e con i quali fare i conti in termini di strategie e prevenzione – hanno riportato l’attenzione sui pericoli legati al dissesto idrogeologico, sugli allarmi rimasti inascoltati, sulle azioni troppo spesso mancate a tutela del territorio.
Il rapporto 2021 fornisce il quadro conoscitivo di riferimento aggiornato sulla pericolosità da frana, da alluvioni e sui relativi indicatori di rischio per l’intero territorio italiano. E i dati, come spiega il presidente Laporta nella prefazione, rappresentano un elemento utile a supporto delle decisioni nell’ambito delle politiche di contrasto al dissesto idrogeologico, comprese quelle previste nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. Dati indispensabili per una pianificazione territoriale integrata ed efficace che alle tradizionali misure strutturali affianchi misure quali delocalizzazioni, manutenzione del territorio e delle opere di difesa, pratiche sostenibili di uso del suolo, formazione, informazione e preparazione dei soggetti competenti e della popolazione anche attraverso idonei strumenti di comunicazione e diffusione di dati e informazioni.
Troppo alto il prezzo in termini di vite umane, di devastazione senza ritorno del territorio, di imprese che vedono svanire sacrifici, impegno, risorse economiche. Travolte da acqua, fango, detriti. In Italia sono 7mila 423 i comuni (93,9% del totale) a rischio per frane, alluvioni, erosione costiera. In Molise, su una superficie di 4mila 460 chilometri quadrati, il 16,6% del territorio della regione è situato in zona a rischio molto elevato, il 30,4% in area in pericolosità da frana mentre sono 329,4 i chilometri quadrati di territorio in area di attenzione. Se si considera la percentuale delle aree P3 e P4 (aree a rischio elevato e molto elevato) rispetto al territorio regionale, i valori più elevati si registrano in Molise, Valle d’Aosta, Provincia di Trento, Campania, Toscana, Abruzzo, Emilia-Romagna e Liguria.
E allora, questo è il quadro aggiornato che riguarda la provincia di Isernia con uno sguardo anche sui beni culturali a rischio, cardine di una offerta turistica che intende guardare al rilancio ma messi in serio pericolo dalla loro posizione su un territorio fragile, da monitorare e da custodire con lungimiranza e politiche di tutela.
► I NUMERI DEL RISCHIO FRANE
Nella mappa delle aree a pericolosità da frana PAI (Piano stralcio per l’assetto idrogeologico), in considerazione dell’area della provincia di Isernia che si estende su 1.535 chilometri quadrati, sono 123,9 (km quadrati) quelli in aree a pericolosità da frana molto elevata, 48,6 quelli in zona a rischio elevato, 55,1 in zona a rischio medio e 61,1 in zona a rischio moderato. In totale sono 245,3 i chilometri quadrati in aree di attenzione, 541,3 in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata. Il 18,5% del territorio della provincia. Il rapporto si concentra anche sulle popolazioni che convivono con questo rischio: la provincia conta 87mila 241 abitanti (o forse sarebbe più corretto coniugare il verbo al passato posto che i dati sono basati, come si evince dalla tabella, da quelli Istat del 2011 e ovviamente non tengono in conto lo spopolamento che ha depauperato il territorio). Di questi, 5mila893 residenti sono a rischio molto elevato, 1.147 quelli che vivono in zone a rischio frana elevato, 1.916 a rischio medio, 729 a rischio basso. Sono 6mila 662 i cittadini a rischio in aree di attenzione, 7mila 040 invece i residenti che vivono in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata (l’8,1%).
Sempre in base alle tabelle presenti nel rapporto Ispra 2021, l’11,7% della popolazione ‘a rischio’ ha meno di 15 anni (10mila 203), il 65,9% rientra nella categoria adulti, di età compresa tra i 15 e i 64 anni (57mila 461 residenti), mentre sono 19mila 577 (il 22,4%) gli anziani (di età superiore a 64 anni). Ergo, il 22,4% della popolazione della provincia vive in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata (categorie P4 +P3): oltre 7mila persone. L’11,9% rientra nella fascia giovani, il 65,4% in quella adulti e il 22,7% in quella anziani.
Ancora, i nuclei familiari a rischio perché vivono in aree a pericolosità da frana PAI. Sempre secondo Istat, sono 35mila 956 le famiglie residenti in provincia di Isernia. Di queste 2mila 379 vivono in area a pericolosità da frana molto elevata (P4), 512 in aree a pericolosità elevata (P3), 795 in aree a pericolosità media (P2) e 352 in zone a pericolosità moderata (P1). Le famiglie a rischio in aree di attenzione sono 2mila 743, quelle che vivono in aree a rischio da frana elevata e molto elevata 2mila 891. In pratica, l’8% delle famiglie che vive in provincia di Isernia, stando alle rilevazioni Ispra 2021, non dovrebbe dormire sonni tranquilli.
Il patrimonio immobiliare, ancora: relativamente agli edifici a rischio in aree a pericolosità da frana, in provincia di Isernia se ne contano 42mila 768, di questi 2mila 681 in aree a rischio molto elevato, 777 in area a rischio elevato, 1158 in aree a rischio medio, 708 in aree a rischio moderato. Sono 3mila 647 gli edifici a rischio in aree di attenzione, 3mila 458 in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata. Di conseguenza, l’8,1% degli edifici della provincia insiste su aree pericolose.
Le imprese, gli stabilimenti, gli opifici: in provincia di Isernia si contano 6mila 717 aziende, di queste, 388 posizionate in aree a pericolosità da frana molto elevata, 75 in aree a rischio elevato, 122 in aree a rischio medio e 28 in aree a rischio moderato. Sono 368 le imprese a rischio in aree di attenzione, 463 quelle situate in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata. Il 6,9% delle aziende della provincia è localizzato in zone a rischio dissesto idrogeologico.
E poi il patrimonio artistico, vanto di una terra che ne ha fatto il volano del turismo. Il numero più elevato in Italia di beni culturali a rischio frane in aree a pericolosità molto elevata e elevata si registra proprio nella provincia di Isernia (che è in ‘buona’ compagnia assieme a Napoli, Viterbo, Siena e Genova e a regioni come Campania, Toscana, Marche, Emilia Romagna e Lazio).
Nel dettaglio, sono 2.403 i beni culturali censiti in provincia di Isernia: di questi 544 a rischio in aree a pericolosità da frana molto elevata, 55 in aree a rischio elevato, 45 in aree a rischio medio e 61 in aree a rischio moderato. Sono 174 i beni culturali a rischio in aree di attenzione. Il 24% dei beni culturali presenti in provincia di Isernia si trova quindi in zone a pericolosità da frana elevata e molto elevata, il 36% in zone a rischio.
► I NUMERI DEL RISCHIO ALLAGAMENTO
Nella mappa dei valori di superficie allagabile nelle province italiane per i diversi scenari di probabilità di alluvione espressi in termini assoluti (km2) e percentuali (%) rispetto all’area totale di ciascuna provincia, quella di Isernia, secondo quanto analizzato dai tecnici dell’Ispra lo scorso anno, si sviluppa su una superficie complessiva di mille 535 chilometri quadrati: 18,1 (km2) in aree ad alta pericolosità idraulica (l’1,2%), 63,4 (il 4,1%) in area a pericolosità media e 67 (4,4%) in area a pericolosità bassa.
Relativamente ai valori di popolazione residente in aree allagabili per i diversi scenari di probabilità di alluvione, sono 628 le persone che vivono in aree a pericolosità idraulica elevata (lo 0,7%), 2mila 854 (il 3,3%) in aree a rischio medio, 3mila 113 (il 3,6%) in aree a rischio basso.
Relativamente al numero delle famiglie residenti in aree allagabili, dando per buono che siano ancora 35mila 956 i nuclei familiari che vivono in provincia di Isernia, sono 240 i nuclei familiari che vivono in zone a rischio elevato (lo 0,7%), 1.057 quelle che vivono in zone a rischio medio (2,9%), 1154 (il 3,2%) quelle residenti in zone a rischio basso. Riguardo alle imprese della provincia presenti in aree allagabili, 39 sono collocate in zone a rischio di pericolosità idraulica elevata (lo 0,6%), 207 quelle in zona media (il 3,1%), 225 quelle in zona a rischio basso (il 3,4%).
Per quanto riguarda i beni culturali presenti in aree allagabili, sono 7 (lo 0,3%) quelli presenti in zone a rischio di pericolosità idraulica elevata, 32 si trovano in zone a rischio pericolosità media (l’1,5%), 34 in zona a rischio basso (l’1,6%).
Numeri con i quali fare i conti, per prevenire eventi disastrosi e sempre più probabili come purtroppo la storia, recente, ci ha insegnato. E di cui il Molise ha anche memoria.

ls

 

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