Un mese esatto dall’omicidio di Carlo Giancola. Trenta giorni lungo i quali la Procura di Isernia ha inteso approfondire ogni aspetto del delitto della Vigilia di Natale con il supporto dei Carabinieri della Compagnia pentra e del Reparto investigazioni scientifiche di Roma.
Un’indagine che parte dalla confessione resa da Irma Forte, 66 anni, moglie dell’uomo trovato cadavere la mattina del 24 dicembre scorso, nella camera da letto dell’abitazione di via XXV Settembre.
In pigiama, ai piedi del letto, con il cranio fracassato dai colpi inferti con un pezzo di legna da ardere poi buttato nel camino ancora acceso. Una reazione impensabile per chi conosce la donna, esile e minuta, silenziosa e quasi rassegnata. Forse, è questa la sensazione che si insinua, è il frutto di 40 anni di vessazioni e maltrattamenti, l’esito tragico dell’inferno che si viveva in quella casa, come la donna ha raccontato in lacrime alla gip Michaela Sapio nel corso dell’interrogatorio nel quale ha confessato di aver ucciso il marito 72enne che, quella notte, avrebbe brandito quello stesso pezzo di legno contro di lei. Lo avrebbe disarmato e poi colpito. Una, due, tre volte. Fino a lasciarlo senza vita.
Un mese dopo l’omicidio i carabinieri di Macchiagodena assieme ai colleghi del Nucleo Operativo e del Nucleo Investigativo del comando provinciale di Isernia sono tornati ieri nella casa dove quella notte si è consumata la tragedia.
Hanno prelevato, come anticipato da Primo Piano nell’edizione di domenica scorsa, campioni di legna da ardere per consentire – sembrerebbe da fonti bene informate – la comparazione con quei residui di legna trovati nel corso dei prelievi subungueali effettuati nel corso dell’autopsia. Reperti inviati al Ris di Roma come la cenere del camino, dove presumibilmente l’arma del delitto si è consumata piano piano tra le fiamme.
Che tipologia di legname, quale la stagionatura, l’eventuale compatibilità con le tracce rimaste dell’arma del delitto –ridotta in cenere – e quelle rinvenute sul cadavere.
Perché questa ulteriore verifica potrebbe chiarire ancor di più il perimetro della vicenda e confermare il racconto della donna: Carlo Giancola, secondo quanto Irma Forte ha confessato alla gip Sapio, avrebbe brandito quel pezzo di legno da ardere contro di lei. E per questo motivo, sotto le unghie, ci sarebbero residui legnosi? Sono della stessa tipologia della legna da ardere custodita in una sorta di sgabuzzino accanto alla cucina, dove c’è il camino?
I carabinieri, ieri mattina, hanno rimosso i sigilli che impediscono qualsiasi accesso all’abitazione e si sono diretti al primo piano dell’abitazione che si sviluppa su tre livelli. Carlo Giancola, che aveva problemi di deambulazione, non saliva più fino alla sua originaria camera da letto. E così la famiglia aveva optato per una soluzione alternativa: attrezzare una stanza accanto alla cucina, così da evitare troppi spostamenti. E in quei pochi metri quadri si è consumato il dramma: l’uomo in cucina, che non intende andare a riposare, seduto di fronte al camino in pigiama. Un litigio, forse, l’ennesimo: la moglie che lo invita a dormire, un tira e molla che finisce quando, con quel pezzo di legno in mano, lui l’avrebbe raggiunta in camera. E lei lo avrebbe disarmato e colpito.

ls

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