Quella giunta tutta al maschile, fin da subito ha suscitato qualche dubbio. Poi le dichiarazioni del consigliere Di Lucia, candidato sindaco non eletto, hanno chiarito che la faccenda non sarebbe finita con una semplice presa d’atto. E così, due cittadine di Sessano hanno presentato ricorso al Tar Molise contro il sindaco, il vicesindaco e l’assessore del proprio Comune chiedendo l’annullamento del decreto di formazione della giunta perché, appunto, tutta al maschile.
Primo Piano Molise se ne è occupato nell’imminenza della nomina avvenuta a meno di quindici giorni dalle Amministrative che hanno riconfermato il sindaco uscente, Pino Venditti.
Il primo cittadino, nel decreto di nomina del 25 maggio scorso, ha specificato – relativamente alla parità di genere – «l’impossibilità di garantirla all’esito dell’espletamento, da parte del sottoscritto, di una preventiva attività istruttoria volta a verificare la disponibilità allo svolgimento dell’attività assessorile da parte di persone di entrambi i sessi».
E così sono entrati in giunta Maurizio Cerasuolo, classe 1960, che è anche vicesindaco e Donato D’Ippolito, classe 1956. Ma in maggioranza una donna eletta c’è. Ed è Monia Di Blasio. Avrà rifiutato la proposta di diventare assessore (così come pare di capire dal decreto di nomina della giunta) oppure si sono scelti altri criteri per comporre l’esecutivo?
Il tema è poi arrivato in Aula nel corso del primo consiglio comunale, ad inizio giugno, con le richieste di chiarimento della minoranza.
Il nuovo mandato del sindaco Venditti è quindi iniziato nel segno dello scontro politico, ingaggiato dalla minoranza rappresentata dal gruppo capeggiato da Giuliano Di Lucia, competitor al ruolo di primo cittadino, e da Mario Antonelli che hanno fortemente contestato al sindaco, con una interrogazione, il suo esecutivo al maschile.
«Abbiamo chiesto al sindaco – hanno spiegato allora i due consiglieri di opposizione – di relazionare sia sui motivi della mancata nomina in Giunta della quota rosa, nel rispetto della parità di genere, sia sulle modalità adottate circa lo svolgimento dell’attività istruttoria per la nomina dell’assessore di sesso femminile e sulle relative dichiarate indisponibilità. Nel decreto di nomina non risulta rispettato l’art. 46, comma 2 del Testo Unico Enti Locali che prevede la rappresentanza di genere nella Giunta Comunale, pur essendo presente nella maggioranza una candidata consigliere la cui nomina, quale assessore, avrebbe rispettato la normativa in vigore, nonché la costante e consolidata giurisprudenza in materia.
Ancora più grave – avevano fatto notare Di Lucia e Antonelli – che non risulta avviato alcun procedimento formale pubblico che confermi tale attività istruttoria, dal quale risultino le indisponibilità formali da parte dei cittadini di sesso femminile interpellati».
In pratica, secondo i due consiglieri di opposizione, il sindaco avrebbe dovuto attivare le procedure solo in presenza della rinuncia scritta della consigliera di maggioranza eletta, Monia Di Blasio, alla quale spettava di diritto la nomina ad assessore. Rinuncia che non sarebbe stata acquisita agli atti in possesso dei consiglieri.
Nell’interrogazione quindi Di Lucia e Antonelli chiedevano al sindaco di relazionare sui motivi della mancata nomina della consigliera di maggioranza, sulle modalità con le quali era stata svolta l’attività istruttoria per la nomina di assessore e sulle relative indisponibilità. E, soprattutto, di adottare i provvedimenti necessari perché sia rispettato il decreto sulla parità di genere nella giunta comunale.
Questioni sulle quali al sindaco è stato chiesto di rispondere «nel rispetto del mandato elettorale e di tutti i cittadini di Sessano del Molise – avevano argomentato ad inizio giugno i due consiglieri – visto che il primo cittadino, in una velocissima risposta durante il Consiglio, ha asserito che la quota rosa è obbligatoria solo nei Comuni con più di 3000 persone».
Il sindaco, Pino Venditti, ha infatti dapprima risposto che «l’obbligo normativo di garantire la parità di genere nella composizione della Giunta Comunale sussiste unicamente per i Comuni che hanno una popolazione superiore a 3.000 abitanti» e, successivamente, ha dichiarato di non essersi «fermato all’interno del proprio gruppo consiliare per la ricerca di persone di genere femminile cui attribuire l’incarico di componente dell’organo esecutivo, ma, a seguito del diniego dell’unica consigliera di maggioranza eletta, ha fatto anche diversi tentativi volti a far ricoprire il ruolo di assessore esterno (espressamente previsto dallo Statuto) a cittadine non appartenenti al Consiglio Comunale neoeletto, ma in possesso di specifiche competenze ritenute necessarie per ricoprire detto ruolo». Ma le donne interpellate, tutte, avrebbero rifiutato «adducendo motivazioni di carattere personale, familiare e lavorativo che meritano incondizionato rispetto e considerazione e sulle quali …[il] Sindaco non si permette di esprimere giudizi».
Evidentemente il sindaco non ha interpellato tutte le donne di Sessano visto che due di loro hanno inteso intraprendere le vie giudiziarie e hanno presentato ricorso al Tar per la violazione dell’art. 46, comma 2 del decreto legislativo n. 267/2000.
La violazione di tale norma, secondo i legali delle due donne, non risulta giustificata, né attenuta dalle motivazioni addotte dal Sindaco.
Insomma, Sessano come il paese di Cenerentola: niente donne in giunta perché hanno tutte da fare in casa, con i figli e con il lavoro e niente divertimento dopo la mezzanotte. E Venditti rischia di scivolare… sulla scarpetta di cristallo smarrita proprio da Cenerentola.

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