Mentre il silenzio avvolge ancora le vicende relative alla mancata attivazione (al momento, si spera) del corso di laurea in Scienze Infermieristiche e quelle – dalle conseguenze maggiormente devastanti – che riguardano la cronica carenza di medici dell’ospedale Veneziale, una buona notizia si registra sul fronte dell’iter per la possibile attivazione del Centro diurno Alzheimer.
Il 18 luglio scorso, ma le informazioni sono trapelate solo in queste ore, i responsabili del servizio manutentivo dell’Asrem hanno effettuato un sopralluogo nei locali di Palazzo De Baggis che il Comune di Isernia ha messo a disposizione per l’eventuale (e si spera possibile) avvio di un servizio sanitario richiesto a gran voce da tempo dalle famiglie dei pazienti che soffrono di questa progressiva forma di demenza.
Il pressing dell’associazione ‘Non ti scordar di me’ – che si concretizza nella presenza costante e silenziosa del presidente Bruno Esposito che non salta nemmeno un Consiglio regionale per testimoniare i bisogni di circa 60 famiglie che nella provincia di Isernia ormai chiedono di essere ascoltate (ma non solo, ovviamente) – comincia a sortire qualche effetto.
L’azienda sanitaria regionale, per il tramite dei suoi tecnici, ha quindi visionato i locali dello storico edificio situati al piano terra e al primo piano così da verificare la conformità ai criteri indispensabili per poter attivare il centro diurno per pazienti affetti da Alzheimer.
Ovviamente non trapelano informazioni sull’esito del sopralluogo né sulle tempistiche relativamente all’eventuale avvio di questo percorso che è davvero salvavita, per i pazienti e per i caregivers cioè chi se ne prende cura.
Di locali idonei si era parlato quando sindaco e assessori comunali erano stati ricevuti dal presidente Toma a Palazzo Vitale, alla presenza anche del dg Asrem Oreste Florenzano. Era il 13 luglio ed era sembrato, a chi aveva partecipato all’incontro (nel corso del quale si era parlato anche della riattivazione della facoltà di Scienze infermieristiche) che i locali adatti alla tipologia di prestazioni erano ancora da individuare mentre, invece, il sindaco aveva già comunicato ufficialmente la disponibilità di un’ala di Palazzo De Baggis. Un cortocircuito di informazioni, probabilmente, posto che dopo 5 giorni, l’Asrem ha effettuato il sopralluogo proprio in quei locali di cui, solo qualche ora prima, sembrava non essere a conoscenza.
Locali idonei, quelli di Palazzo De Baggis, che – secondo l’opinione di Bruno Esposito che sull’argomento si è fatto, giocoforza, una cultura – rispettano le linee guida per i pazienti Alzheimer, sono situati in una zona centrale e soprattutto sono distanti in tutti i sensi dagli ambienti ospedalieri. Tema questo non secondario per chi soffre di questa patologia. Un luogo facile da raggiungere, privo di barriere architettoniche e, altro aspetto questo assolutamente prioritario, dotato di un cortile. Un’area giardino dove poter organizzare le diverse terapie che si svolgono outdoor per i pazienti Alzheimer.
Nel centro diurno i pazienti potrebbero usufruire di una adeguata stimolazione cognitiva, impossibile in altri contesti, indispensabile al rallentamento del decorso della malattia e al potenziamento delle capacità residue. Ma quel presidio sarebbe indispensabile anche per le attività di informazione e formazione destinate ai care-givers, agli operatori e ai volontari. In più, argomento ugualmente meritevole di attenzione, il Centro diurno avrebbe un ruolo di sostegno alle famiglie che sono lasciate troppo spesso sole nel caso in cui non siano obbligate dal decorso della malattia a ricoverare i propri cari.
Come nel caso di Bruno Esposito, testimonial di un percorso che lo vede al fianco della mamma che è ormai in una fase avanzata della malattia per la quale i servizi resi dal Centro diurno non sono ormai più utili. La sua non è una battaglia personale. Lo ha raccontato spesso, con una serenità che evidenzia come si possano raggiungere gli obiettivi senza strepitare: ci sono almeno 600 pazienti in provincia di Isernia che affrontano la demenza assieme alle loro famiglie, che non possono avere riferimenti sul territorio diversamente da quanto invece è possibile a Campobasso. È tempo che anche i pazienti Alzheimer della provincia di Isernia possano usufruire di una struttura dedicata, dove cercare di riannodare quel filo con il passato che giorno dopo giorno si assottiglia sempre più fino a spezzare i ricordi di una vita.

ls

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