Cinque assenti, anche l’onorevole Lancellotta (come altri colleghi) collegata da remoto alla quale il sindaco invia subito gli auguri di buona guarigione a fronte dei problemi di salute che l’hanno tenuta lontana da Palazzo San Francesco.
Atmosfera tranquilla? Macché, l’incantesimo si spezza immediatamente: l’assise civica si infiamma subito sul caso Falcione. Primo punto all’ordine del giorno del Consiglio straordinario, l’attivazione dell’iter per l’incompatibilità del consigliere eletto con Isernia Futura.
È il secondo caso in un anno e mezzo di consiliatura Castrataro, dopo quello dell’ex sindaco Melogli che tolse il disturbo prima di finire nel tritacarne.
Lo scontro si accende sul metodo e vede contrapposte le diverse anime politiche e le visioni del caso che è oggettivamente diverso da quello dell’ex consigliere Melogli ma nella sostanza è identico.
L’incompatibilità deriva dalla causa in corso con il Comune per una parcella da 8mila euro che l’ingegnere Falcione avrebbe dovuto incassare ma non è stata onorata dall’Ente, diventata oggetto di un decreto ingiuntivo al quale l’ex consiliatura d’Apollonio decise di opporsi. Motivo per il quale è stato avviato un contenzioso che va avanti dal 2017 e che proprio ieri è arrivato in un’aula di Tribunale. La sentenza, avvertono dai banchi della maggioranza, è attesa a breve. Votiamo il rinvio della trattazione dell’argomento, valuteremo i fatti dopo la sentenza.
Un’ora di scaramucce, fra maggioranza e opposizione, e poi a sorpresa il dem Sardelli tira fuori il coniglio dal cilindro.
C’è la sentenza, viene meno la causa di incompatibilità perché non pende più alcuna lite tra Falcione e il Comune di Isernia anche se la sentenza di primo grado non è passata in giudicato. L’ingegnere non è più incompatibile. Quindi bisogna ritirare il punto all’ordine del giorno? La sentenza è ufficiale, si chiede il segretario? Ma non è stata notificata, riflette.
Insomma, la questione è complicata, ingarbugliata e richiede un approfondimento sul da farsi. Per la consigliere Ferri l’incompatibilità resta perché c’è possibilità di ricorrere in Appello.
Il caos regna sovrano e la notizia della sentenza emessa dal Tribunale nello stesso giorno in cui l’Aula affronta il caso Falcione è come benzina sul fuoco.
Alla fine del caos, si decide di votare il rinvio dell’argomento, a fronte della sentenza che almeno informalmente è stata acquisita come informazione: favorevoli 17 (con Amendola che dichiara: voto a favore per sopperire al dilettantismo della maggioranza), dieci no (compreso il voto della consigliera Lancellotta), un astenuto (forse il consigliere Di Luzzo?).
Prima che informalmente la notizia della sentenza piombasse sull’aula consiliare, i dem – attraverso il consigliere Sardelli – chiedono di rinviare l’argomento.
«Comportiamoci come sempre, la causa si concluderà a breve e entro poche ore sapremo l’esito del giudizio. Potrebbe venire meno la causa, ritengo sia prematuro parlarne oggi: vi chiedo di votare il rinvio così, alla luce dei fatti che verranno dalla sentenza, saremo tutti più sereni».
La replica del collega Di Perna apre una finestra sulla questione temporale che puntella il caso Falcione. Il tempo trascorso tra la notizia della incompatibilità e la trattazione del caso.
«Dal maggio 2022 al marzo 2023, un anno di tempo. Vista la rapidità con cui fu trattata la questione Melogli, mi auguravo si sarebbero replicati gli stessi tempi per quest’altra vicenda. Questo il mio dubbio, sui tempi di gestione. Vorrei sapere se tutto ciò poteva avvenire in tempi più brevi visto che la questione era nota e c’era un precedente nella stessa consiliatura».
Per Raimondo Fabrizio, l’occasione è ghiotta per infierire. «Chi di spada ferisce, di spada perisce. Quando c’era il caso Melogli, chiedemmo un rinvio e trovammo un muro. Melogli si è dimesso prima del Consiglio ma l’incompatibilità deve essere dichiarata alla prima assise: come c’è oggi, c’era anche allora. Anzi, è aggravata da un giudizio pendente di primo grado. Poi, ove mai qualcuno dovesse fare appello, chiederemo un altro rinvio? Il Comune – affonda Fabrizio – ha pendenti più di 40 processi in fase esecutiva, creditori che su sentenza ancora non prendono i soldi come statuito dal Tribunale. Se uscisse sentenza favorevole a Falcione, pagheremo tutti i creditori? E poi perché l’incompatibilità esce fuori dopo un anno e mezzo? Quando è toccato anche a me e ad alcuni colleghi, abbiamo rimosso la causa d’incompatibilità. Perché non è stato fatto nulla, ci sono figli e figliastri? Non voglio fare il giustiziere ma abbiamo trattato Melogli in un modo e Falcione in un altro. La causa di incompatibilità andava rimossa subito».
Il collega Chiacchiari ricorda che è stata proprio una sua dichiarazione a riportare alla luce la questione Falcione.
La maggioranza, sempre attraverso Sardelli (Pd), ricorda le differenti situazioni che riguardano l’ex Melogli e il collega Falcione. Uno doveva soldi al Comune, l’altro deve averli. Sulla tempistica del caso Falcione, ricorda come l’istruttoria sia stata conclusa solo a gennaio stante la necessità di acquisire tutti gli atti dall’avvocato al quale l’amministrazione comunale di d’Apollonio si era affidata per opporsi al decreto ingiuntivo proposto dall’ingegnere.
«Questo atto è arrivato ora perché il completamento dell’iter si è concluso a gennaio e il presidente del Consiglio lo ha proposto al primo Consiglio utile nonostante oggi ci sia stata udienza. Credo si debba rinviare e acquisire la sentenza, valutare quindi dopo se sussiste o meno la causa di incompatibilità. Non è un tentativo maldestro di salvare Falcione ma fare chiarezza sulla questione così come fu posta la questione Melogli».
Lapidaria Linda Dall’Olio: il rinvio del caso Melogli si rese indispensabile perché c’era una ulteriore incompatibilità che riguardava l’allora segretario comunale, nessuno sconto dalla maggioranza, il senso delle sue parole.
Anche per Di Luozzo, la maggioranza di centrosinistra procede con il motto ‘due pesi e due misure’ rispetto ai casi Melogli e Falcione.
Di Perna adombra il sospetto: qualcosa non mi quadra – dice -, in conferenza capigruppo si è inserito questo punto. Chiamiamola fortuna ma oggi stesso veniamo a conoscenza dell’udienza e della sentenza a breve?
Non usa mezzi termini, Raimondo Fabrizio. «Sono sempre più convinto che siamo in una cantina, se Falcione avesse ragione, come li pagate cari scienziati la parcella? Ci sono i soldi in bilancio? La causa resta fino a quando non verrà saldata la parcella» il suo monito.
Toni sempre più alti, anche Amendola (che poi voterà per il rinvio) ricorda come i metodi utilizzati fino ad oggi siano stati diversi. Mentre si discute animatamente, il colpo di scena: c’è la sentenza, non c’è più una lite tra Falcione e il Comune.
Ma l’atto non è stato notificato, nessuno lo ha letto nel dettaglio e quindi tutto può succedere.
Si torna a bomba, si vota il rinvio.

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