L’opportunità l’ha data un confronto con i presidenti delle province europee. Si sono fatti due conti Luigi Mazzuto e Lauro Cicchino (il primo presidente della giunta isernina, il secondo del consiglio di via Berta) e hanno notato come le province italiane siano meno costose di quelle del resto d’Europa, ma anche come sarebbe più oneroso per le casse statali il fatto di trasferire le competenze dell’ente ad altri invece di tornare a nuove elezioni. Che, per Isernia, sono a breve: nel maggio prossimo, semmai si facessero.

“Esiste – hanno detto i due – un’inadeguatezza delle risorse finanziarie di cui possono disporre liberamente gli enti locali nell’esercizio delle loro competenze e il fatto che tali risorse non siano sempre proporzionate alle competenze previste dalla legge. Il che significa, quindi, che le misure di austerità vanno a incidere direttamente sui servizi erogati”. Ancora: “Se le Province riandranno al voto – ha detto in proposito Mazzuto – i costi per gli apparati politici di questi enti si aggireranno complessivamente sui 38milioni di euro. Invece, con la proposta di riforma attuale che prevede di riassegnare ad altri enti i servizi delle Province, lo Stato spenderà 2 miliardi di euro”.

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