Se la provincia pentra non avrà la giusta rappresentanza in consiglio regionale, si proporrà un referendum per passare con l’Abruzzo.
La proposta ‘monstre’ del consigliere Gianni Fantozzi agita l’assemblea di Palazzo San Francesco e riscuote consensi tali da amplificare un messaggio che parla di lavoro, insediamenti industriali e di orgoglio.
Le battaglie che nel 1970 condussero al riconoscimento dell’ente provinciale rievocate durante l’ultima fase del consiglio comunale di ieri hanno fatto da filo conduttore per tutti gli interventi, relativi a una proposta ufficiale da sottoporre all’attenzione della Regione per fare in modo che i principi per cui si è combattuto in passato non siano vanificati oggi.
Il sindaco ha introdotto l’argomento della legge elettorale illustrando un documento in cui si chiede che la nuova normativa, che il consiglio dovrebbe discutere in tempi brevi, preveda almeno sei consiglieri della provincia di Isernia, riassestando l’assise sulla giusta proporzione tra le due province, sulla base del numero di abitanti.
Secondo Fantozzi la giusta ripartizione sarebbe due terzi per Campobasso e un terzo per Isernia, vale a dire 13 consiglieri di una parte territoriale e 7 dell’altra, ma allo stesso tempo, il decano del consiglio, vede all’orizzonte grosse difficoltà nell’approvazione di tale criterio e da qui la sua proposta provocatoria, peraltro già palesata all’epoca dell’amministrazione Brasiello.
«La provincia di Isernia è stata depredata dal potere maximo della provincia di Campobasso – l’affondo di Fantozzi -. Siamo i poveretti, i nullatenenti della regione Molise. Non possiamo nemmeno ambire a posti occupazionali. Le battaglie fatte in passato per il riconoscimento della Provincia sono state basilari per avere la Regione. Le lotte furono condotte per avere assunzioni e industrie eque: due terzi a Campobasso e un terzo a Isernia. Da un po’ di tempo le cose sono cambiate e la Provincia pentra langue nella peggiore condizione sociale.
I nostri figli e nipoti devono andare fuori per trovare lavoro e noi continuiamo a essere fermi, tranquilli e quasi gaudenti. Siamo masochisti mentre la provincia campobassana ci maltratta e si trasforma in una piovra: tutto ciò che viene chiuso da qui va ad arricchire Campobasso. Persino il carcere ci toglieranno. All’epoca di Brasiello feci una proposta forte: un referendum per uscire dal Molise. A che serve restare in Molise se non ci vengono riconosciuti i nostri diritti? Era sì una proposta strumentale, ma io ora la avanzo nuovamente. Noi dobbiamo chiedere un terzo dei 20 consiglieri regionali e anche il riordino delle indennità, perché sono fuori luogo prebende da 10mila euro al mese. Dobbiamo cacciare l’orgoglio di essere isernini».
La provocazione di Fantozzi ha raccolto a sorpresa una grande approvazione, prima fra tutti quella del consigliere Raimondo Fabrizio il quale, a sua volta, si era reso autore, di una proposta choc.
«Se entro giugno non verrà approvata una nuova legge, che assicuri più rappresentanti a Isernia, riconsegniamo i certificati elettorali – l’invito ai colleghi dell’esponente di Forza Italia -. Inoltre chiederò che i consiglieri uscenti non vengano ricandidati e lo farò in primis col mio partito».
Il referendum paventato da Fantozzi ha ottenuto un consenso bipartisan, in quanto gli interventi di tutti i consiglieri hanno evidenziato l’insofferenza della città pentra e dell’intera provincia, verso l’attuale legge ritenuta iniqua e fortemente penalizzante per un territorio già impoverito di tutto.
Il documento ha subito modifiche dopo che il presidente dell’assemblea Lombardozzi ha sospeso i lavori, per dare modo ai capigruppo di trovare la quadra sull’atto da depositare in Regione. Nel nuovo testo approdato in aula in tarda serata e approvato dal consiglio si ricorda al governatore Frattura la ‘promessa’ fatta proprio a Palazzo San Francesco due anni fa e si istituisce un tavolo di lavoro che adotti ogni utile e determinata iniziativa, comprese quelle emerse nel dibattito dell’assemblea, tese al raggiungimento dell’apposita modifica della legge elettorale. Il riequilibrio deve prevedere la giusta rappresentanza della provincia isernina, cioè almeno sei consiglieri.
Qualora Palazzo D’Aimmo non dovesse recepire le istanze del territorio, i consiglieri di Isernia sono pronti alle dimissioni di massa e a restituire i certificati elettorali.

Red. Is.

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