‘Carte false’ per ottenere di il reddito di cittadinanza. Pensavano di farla franca e invece avevano fatto male i loro i conti i quattro ‘furbetti’ smascherati dalla Guardia di Finanza di Isernia. Grazie all’intensificazione della lotta all’economia sommersa e al lavoro nero e del controllo del territorio da parte delle Fiamme Gialle è stato infatti possibile individuare diversi casi di indebita percezione del sostegno economico.
I trasgressori sono stati scoperti grazie a mirati controlli, nati da specifica attività di intelligence nel settore della spesa pubblica o scaturiti da elementi rilevati nell’ambito delle quotidiane attività di servizio. In tutti e quattro i casi il beneficio percepito era frutto di dichiarazioni mendaci. Infatti, pur di intascare il reddito di cittadinanza che non spettava, i avevano pensato bene di dichiarare dati non veritieri (false dichiarazioni sulla propria residenza e sull’effettiva composizione del proprio nucleo familiare), così da ottenere una certificazione Isee alterata ed accedere così al beneficio economico.
Tra i quattro casi accertati dalle Fiamme Gialle, è risultata sicuramente bizzarra la storia di un 30enne, originario della provincia di Chieti, percettore del sostegno economico dallo scorso mese di maggio.
L’uomo, secondo quanto accertato dai finanzieri, oltre alle false dichiarazioni, utilizzando la partita Iva della compagna, esercitava anche – senza alcun titolo – l’attività di commercio ambulante di panini e altri generi alimentari, soprattutto in occasione di feste e sagre. Ma c’è di più. La sua attività era persino pubblicizzata con tanto di post e foto su Facebook.
I quattro responsabili sono stati segnalati alla competente Autorità giudiziaria ed alla Direzione provinciale Inps di Isernia, con la quale esiste un collaudato coordinamento, per la revoca immediata del beneficio e per il recupero delle somme indebitamente percepite.
«Per l’indebita percezione del reddito di cittadinanza – ricordano dal comando provinciale delle Fiamme Gialle -, le pene sono severe: la legge prevede anche la reclusione da due a sei anni per chiunque presenti dichiarazioni false oppure ometta informazioni dovute. È prevista la reclusione da uno a tre anni nei casi in cui si ometta la comunicazione all’ente erogatore delle variazioni di reddito, del patrimonio o del nucleo familiare, nonché informazioni dovute e rilevanti ai fini della riduzione o revoca del beneficio».
Il reddito di cittadinanza rappresenta un sostegno per quanti hanno davvero bisogno di assistenza, motivo per il quale la Guardia di Finanza è impegnata in prima linea a contrastare fenomeni di indebito accesso allo specifico beneficio, affinché le risorse economiche pubbliche possano essere spese correttamente ed indirizzate ai cittadini onesti, in questo caso, bisognosi di un aiuto da parte dello Stato.
Deb.Div.

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.