Parole pacate ma taglienti quelle utilizzate dal sindaco Giacomo d’Apollonio per smontare la tesi che la defenestrata Sonia De Toma ha fornito per spiegare il motivo del provvedimento di revoca dalla Giunta comunale, piombato sulla politica cittadina come un fulmine a ciel sereno che l’ha centrata in pieno. Due visioni diverse, è evidente. Che non coincidono affatto, che raccontano mondi diversi. Per il primo cittadino, alle prese con la pandemia e con l’imminente scadenza del mandato che potrebbe comprendere anche il suo passo indietro come ammette, il problema De Toma non è questione recente. Anzi, come afferma, ha fatto anche buon viso a cattivo gioco fino a quando, poi, l’evidenza di un tradimento politico si è palesata in maniera chiara. «I motivi sono noti alla De Toma – sottolinea il sindaco -; la parte peggiore traspare quando si lascia andare ad affermazioni che adombrano miei comportamenti poco chiari, addirittura facendo intravedere presunti abusi che avrei commesso. Ci si discolpa sempre cercando di creare problemi all’immagine dell’altra persona – sottolinea -, capisco che si debba difendere e io non ho nulla contro la persona e la professionalità ma niente di vero rispetto a quanto lei afferma». L’attacco del pacato d’Apollonio è squisitamente politico, contestualizzato nell’azione amministrativa portata avanti in questa consiliatura ormai al lumicino che potrebbe riservare altre pugnalate (politiche) alle spalle dietro le quali si nasconderà l’interesse verso una possibile candidatura al ruolo di primo cittadino. Ma lui, di questo, non fa parola. «È venuto assolutamente meno il rapporto di fiducia politico che avevo riposto in lei – continua, riferendosi alla questione De Toma -; è stata nominata in Giunta proprio da me, con una dichiarazione pubblica, in qualità di persona di fiducia del sindaco. A maggior ragione – chiosa – il nostro avrebbe dovuto essere un rapporto privilegiato, di schiettezza, lealtà, comprensione continua. Cosa che invece è venuta meno, nel corso del tempo». Un rapporto politico al quale è venuta meno la linfa vitale in questioni come queste, la fiducia, totale e reciproca. «Ho avuto sempre l’impressione che lei fosse portatrice di interessi diversi da quelli sia dell’Esecutivo che del Sindaco, interessi che non riguardava nemmeno i gruppi consiliari che mi appoggiano né del suo gruppo consiliare (Isernia in comune, ndr) dal quale ha preso le distanze da oltre un anno, tagliando qualsiasi rapporto con i suoi esponenti. Questo la dice lunga – riflette ad alta voce d’Apollonio -. Poi episodi molto gravi, molto seri come l’approvazione del Piano anticorruzione che lei, allora, non ha voluto appoggiare: poteva essere già quello un motivo di estromissione dalla Giunta – sottolinea il sindaco – ma sono andato avanti, anche con amarezza, cercando di superare quel momento. Ho ipotizzato che fosse vittima di un attimo di poca lucidità invece quello è stato un passaggio importante per la garanzia di comportamenti trasparenti e lineari. Gli ultimi atteggiamenti, poi, sempre nella stessa direzione: è arrivato quindi il tempo di chiudere questo rapporto. Con molto dispiacere» si giustifica. Dalla sfera politica a quella personale, il passo è breve. Ed è forse anche questo aspetto che d’Apollonio non digerisce affatto. Motivi che lo spingono anche ad affermare che, al momento, la possibilità di ipotizzare un secondo mandato alla guida di Palazzo San Francesco non sembra intravedersi. La ferita è fresca, anche se non è la prima e – di certo – non sarà l’ultima fino alla fine del suo mandato. «De Toma è andata via per mancanza di fiducia, venuta meno in questo periodo. È questo l’unico vero motivo. Era arrivato il momento di chiudere un capitolo che è stato molto deludente, per quanto mi riguarda, nella conduzione della linea amministrativa dell’esecutivo» puntualizza d’Apollonio. E c’è da scommettere che non sarà l’ultima delusione politica per il primo cittadino, prima che tutti i giocatori – in vista della partita per la candidatura a sindaco – scoprano le carte.

red.pol.

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