Trasformare il dolore lancinante in impegno civile e sociale, in amore e solidarietà. È il miracolo di Titina e Ugo, gli eroi del quotidiano insigniti dal presidente della Repubblica dell’onorificenza al merito della Repubblica Italiana. Quindici anni dopo la tragedia che ha sconvolto le loro vite e ha aperto la strada ad un altro impegno, che li ha portati lontano. Nel cuore del Burundi. Era il 20 dicembre del 2005 quando Francesco Martino, figlio di Titina Petrosino e Ugo, salì su quel treno che avrebbe dovuto riportarlo a casa, a Isernia. Alla stazione Termini, Francesco era salito sul treno interregionale Roma-Campobasso delle 14.15. Un giorno come tanti altri nella vita di uno studente universitario, il desiderio di tornare a casa. Ma nella stazione di Roccasecca, il viaggio si interruppe per sempre. Un altro convoglio fermo, lo stridere dei freni sulle rotaie, il tamponamento. Sessantanove feriti, 14 in gravi condizioni. Il 30 dicembre il cuore di Francesco smise di battere nel policlinico di Tor Vergata. Quindici anni dopo, in una fortuita coincidenza di date, Titina e Ugo hanno ricevuto una onorificenza che premia questo lungo cammino nel corso del quale quel dolore lancinante si è trasformato in impegno civile, si è addolcito attraverso azioni quotidiane di aiuto portate, con l’associazione «Oltre la Vita Onlus» e sempre in nome di Francesco, fino a Makamba in Burundi. Titina e Ugo incontrano nel 2007, ad Isernia, Padre Leòn Sirabahenda: un appuntamento con il destino, l’ennesimo per i due genitori oggi 73enni, che riesce a cambiare il senso di una tragedia. Restano colpiti dai racconti di Padre Leòn, che parlano della sofferenza di un popolo, legate ai conflitti etnici in corso in quei territori così lontani. «Venne spontaneo unire il nostro dolore per Francesco con quello della gente del Burundi» racconta Ugo che da ieri, come la moglie Titina, è commendatore al merito della Repubblica italiana per l’opera di solidarietà offerta in ambito internazionale a favore della promozione dei diritti di base assistenziali e sanitari. L’associazione finanzia progetti in favore della popolazione di Makamba dove, grazie alle donazioni di tante persone, è stato possibile realizzare una scuola, un orfanotrofio, un centro per disabili, un piccolo ospedale e un dispensario. Interventi e sostegni progettati e realizzati sempre con la volontà chiara di rispettare le usanze e le tradizioni del posto, senza tentare di modificarle. «Un’onorificenza che è di Titina e di Ugo ma anche di chi in questi anni ci ha sostenuto – spiegano dall’associazione -: volontari, sostenitori, simpatizzanti. E un grazie va soprattutto a Francesco che ci ha dato la forza di non mollare mai». Quindici anni dopo, nella giornata che rimanda ad un buio che sembrava non doversi mai rischiarare, nelle ore che ricordano il più triste e doloroso degli addii, il riconoscimento ufficiale di un percorso compiuto guardando chi ha bisogni e necessità ma non ha la forza di poter chiedere aiuto. Voci e vite che, grazie a Francesco, a 9mila chilometri di distanza dalla piccola Isernia hanno trovato ascolto e attenzione.

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