Gli operatori portuali guardano con favore al progetto denominato “Eolico Offshore Molise”, presentato dalla Maverick srl di Milano. L’associazione Assoporto Termoli, che raggruppa numerosi operatori dello scalo termolese, vede nella realizzazione del progetto una forma d’investimento e di iniziativa industriale e, dunque, sono favorevoli a uno sviluppo sostenibile. «Come tutti gli stakeholders, abbiamo appreso del progetto di “Eolico Offshore Molise per produrre idrogeno verde” presentato da Maverick Srl. Come è normale, è in corso il dibattito a livello territoriale con interventi di critica e di approfondimento sul progetto che, si apprende, sarà oggetto di formali osservazioni. Per parte nostra, abbiamo letto con attenzione le schede di presentazione, da cui, indubbiamente, si manifesta la rilevanza dell’iniziativa, non soltanto per il nostro territorio ma, in generale, per il sistema Italia. Riteniamo che, eventuali criticità riscontrate, che stanno avendo risalto nelle cronache locali, potranno essere risolte con variazioni progettuali e con i dovuti chiarimenti. Ma, al netto di tutto ciò, come Assoporto Termoli vediamo con favore il progetto di investimento e la conseguente iniziativa industriale. La localizzazione del parco eolico, contigua ad altra zona già interclusa data in concessione per la estrazione di idrocarburi, non interessata da traffici marittimi rilevanti, molto distante dalla costa e dunque con impatto visivo modesto, non pare che possa avere un impatto paesaggistico negativo. Inoltre, il collegamento con la terraferma, diretto ad impianti/stazioni già esistenti presso la zona industriale di Termoli e l’agro di Larino, e la alimentazione della prevista centrale di produzione di idrogeno verde,
l’l’rende l’investimento pienamente compatibile con la politica europea di transizione dalle fonti fossili alle fonti rinnovabili. A regime, la produzione di energia potrebbe soddisfare gran parte della domanda del territorio, per utenze industriali e civili, con possibile surplus da immettere nella rete nazionale. Infine, l’impatto occupazionale, sia nella fase realizzativa che nella fase a regime, sarebbe molto rilevante per un territorio povero di occasioni lavorative. Dunque, ben vengano i legittimi approfondimenti e, naturalmente, tutti i controlli e le verifiche da parte degli enti preposti, ma occhio a non perdere occasioni di sviluppo sostenibile e coerenti con le politiche europee di transizione energetica come quella prospettata. È ora di abbandonare la antica diffidenza verso le iniziative provenienti dall’esterno. Un campanilismo fine a sé stesso, in una fase nella quale si dovrebbe ragionare con la consapevolezza di essere parte di un territorio nazionale vasto ed interconnesso, non ci pare affatto utile».

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