Sala consiliare troppo piccola, quella di ieri sera a Termoli, per ospitare i quasi 150 dipendenti dello stabilimento Vibac, che hanno risposto presente all’incontro con le istituzioni locali. Assieme alle delegazioni sindacali di Filctem-Cgil, Uiltec e Femca-Cisl, sia di segreteria che di Rsu, i lavoratori si sono confrontati col sindaco Francesco Roberti, col presidente del Cosib Roberto Di Pardo e col senatore Costanzo Della Porta, accanto a loro l’ex segretario generale dei chimici cigiellini Lino Zambianchi, ora sostituito nel ruolo da Giuseppe Tarantino, mentre a tenere le fila di Femca e Uiltec c’erano Massimiliano Recinella e Carlo Scarati. La deputata Elisabetta Lancellotta ha mandato un messaggio, poiché malata, così come il presidente della Regione Donato Toma ha fatto sapere di non poter essere in municipio. Paolo De Socio, della Cgil Molise, non ha mancato di sottolineare l’assenza della Regione. Sul tavolo i 126 licenziamenti annunciati il 27 febbraio scorso e su cui è stato già chiesto di convocare il vertice al Mimit, così come oggi parte l’esame congiunto con l’Azienda, ma nella ricostruzione dello status quo, che ha tenuto banco nella prima parte della riunione di ieri, emersa la difficoltà di dialogo con la proprietà della Vibac, tanto che è stata negata persino la possibilità di mettere piede in azienda, con una Cigs che perdura dall’estate 2021. Insomma, un quadro assai conflittuale, che ha portato anche a paventare iniziative di protesta come l’esposizione di uno striscione sotto la casa del titolare a Montecarlo. Si spera di non dover arrivare a tanto, chiaramente, ma anche i tentativi di telefonata in diretta del sindaco Francesco Roberti, proprio ieri sera, si sono rivelati vani. Ballano i numeri dell’azienda, a quanto ammonti lo stato economico del gruppo che solo in Italia ha 4 stabilimenti, così come non si realizza la prospettiva di un piano industriale. Nelle interlocuzioni sono stati indicati problemi di carattere ambientale con l’Arpam, che di Pardo risolverebbe attraverso un progetto legato alla Zes e qui parte il sostegno di rilancio del “pubblico”, che attraverso gli incentivi vorrebbe far invertire la rotta, ma le parti sociali sono scettiche, a dir poco. Punto d’incontro, quello di un forcing istituzionale, che veda la convocazione di un tavolo politico col ministro del Mimit Urso, al di là della medesima procedura, che ha una durata di 75 giorni (45 giorni + 30), ma i chimici confederali hanno già detto chiaramente di non scendere a patti, l’obiettivo è la piena tutela occupazionale. Quindi, politica locale e nazionale in pressing per far ricondurre a miti consigli una compagine che non può delocalizzare in modo arbitrario all’Estero, staremo a vedere, anche perché la partita è sostanziosa, al di là dei 126 esuberi, si parla di altri 50 somministrati mandati a casa nel gennaio 2022 e un indotto che coinvolge un’altra settantina almeno di dipendenti.

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