«Ho anche rappresentato che il Molise, oltre alla viabilità stradale, ha una necessità infrastrutturale sull’intero comparto dei trasporti ed ho spiegato che i fondi pubblici, allocati dalla Regione Molise per le imprese, potrebbero essere spesi meglio, e assorbiti di più, se avessimo l’interporto e la ferrovia non dividesse in due il nostro territorio». Lo dichiarava il Governatore Toma, nell’incontro con la Ministra Paola De Micheli, giusto un anno fa, nell’ottobre 2019. Ebbene, a distanza di diversi mesi, la Regione Molise piuttosto che ipotizzare il rilancio progettuale dell’interporto, qualcuno aveva sollevato la proposta del mini-interporto, mette in vendita i 42 ettari e mezzo quasi, pagati 6 milioni di euro tre lustri fa. Non è una novità, poiché il sito era stato già inserito nel piano delle alienazioni, ma ora si passa alla fase esecutiva. Disposto il bando di vendita, schema di offerta e perizia di stima che propone una valutazione a corpo pari a € 8.700.000 euro. La stipula dell’atto di compravendita con l’aggiudicatario, verrà effettuata presso Notaio di fiducia dell’acquirente avente sede operativa in Campobasso. Tutti i costi propedeutici e consequenziali alla vendita dell’immobile, ivi compreso eventuali frazionamenti, spese di registrazione, di rogito, e quant’altro necessario, saranno a carico dell’acquirente. Al momento, la Regione Molise al costo di poche decine di migliaia di euro permetteva di coltivare gli oltre 42 ettari di terreno di proprietà della Regione Molise. Un lotto che avrebbe dovuto veder sorgere l’interporto, tra Termoli e Campomarino. Terreni al di qua del Biferno, sul versante termolese, racchiusi tra contrada Marinelle e la linea ferroviaria che costeggia la statale 16. Nel complesso sono 42,40 ettari, ma solo 40 coltivabili. Venti anni fa con lungimiranza era previsto a Pantano Basso la realizzazione dell’imponente opera. Circa vent’anni fa era previsto, alle porte del Molise, sulla futura Tav Adriatica, un grande Interporto, forse troppo grande, a servizio del nostro Nucleo Industriale e di un ampio territorio che andava oltre i confini molisani. Poi la crisi economica, il relativo rallentamento degli investimenti del comparto della logistica su rotaie nel nostro Paese, complice di una dose esagerata di dubbi degli attori del momento alla guida sia del Comune di Termoli che della Regione Molise, nonché del dicastero dei Lavori pubblici nazionale, si decise prima la delocalizzazione dell’opera e poi il definitivo abbandono, con la perdita di ingenti risorse già disponibili allora della Ue, Nazionali e Regionali e con un’ampia area già acquistati a tal fine dalla Regione, a Pantano di Termoli, di circa 45 ettari, spendendo sei milioni di euro.

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