Bloccati i ricoveri nel reparto di Medicina generale, ma il provvedimento è temporaneo, come ci ha tenuto a precisare il direttore generale dell’Asrem Florenzano. Intanto, pezzo dopo pezzo, l’ospedale San Timoteo di Termoli rischia di incartarsi nuovamente, come nella scorsa primavera. Per fortuna non c’è un picco di accessi, soprattutto per patologie non Covid, ma questa è soltanto l’altra metà della mela. Da venerdì pomeriggio, a causa di contagi di un paio di pazienti, ora trasferiti negli ospedali Cardarelli di Campobasso e al Santissimo Rosario di Venafro, l’Asrem ha decretato il blocco dei ricoveri. Si è proceduto a fare tamponi a raffica su personale e altri degenti, smistati in altri reparti del presidio di viale San Francesco, per poi sanificare gli ambienti. Una evoluzione negativa che speriamo non crei altri problemi a tutto il San Timoteo. Intanto, la sanità molisana sotto i riflettori, non solo di trasmissioni nazionali, come Titolo V e stasera Non è l’arena. Ad accendersi sono stati anche quelli del Ministero della Salute, a cui si è rivolta una donna molisana, che di sua sponte ha deciso di vederci chiaro sulla questione delle Terapie intensive, il cui livello è indicato in 30 posti, ma che una recente ordinanza di Toma ha visto imporre una contrattualizzazione coi privati al commissario Giustini. Per qualcuno i conti non tornano e non tornavano nemmeno prima, visto che l’interlocuzione scritta e invia con Pec è stata indirizzata al ministro Roberto Speranza in giorni non sospetti, il 27 novembre, cioè 6 giorni prima che firmasse l’ordinanza del 2 dicembre. Il riscontro ottenuto dal Ministero è datato primo dicembre, a firma del direttore dell’ufficio Francesco Maraglino, con cui si chiede di dare risposte ai dubbi e ai quesiti sollevati dalla promotrice.
Fuori dall’alveo di qualunque comitato o parte politica, la signora C. C., ne rechiamo solo le iniziali, già il 15 novembre, rivolgendosi a Toma, Florenzano e Giustini, attraverso lo strumento dell’accesso civico, entrava nel merito “dell’effettivo numero di posti letto di Terapia intensiva disponibile in Molise, dedicati e garantiti ai malati Covid, e al contempo il numero dei posto garantiti a persone con altre patologie laddove dovessero necessitarne.
«Tale esigenza nasce dai timori e dalle paure che in questo delicato momento noi molisani e gli italiani tutti stiamo vivendo, peraltro ulteriormente alimentata dalla poca chiarezza sulle informazioni non esaustive divulgate».
L’accesso civico chiede di specificare, non avendo trovato nessun contratto, o documento aggiornato redatto ai fini della gestione della pandemia, quali sono le strutture sanitarie, sia pubbliche che private, in cui sono ubicati i posti letto di Terapia intensiva, dichiarati e riportati nel piano di riorganizzazione, specificando per ognuna le unità garantite e ad esclusivo utilizzo della Regione Molise, proprio per la gestione di questa emergenza.
Una istanza documentata e corredata da continui riferimenti agli atti, la cui finalità è quella di dare risposta a chi è pervaso da tensione e nervosismo, per via delle dichiarazioni e dell’allarme che gli stessi medici stanno lanciando, comunicando l’esaurimento dei posti letto e dei posti di Terapia intensiva presso il Cardarelli.
«L’unico Centro Covid della regione non è ancora oggetto di ampliamento e adeguamento nel rispetto del piano approvato». Un raffronto tabellare, dai dati resi noti giornalmente dall’Asrem, ha fatto accendere la spia nella utente molisana, come mai i posti di Terapia intensiva occupati sono ben al di sotto dei 30 dichiarati?
Nell’informativa al Ministero della salute, al grido de “Il Molise esiste”, viene chiesto formalmente aiuto a Speranza e non è un gioco di parole… circostanziando con episodi presenti nella cronaca dell’emergenza Covid, fino ad arrivare alla sottolineatura della data del marzo 2021 per l’attivazione della nuova ala Covid del Cardarelli. «Noi esistiamo e vorremmo continuare a farlo».
Vedremo nei prossimi giorni quello che accadrà, sia in rispetto alla presa di coscienza generale, che al riscontro ministeriale, tenendo presente come resti ferma anche l’attesa della risposta formale all’accesso civico, da soddisfare entro un mese e il termine è dietro l’angolo. Infine, è intervenuto il patologo clinico Giancarlo Totaro, aderente Fimmg-118, sulla carenza di medici dell’emergenza sul territorio. «Con delibera 4415 del 2 dicembre 2020 l’Asrem ha individuato 25 zone carenti delle sedi del 118 riferite al mese di settembre ed ha avviato l’iter per la ricerca dei medici a tempo indeterminato. Ma perché tantissimi medici stanno lasciando il 118? Grandi rischi, stipendio basso e scarso prestigio, questi sono i problemi per cui moltissimi medici stanno lasciando ed intendono lasciare il 118. E’ ora di mettere mano al portafogli per ricompensare questi medici che ogni giorno rischiano la vita in qualunque condizione . E’ ora di rivedere urgentemente gli accordi collettivi regionali o fare provvedimenti che riconoscano urgentemente a questi medici la giusta e congrua retribuzione, altrimenti veramente si rischia di dover ridimensionare il servizio di emergenza urgenza. Al 118 mancano circa 30 medici titolari ed altri appena le condizioni personali lo consentiranno opteranno per passare ad altri servizi territoriali. Praticamente circa il 30 % di medici impegnati nelle Uot della regione. Forse sarebbe il caso di aprire ad una maggiore considerazione per questi medici impegnati in un servizio di vitale importanza e su cui ricadono pesantemente anche servizi aggiuntivi legati all’emergenza Covid. Si pensi agli incentivi sostanziosi dati ai medici dipendenti per le prestazioni aggiuntive quantificati nell’ordine anche di centinaia di ore aggiuntive mensili pagate a 60 euro l’ora (anche oltre i limiti massimi di orario settimanale consentito) mentre nulla viene riconosciuto a questi medici impegnati ogni minuto in un lavoro pericolosissimo. Bisogna trovare una soluzione incentivante anche per i medici del servizio di 118 affinché si interrompa l’emorragia di professionisti che da decenni svolgono il servizio senza alcun riconoscimento di carriera prima che la situazione porti alla necessità di ridurre il numero di sedi del 118» .

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