Una notizia che tutti aspettavano, al di là dell’emergenza Covid. Accolto al Tar Molise il ricorso contro la chiusura del Punto nascita di Termoli. «La notizia di ieri mattina della sentenza positiva che lascia aperto il nostro punto nascita, ci riempie di gioia e di orgoglio, in quanto va a evidenziare che, gli sforzi e l’impegno profuso del nostro comitato, in questi anni, non erano sbagliati. Anche la legge ci dà ragione. Le modalità con cui è stato chiuso, sospeso il nostro punto nascita erano sbagliate. Noi continueremo, comunque, su questa linea in quanto, non essendoci ancora un piano operativo approvato, non sappiamo se il punto nascita sarà chiuso o meno. Naturalmente, nell’eventualità che ciò non avvenga saremo pronte a impugnare il piano operativo», ha commentato Cinzia Ferrante, presidente del comitato Molisanità L 113.
I giudici hanno annullato il provvedimento con cui era stato chiuso il reparto il 26 giugno 2019 e su cui poi ci furono battaglie legali e di piazza contro la decisione dell’allora manager Asrem Gennaro Sosto e l’attuale commissario ad acta Angelo Giustini. Nelle pieghe della sentenza i giudici evidenziano come l’Asrem avrebbe infatti dovuto effettuare – prima di procedere alla immediata sospensione dell’attività del Pn di Termoli – una compiuta e puntuale attività istruttoria, volta ad acquisire i dati necessari per valutare l’impatto della chiusura del Pn di Termoli sulla richiesta di assistenza del bacino d’utenza. Ciò in modo da coordinare, in maniera compiuta, verificabile e razionale, le ulteriori e necessarie attività da mettere in campo sul territorio per garantire la sicurezza delle partorienti e dei nascituri.
E’ mancata la valutazione degli estesi interventi di manutenzione sul tratto stradale che collega Termoli a Campobasso e Isernia e l’incidenza di tali tempi di percorrenza sull’efficacia della risposta terapeutica, ove necessaria. Né, infine, la nota commissariale ha tenuto in debito conto la mancata stipula degli accordi di confine, nonostante gli stessi fossero stati espressamente prescritti e richiesti (come peraltro indicato nella stessa nota) con conseguente difficoltà di garantire ricoveri presso strutture alternative. Le criticità derivanti dalla mancanza di accordi di confine andavano invece attentamente valutate dalla Struttura Commissariale con un approccio analitico e approfondito, superabile solo con una altrettanto approfondita istruttoria circa le alternative possibili e concretamente praticabili. In definitiva, la chiusura del Pn – seppur, per quel che s’è detto, legittima nell’ambito della prospettiva programmatoria – è stata disposta e concretamente realizzata, con provvedimenti attuativi immediatamente efficaci, nell’assenza di qualsivoglia attività istruttoria (da effettuarsi, naturalmente, prima della sospensione dell’attività del Pn) circa le conseguenze del provvedimento adottato, rendendo quindi vaghe e non comprensibili le scelte gestorie della fase successiva alla sospensione dell’attività. In altre parole, fermo l’obbiettivo della chiusura del PN di Termoli (in aderenza alle raccomandazioni nazionali e alla programmazione regionale), era comunque necessario, da parte della Struttura Commissariale e della Asrem, nel provvedere alla concreta sospensione dell’attività del centro e per gli aspetti di rispettiva competenza, un approfondimento istruttorio preventivo e completo, tale da consentire l’individuazione di tempistiche e modalità di graduale dismissione, coerenti con le esigenze del territorio.
D’altro canto, una scelta organizzativa così significativa per il territorio e involgente delicati aspetti di tutela della salute dei cittadini richiedeva una attenta valutazione delle conseguenze immediate e concrete della chiusura del punto nascita, attraverso la quale le Amministrazioni coinvolte, avrebbero dovuto esplicitare – tempestivamente e nello stesso provvedimento dismissivo del punto nascita – le soluzioni organizzative alternative.

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