È stato al centro dell’incontro di due mattine fa tra la delegazione dei commercianti termolesi e il sindaco Francesco Roberti e sarà anche base del confronto col Governatore Toma. Maurizio Giamberardino, Elvira Macrellino e Cinzia Di Pietro. Parliamo del documento presentato dalla categoria, dove si chiede in modo concreto e dettagliato di programmare ristori reali. «Le ultime ordinanze regionali e comunali in materia di prevenzione e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19, sommate a quelle emanate a livello nazionale, hanno determinato una chiusura dal 7 febbraio al 28 marzo 2021 delle attività commerciali presenti sul territorio del comune di Termoli qui rappresentate e di seguito indicate per categorie merceologiche: negozi abbigliamento ed accessori per adulti, negozi di calzature per adulti, mercerie, oreficerie e accessori e complementi di arredo. Premesso che, come comitato, ci siamo sempre prodigati per far si che si rispettassero tutti i protocolli di sicurezza, richiedendo addirittura alle istituzioni un inasprimento delle misure di contenimento per consentire un più efficace e rapido abbassamento della curva epidemiologica (chiudiamo tutti per riaprire prima), ci troviamo oggi ad essere i soli a subire le conseguenze delle responsabilità politiche della inefficienza ed inadeguatezza delle strutture sanitarie sul nostro territorio. Oltre al devastante danno economico, subiamo anche la beffa di essere trattati, da media ed istituzioni, come gli unici “untori”: circa 100 attività pagano il prezzo più alto. Le suddette attività sono le uniche che hanno subito la chiusura continuativa nel periodo indicato, per cui chiediamo ristori con erogazione una tantum a fondo perduto secondo i seguenti principi: ristori immediati entro 30 giorni. Con riferimento a fatturati 2019 (salvo eccezioni per aperture successive): fino a 200mila euro di fatturato un indennizzo di 3mila euro e questa soglia un indennizzo di 5mila euro. I dati di fatturato e relativi indennizzi vanno intesi per punto vendita (unità operativa), e non per partita IVA. Questo perché parametrati ai costi fissi sostenuti dal singolo p.v. (affitti, personale, utenze, tasse locali, ecc.). Procedure semplificate (autocertificazioni) e documentazioni necessarie ridotte ai minimi per rendere snella e veloce la procedura: autocertificazione del consulente commerciale iscritto all’albo che attesti il fatturato; visura camerale, autocertificazione che attesti l’effettiva chiusura per effetto delle ordinanze locali; documenti di riconoscimento con autocertificazione sostitutiva di atto notorio e Iban. Non chiediamo le elemosine, chiediamo di lavorare. Se non ce lo consentite dovete assumervi gli oneri di queste scelte politiche. Inoltre chiediamo conto della situazione liquidazione dei bandi regionali precedenti in merito a medesima materia. Augurandoci fortemente una risposta positiva in tempi brevissimi».

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