reddito per tutti

Reddito minimo di cittadinanza (mezzo) flop nella Valle del Volturno. Saranno appena dieci, infatti, i beneficiari nei sedici comuni dell’Ambito sociale territoriale di Venafro – cioé Acquaviva d’Isernia, Castel San Vincenzo, Cerro al Volturno, Colli a Volturno, Conca Casale, Filignano, Montenero Val Cocchiara, Pizzone, Pozzilli, Rionero Sannitico, Rocchetta a Volturno, Scapoli, Sesto Campano,Venafro). Insomma, buoni propositi che si sono tradotti in una selezione durissima. Avere un aiuto di 300 euro al mese nel Molise è come scalare l’Everest. Tutto nasce da un avviso regionale del 2012 con il quale è stato introdotto il “reddito di inclusione sociale attiva” con l’obiettivo di offrire alle persone con disagio economico gli strumenti necessari a rafforzare la propria autonomia economica e personale, anche attraverso percorsi di attivazione sociale e lavorativa.
La misura è stata attivata in via sperimentale per il primo anno. Ora la speranza è che presto, anzi prestissimo si provveda a modificare magari i requisiti per accedervi poiché il paradosso è che centinaia di persone sono rimaste all’asciutto malgrado le (pur poche) risorse disponibili siano addirittura avanzate. Tradotto, all’Ambito di Venafro la Regione Molise ha assegnato 92mila euro, ma appena un terzo verrà speso. Con buona pace dei 161 respinti. In ‘soldoni’, dunque, l’intervento si concretizza nell’erogazione di un contributo economico di 300 euro mensili per un periodo che va dai sei mesi ad un anno. A Venafro l’Ambito ha fatto tutto secondo le procedure, dall’approvazione dello schema di avviso pubblico per l’accesso al reddito di inclusione sociale attiva alla ratifica dell’avviso nella prima seduta utile del Comitato dei Sindaci, passando per la fissazione del termine ultimo per la presentazione delle domande all’invio dell’avviso e degli allegati ai Comuni aderenti all’Ambito, fino alla graduatoria finale. Che ha visto, appunto, appena 10 fortunati ammessi al contributo.
In particolare, i requisiti sono apparsi molto stringenti. Questi gli ostacoli che hanno dovuto superare i richiedenti: essere residenti in uno dei Comuni della regione da almeno 24 mesi dalla data della pubblicazione della legge regionale 4 maggio 2015, numero 9; avere un reddito Isee non superiore ad euro 3.000; nessun componente del nucleo familiare sia in possesso di autoveicoli immatricolati nei 12 mesi antecedenti la domanda, ovvero di cilindrata superiore a 1.300 cc, nonché motoveicoli di cilindrata superiore a 250 cc, immatricolati nei tre anni antecedenti la domanda; i componenti del nucleo familiare in condizione lavorativa, abbiano dichiarato la propria immediata disponibilità al lavoro al competente Centro per l’Impiego; nessuno dei componenti del nucleo familiare, nell’anno solare in corso, benefici di sussidi economici erogati dal Comune e/o dall’Ambito territoriale sociale di residenza, non superiori a complessivi 100 euro medi mensili per l’intero nucleo familiare. E infine che nessuno dei componenti del nucleo familiare, negli ultimi sei mesi, abbia beneficiato di sussidi economici a carattere nazionale erogati per le medesime finalità previste dal presente regolamento.
Una volta in ‘regola’ con questi requisiti, si poteva procedere con l’istanza. Al protocollo degli enti ne sono arrivate 171: 10, come detto accolte, 87 non accolte poiché non superavano il punteggio minimo, e altri 74 esclusi proprio. Di questi ultimi, per la verità, alcuni per motivazioni talvolta anche banali. Qualcuno, infatti, ha sbagliato a presentare la domanda, proponendo istanza in un comune diverso da quello di residenza.
Sia come sia, i criteri sono apparsi davvero troppo severi. Va bene che si è trattato di una sperimentazione, ma la crisi non allenta la morsa e pertanto quei 300 euro sarebbero stati ossigeno puro per chi non riesce proprio ad arrivare a fine mese. Però, tant’è. L’Ambito sociale, ovviamente, non ha colpe poiché si è dovuto limitare a mettere in pratica quanto disposto dalla Regione, e cioè: “Sono dichiarate ammissibili le domande con un punteggio minimo non inferiore a 60, assegnato sulla base dei seguenti criteri: a) condizione economica: massimo punti 30; b) carichi familiari: massimo punti 25; c) condizione lavorativa: massimo punti 20; d) condizione di disabilità: massimo punti 10; e) disagio abitativo: massimo punti 10; f) in carico ai Servizi: massimo punti 5”.

(su Primo Piano Molise di oggi in edicola)

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