minori stranieri non accompagnati

L’amministrazione comunale di Scapoli non lascia, bensì raddoppia l’accoglienza. L’esecutivo del sindaco Renato Sparacino, infatti, ha sì deciso di abbandonare lo Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) ma solo per “mettersi in proprio”. Da gennaio, quindi, partirà un nuovo progetto di accoglienza dei minori extracomunitari non accompagnati tutto gestito dall’ente locale e dal partner che vincerà il bando comunale di prossima pubblicazione. L’immobile messo a disposizione dal Municipio – l’ex scuola, chiusa per carenza di iscritti – può ospitare fino a 24 persone. E l’idea dell’amministrazione è proprio quella di dare asilo al numero massimo consentito. Di fatto cresceranno in paese i minori provenienti da Bangladesh, Burundi, Gambia, Mali ecc, e ultimamente persino dall’Albania (un 13enne, il più piccolo), che chiedono rifugio in Italia. La comunità scapolese sembra essere contenta degli ospiti stranieri che, per la verità, stanno spesso fuori paese per frequentare scuole e corsi di formazione ad Isernia. Quando sono a Scapoli, rendono felici i ragazzi del posto che, come rivela il sindaco Sparacino, «finalmente riescono di nuovo ad organizzare partite a calcetto». Prima, infatti, non era possibile poiché non si arrivava al numero minimo per comporre le squadra…
Insomma, insieme a quello di Cerro al Volturno (dove a gestire il progetto è la cooperativa «Aldeeran»), l’esempio di Scapoli (dove a coordinare l’intervento è la cooperativa «La Casa di Tom») è un esempio virtuoso di accoglienza e, soprattutto, di integrazione. La parrocchia e i residenti non disdegnano di aiutare i minori donando loro vestiario e altro materiale utile. Inoltre, ospitando questi ragazzi – inutile nasconderlo – i paesi “evitano” di essere oggetto di attenzioni da parte della Prefettura: la «clausola di salvaguardia», infatti, prevede che chi riceve i minori non accompagnati è esente dall’accogliere gli immigrati appena sbarcati, quelli per i quali le popolazioni locali sono spesso in rivolta.
Dunque, Scapoli ha deciso di proseguire la positiva esperienza, migliorandola ed incrementandola (dagli attuali 16 – numero che è cresciuto dall’inizio del progetto – a 24) addirittura.
L’amministrazione comunale, come spiegato dal sindaco Sparacino, ha optato per procedure più snelle: quindi, via dallo Sprar, e gestione – per così dire – diretta. Troppi vincoli e troppa burocrazia, a partire dall’individuazione del primo cittadino quale tutore di tutti gli ospiti del centro. Con tutte le conseguenze facilmente immaginabili. La volontà di proseguire nel percorso di accoglienza e integrazione per i minori richiedenti protezione è così forte che il Comune sta pensando di escogitare uno escamotage per continuare ad ospitare pure i ragazzi che, nel frattempo, sono diventati maggiorenni (con tanto di festa collettiva). Al momento sono due, ma nel corso del 2017 pure altri raggiungeranno il traguardo dei 18 anni e a quel punto sarebbero, in teoria, fuori dal progetto.
Questo tipo di accoglienza non solo non desta preoccupazioni e proteste ma è finanche positivo dal punto di vista economico e sociale ed ha ricadute pure lavorative. Sono infatti 8 gli scapolesi e le scapolesi che hanno trovato occupazione grazie ai minori non accompagnati. Per ognuno, lo Stato versa nelle casse del Comune – che a sua volta gira alla cooperativa e in parte trattiene per il fitto dell’immobile pubblico – circa 45 euro al giorno. A conti, fatti, pertanto, un sistema che si sta rivelando ottimale e che, così, prepara i rifugiati a diventare nuovi cittadini italiani. Niente a che vedere, insomma, con i Centri di accoglienza temporanea e straordinaria che catapultano gli extracomunitari praticamente dai barconi agli immobili privati (spesso non del tutto idonei) all’insaputa delle amministrazioni locali.
Ma per chi vuole evitare queste distorsioni, il Ministero dell’Interno ha offerto e continua ad offrire la “scappatoia”: basta fare come Cerro al Volturno o come Scapoli – per restare nella zona volturnense. In questo modo ci “guadagnano” tutti. In primis l’integrazione e, quindi, l’Italia.

(su Primo Piano Molise di oggi in edicola)

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