Come prevedibile alla vigilia e come ormai ampiamente preannunciato, il miracolo non c’è stato. Da oggi, quindi, partiranno le lettere di licenziamento per almeno 25 dipedenti della Sata Spa.
Le parti ieri mattina hanno sottoscritto dunque il verbale di mancato accordo. La procedura prevista dalla normativa vigente per tentare di risolvere la crisi non ha prodotto alcun risultato. L’esito negativo è stato sottoscritto presso la sede regionale del servizio Politiche per l’occupazione da Dario Paglia per la Sata Spa di Pozzilli nonché da Giuseppe Tarantino e Gianpiero Di Benedetto della Fiom Cgil, da Cesare Iallonardi e Giuseppe Giannini della Fim Cisl e dalla Rsu (Gianluca Antenucci, Leopoldo Di Filippo e Roberto Piantadosi). Il tutto alla presenza dell’assessore regionale al Lavoro, Luigi Mazzuto, e del consigliere regionale presidente della I commissione permanente, Andrea Di Lucente.
In sostanza, la Regione ha fatto sapere di non poter garantire ulteriori fondi per gli ammortizzatori sociali nè, nei fatti, ha offerto “aiuti” all’azienda che pure vuole continuare ad investire a Pozzilli. Una sconfitta per la politica, dunque, non essere riusciti a salvare 25 posti di lavoro (in realtà la procedura di licenziamento collettivo è partita per 30 ma poi alcuni operai si sono trasferiti o sono fuoriusciti con incentivi). Di «grossa occasione persa» ha parlato il segretario regionale della Fiom Giuseppe Tarantino apparso amareggiato e sconfortato per l’esito della procedura.
La Sata Spa fa parte dell’indotto Fiat e, secondo i sindacati, si potevano escogitare strategie per rendere conveniente all’azienda mantenere a Pozzilli le nuove commesse che, invece, andranno negli stabilimenti del Gruppo al Nord.
Ora in forza allo stabilimento resteranno 42 lavoratori il cui futuro, inevitabilmente, rischia di essere in pericolo se non si inverte la rotta. La Sata Spa ha commesse anche e soprattutto nel Settentrione dove hanno sede altre fabbriche del Gruppo… L’azienda ha lamentato dunque la difficoltà nel far fronte agli ulteriori costi di trasporto che avrebbe dovuto sopportare se avesse deciso di produrre a Pozzilli ciò che chiedono committenti del Nord. La Regione non ha trovato strumenti utili per sostenere parte dei maggiori costi e quindi 30 posti di lavoro sono ufficialmente persi per il territorio.

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