«Turbogas Presenzano: iniziate le prove per l’accensione. Le immagini che arrivano mettono paura ed angoscia, da nodo in gola. Ci mostrano ciò che ci attende, ciò che attende i nostri figli e i nostri nipoti. Non possiamo e non vigliamo accettare ciò, proprio per questo continueremo a lottare per il diritto alla salute». Le Mamme per la salute danno la notizia dell’accensione della centrale che si trova a pochissimi chilometri dalla piana di Venafro. Tanto basta per alimentare la preoccupazione in tutto il venafrano, territorio già alle prese con problemi di inquinamento che stanno provocando la dura presa di posizione di cittadini e associazioni ambientaliste.
Sotto accusa finiscono i politici di ieri e di oggi, che non sono riusciti a fermare la realizzazione dell’impianto alle porte del confine molisano. La vasta area di riferimento è già compromessa dalla presenza di diverse fonti inquinanti, come è stato “certificato” anche dallo studio epidemiologico del Cnr di Pisa, presentato lo scorso mese di luglio a Venafro. Legambiente, in un dossier, ha spiegato le ragioni dell’inutilità del sito di Presenzano: «L’impianto risulta ad oggi inutile dal punto di vista energetico e fortemente negativo dal punto di vista climatico».
Così come previsto dal progetto di Edison in collaborazione con Ansaldo Energia, si tratta di una centrale termoelettrica costituita da due moduli a ciclo combinato di circa 810 MW, risultante da due turbine a gas della potenzialità di circa 280 MW, due caldaie a recupero, a circolazione naturale, una turbina a vapore della potenza di circa 270 MW e un sistema di raffreddamento costituito da un condensatore ad aria. La stima della producibilità energetica riporta una produzione annuale di energia elettrica pari a 6.287 GWh, equivalente a 8.160 ore all’anno, e di un rendimento netto del 60,8% secondo previsioni legate a un’attività continua dell’impianto all’intera potenza nominale. L’impianto sarà provvisto di un sistema catalitico (SCR) per l’abbattimento delle emissioni di NOx (ossidi di azoto).
Come ha sottolineato Legambiente nello studio effettuato sulla portata della centrale turbogas di Presenzano «per sopperire alla chiusura delle centrali a carbone prevista per il 2025, invece di nuove centrali a gas, basterebbe portare le attuali ore di funzionamento degli impianti italiani già esistenti da 3200 a 4000. Tale dato, si scontra con la previsione di Edison di far lavorare la centrale di Presenzano 8160 ore/anno in esercizio continuo che risulterebbe, ad oggi, un unicum nell’esperienza italiana e in forte contraddizione con il dato medio per le centrali a gas. Inoltre, un esercizio continuo non darebbe la possibilità ad Edison di accedere al Capacity Market che richiede un esercizio discontinuo delle centrali, proprio per rispondere alle esigenze di eventuali necessità della rete. Inoltre, se alle centrali esistenti, si aggiunge la molto probabile entrata in funzione degli impianti attualmente a carbone per cui è prevista la riconversione a gas entro il 2025, le ore di funzionamento si ridurrebbero ulteriormente. Alle considerazioni di carattere energetico si aggiungono quelle di carattere climatico, ricordando come sostituire l’uso del carbone con nuove centrali a gas non rappresenti una svolta nella lotta al cambiamento climatico. Anzi, la chiusura delle centrali a carbone e la conseguente riduzione di gas climalteranti rischia di essere vanificata da uno sviluppo di nuove centrali a gas metano, che ha un forzante radiativo (effetto serra) di gran lunga maggiore di quello dell’anidride carbonica (circa 72 volte maggiore nei primi 20 anni dall’emissione)».

Marco Fusco

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