Il Ss Rosario di Venafro al centro dei pensieri di mezza comunità e, domani, dell’intero Consiglio comunale. Su impulso del sindaco Alfredo Ricci, infatti, l’argomento è stato iscritto all’ordine del giorno della seduta online con inizio alle ore 19: “Riorganizzazione ospedale Ss Rosario – Provvedimenti”. Nel corso dell’assise verrà presumibilmente analizzato in primis la bozza preparata dal consigliere regionale Vittorio Nola, con l’assenso del comitato e dei vertici dell’amministrazione comunale.
«Bisogna fare sistema, con molto pragmatismo». L’auspicio è che il Consiglio si esprima all’unanimità anche modificando e integrando il documento nonché chiedendo di agire subito per bloccare la continua emorragia di servizi.
L’obiettivo è di «rendere il plesso ospedaliero attrattivo, economicamente sostenibile e finanziariamente in equilibrio considerando l’ampio bacino di utenza».
Il documento. Per raggiungere obiettivi di efficienza e di economicità è dunque opportuno: «a) Attivare un punto di primo intervento (h 24) che consenta l’inserimento nella rete di emergenza/urgenza dotato di medico ed infermieri con relativa postazione 118 e strumentazione idonea; b) Ciò consente di dare sul posto una risposta efficace a situazioni non gravissime o a dare altrettanto efficacemente una risposta a situazioni di maggior gravità, attraverso un primo soccorso e successivo trasferimento in altre strutture specializzate».
Dunque, «il Punto di Primo intervento deve essere sotto il coordinamento del primario del Pronto soccorso dell’ospedale “Veneziale” di Isernia». Allo stesso tempo «c) Attivare l’assistenza riabilitativa di tipo estensivo con particolare attenzione all’integrazione alla rete ospedaliera regionale; d) Riorganizzare l’attività diagnostica radiologica sia in fase ordinaria sia nell’urgenza differita (piccola traumatologia) con richiesta della presenza di un medico radiologo (a turno presso l’ospedale “Veneziale” di Isernia); e) Potenziare la specialistica ambulatoriale (screening oncologici con percorsi dedicati) diagnosi e trattamento di patologie croniche (Bpco); f) Attività di preospedalizzazione (preparazione esami di routine) per interventi chirurgici programmabili negli ospedali dedicati».
La bozza fa pure una dettagliata ricognizione complessiva dei servizi. «a) Servizi distrettuali attivi: Pua – assistenza domiciliare; Cup; Scelte e revoche; Esenzioni; Strutture accreditate; Protesica; Ufficio personale. b) Servizi attivi della Casa della Salute: Unità di degenza infermieristica; Ambulatorio infermieristico; Centro antidiabetico. c) Servizi attivi: dipartimento di Prevenzione, igiene pubblica; vaccinazioni; certificazioni medico-legali; autorizzazioni igienico sanitarie; igiene degli alimenti; servizio veterinario; Area A: sanità animale; Area B: igiene degli alimenti animali e ispezione; Area C: igiene e produzione degli allevamenti; Servizio di emodialisi; Ser’D; Servizio farmaceutico; Servizio tecnico manutentivo».
Di contro, ecco quindi i servizi da attivare secondo la bozza concordata: 5 posti Hospice; 10 posti Alzheimer, come previsto da atto aziendale; attività chirurgica in day surgery; centro per disturbi cognitivi e demenze (previsto da atto aziendale); centro diurno per demenze (previsto da atto aziendale); Uccp/Att (previsto da Dca 27/16); consultorio materno/infantile (previsto da atto aziendale) tenuto conto che è già presente il “Consultorio Salute Donna”». Inoltre, una ricognizione c’è pure per i «servizi ambulatoriali e poliambulatoriali attivi: Cardiologia; Fisiatria; Ginecologia; Orl; Dermatologia; Odontoiatria; Senologia; Oculistica; Urologia; Gastroscopia/colonscopia; Neuropsichiatria infantile».
Questi i servizi da attivare. Servizi ospedalieri territoriali da implementare: «Punto di primo intervento; Rsa – Residenza sanitaria assistenziale; Rd2, non solo per anziani, inaugurata ma non ancora resa fruibile per 40 posti letto (come da atto aziendale); Riabilitazione estensiva e di mantenimento, codice 56, da inserire nella rete riabilitativa regionale e aperta anche a non ricoverati in orari dedicati; Ambulatorio radiologico con Tac (da sostituire) ed esami con mezzo di contrasto, mammografia, orto-panoramica. Risulta già predisposta la lettura degli esami a distanza; Lungodegenza, codice 60, da riattivare; Punto prelievi da rafforzare in coordinamento con il laboratorio specialistico presso l’ospedale “Veneziale” di Isernia».
Poi, la richiesta degli ambulatori da attivare: nefrologia; ortopedia; chirurgia generale; medicina interna; pneumologia; angiologia; medicina sportiva; reumatologia; neurologia; oncologia.
Dal Consiglio è, tra le altre cose, attesa una presa di posizione relativa alla nomina del responsabile della Casa della Salute. «Fondamentale – si legge nella bozza – nominare immediatamente il responsabile della “Casa della Salute, ospedale di comunità Ss Rosario di Venafro». Dunque, occorrerebbe una «precisa ricognizione da effettuare del personale medico, sanitario, paramedico e amministrativo» e una «stima degli investimenti minimi necessari per acquisto di attrezzature e tecnologie e per il completamento di piccoli interventi di manutenzione (avviati ma non completati)».
Tutto ciò andrebbe anche a legarsi al fatto che il Comune di Venafro ha autonomamente attivato il Fascicolo sanitario elettronico per tutti i cittadini interessati. Il documento è chiaramene una sintesi, un punto di partenza che il Consiglio comunale presumibilmente vaglierà prima di addivenire a modifiche e integrazioni o cancellazioni di richieste che saranno poi inviate alla Regione e al commissario e sub commissario alla Sanità Angelo Giustini e Ida Grossi.
Sia come sia, come più volte pure affermato dal sindaco Alfredo Ricci, in epoca di Covid-19 (e non solo) Venafro ha fatto la sua parte; adesso attende di ricevere la giusta attenzione: una delle istanze ritenute irrinunciabili è la (ri)attivazione del Punto di Primo intervento.
Il documento sembra comunque “ignorare” l’Accordo di confine con la Campania a cui stava lavorando il consigliere regionale (ex) Antonio Tedeschi.

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