Il collegio presieduto da Goffredo Zaccardi, il magistrato che decretò l’annullamento del voto del 2011, ha analizzato i 17 ricorsi presentati contro le esclusioni decise dalla commissione elettorale regionale: uno per la lista di Colella, 9 per i candidati ‘depennati’ da Noi per il Molise (collegata in provincia di Campobasso a Frattura), cinque per i Comunisti italiani (esclusi in provincia di Isernia), uno per Rivoluzione democratica (che ha ‘perso’ per strada Franco Barile) e, infine, uno per il Pdl, fuori dai giochi a Isernia.
Nel primo caso alla lista Lavoro, sport e sociale – l’unica che appoggia Colella – è stata esclusa perché per alcuni sottoscrittori manca l’indicazione del tipo di documento di riconoscimento, tolte quelle firme si va sotto il numero minimo. Problemi nell’autentica degli 8 di Noi per il Molise (9 le istanze perché uno è stato presentato dalla lista), manca la data in cui il consigliere provinciale ha accertato la loro volontà di essere della partita. Provano a tornarci, in partita, con il ricorso preparato dallo studio Di Pardo. Lo stesso vale per Barile di Rivoluzione democratica, difeso da Ciarfeo. Al PdCI (che pure s’è affidato ai Di Pardo, a Latessa e Scapillati) invece sono state cancellate sei firme. Infine, ancora guai nelle autentiche delle accettazioni per il Pdl, il caso più clamoroso dal punto di vista politico di questa fase ‘pre regionali’. Quella di Angela Crolla per la commissione elettorale, rappresentata da Piero Vitullo, sarebbe inesistente perché manca la firma dell’autenticatore. Che nei casi De Bernardo e Scampamorte ha omesso il timbro dell’ente che rappresenta, l’indicazione della sua qualifica e “una firma leggibile”. C’è infatti uno scippo. Il 29 gennaio, quando l’ufficio circoscrizionale aveva già deciso per l’esclusione, Luigi Mazzuto – è il presidente della Provincia infatti l’autenticatore – ha prodotto una dichiarazione (autocertificata e poi anche un atto notarile) in cui attesta di aver ‘validato’ le accettazioni di candidatura dei pidiellini. L’avvocato Colalillo (che segue questa vicenda e quella riguardante Colella) ha sottolineato come fosse comunque strano che neanche in Appello quei documenti siano stati presi in considerazione. Di tutt’altro parere l’Avvocatura e i Di Pardo, che sono intervenuti nella causa per conto di Salvatore Ciocca, consigliere uscente e ricandidato con il PdCI.
Due ore e mezza di discussione, poi il presidente Zaccardi ha chiuso l’udienza. “Sentenze pubblicate in giornata”, ha spiegato. Saranno depositate in cancelleria, ma “non prima delle 18” ha poi aggiunto il magistrato.
Qualche considerazioni a margine. La prima: a venti giorni dal voto i molisani non sanno ancora con esattezza quali e quanti saranno gli sfidanti per la poltrona di governatore e gli scranni del Consiglio regionale (la posizione di Colella è sub judice, il re delle acque minerali potrebbe saltare o essere ‘ripescato’). E di conseguenza, i tribunali e la Corte d’Appello, ancora non possono procedere al sorteggio dell’ordine dei simboli sulla scheda (aspetteranno pure l’eventuale passaggio in Consiglio di Stato). Infine, impossibile non pensarci anche perché il precedente è stato continuamente richiamato nell’udienza sugli esclusi della tornata 2013, il voto del 2011 è stato annullato proprio per questioni di forma. Quelle che, in quel giudizio, furono ritenute in primo e in secondo grado inevitabile sostanza.
r.i.

 

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