“Sono un’insegnante Beppe… Ti volevo dire che la scuola fa schifo!”. Lui è già sul camper, in moto verso Isernia. Però si ferma, le sorride e le prende il viso tra le mani. Si vedono i 65 anni del leader che non vuole esser chiamato tale, le rughe, la normalità. Pochi minuti prima dal palco sparava contro ‘il nano’, ‘o guaglione’ e i ‘dirigenti del Pd’ da cacciare via ché si sono mangiati il Paese. E ora è lì che si commuove di fronte a questa molisana disperata che gli si aggrappa affidandogli lo sforzo di recarsi alle urne domenica o lunedì. “La rifacciamo daccapo…”, le sussurra.

Piazza Municipio a Campobasso piena fa diecimila persone e ieri sera per Beppe Grillo un solo piccolo settore è rimasto scoperto. Il resto era un mare di teste, cappotti e guanti, rabbia e delusioni messe in comune. “Ci vorranno sei o sette anni per ricostruire uno Stato che non c’è più, la bacchetta magica non ce l’abbiamo, ma cominciamo dall’alto…”, è il richiamo alla speranza, filo conduttore del ragionamento. I soldi ci sono, lui ha fatto i conti. Ricorda che prima che la Parmalat finisse lui era già davanti alla sede dell’azienda “a gridare. Sarebbero bastati tre minuti di servizio al telegiornale e invece l’informazione ha nascosto la verità”. Dice che a un certo punto della vita ha pensato di dedicarsi un po’ agli altri. Ne ha per tutti anche qui a Campobasso e inizia da Iorio e Frattura. “Sono venuto qui un anno fa, c’erano Iorio e Frattura… Pure oggi ci sono Iorio e Frattura…”. Parla a nome dell’Italia che soffre – “a Firenze c’è la fila alla Caritas, di italiani non di extracomunitari” -, si fa beffe dei politici: “Ci riempiono di soluzioni a problemi che hanno creato loro. Che pena! Il nano sta mandando biglietti a tutti, ‘se mi dai il voto ti restituisco l’Imu e ti ci metto anche un set di pentole’. E l’Imu l’ha votata lui a novembre. Chi gli crede ancora metta la testa in lavatrice e parli con Mastro Lindo”. Il Pd ha la sua razione di gogna, lì basta citare Mps, “una banca che aveva palazzi, tenute, altre banche, era il patrimonio dei toscani e dei senesi. Fin quando non hanno deciso che nel consiglio d’amministrazione dovevano mettere gli ex Ds”. E ora per loro chiede il processo, per tutto il gruppo dirigente del Pd per l’affaire Monte Paschi. Invoca un “presidente della Repubblica che batte i pugni sul tavolo e gli dice: fuori!”. Non uno che “ci costa 250 milioni l’anno. C’ha tre Maserati ‘o guaglione, vada in bicicletta…”. E quell’altro? “Monti… si è rivolto al capo della comunicazione di Obama, che deve averlo preso per il c. perché gli ha fatto degli spot anni ’70 con i cagnolini… Monti ha aperto la pagina Facebook e ha detto: ho ricevuto tanti apprezzamenti e qualche critica. Qualche critica? Ha ricevuto 2 milioni di vaffa e l’ha dovuta chiudere!”.

Ci sono i soldi per riscrivere l’Italia, nel solco della Costituzione garantisce. Intanto i miliardi dei rimborsi elettorali ai partiti, che lui vuole abolire retroattivamente, dei vitalizi – “noi vi abbiamo rinunciato da tre anni” -, dei doppi incarichi, delle indennità da favola, delle pensioni d’oro – “aumentiamo le minime piuttosto”. E poi i risparmi dei piccoli Comuni in cui accorpare i servizi senza cancellare i paesi e delle Province da eliminare. E si deve creare lavoro. “Che cos’è il lavoro? Un call center a poche centinaia di euro al mese? Ci vadano i figli della Fornero”. Uno Stato “che va rifatto dalle radici, a cominciare dall’istruzione e poi la salute”. Parla di semplificazione, defiscalizzazione degli investimenti, riforma del fisco, di chiudere Equitalia, eliminazione dell’Irap.

“Questo non è neanche più un movimento”, aveva detto Grillo salendo sul palco un’ora prima. “Questa è una comunità. La gente mi entra nel camper e mi chiede aiuto, c’è chi ha perso il lavoro a 50 anni. Ma mi mettono pure i salami, i formaggi dentro il camper… La sera dormo da amici”. L’ovazione è per quella frase, slogan e amuleto dei 5 Stelle: “Devono andare tutti a casa!”. E per lo ‘sfratto’ ai partiti: “Siete circondati dal popolo italiano, arrendetevi”. Non si concede ai cronisti – schiacciati dal cordone di sicurezza – ma ormai va così.

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