«Se il disavanzo è di 103 milioni, è un problema. Certo: pesano gli 86 milioni di contributi post sisma non versati all’Inps, vorrei capire però come si arriva al resto. A fine dicembre il deficit della nostra sanità era di 60 milioni».
Donato Toma in un primo momento resta quasi abbottonato nei commenti all’esito del tavolo tecnico di lunedì. «Che io non conosco, lo ricordo. Conosco quello che mi riferiscono i dirigenti che vi partecipano e mi hanno riferito di un forte disappunto della Adduce sulle operazioni non compiute dai commissari», aggiunge il governatore. Da due anni, dice, «sono un presidente che assiste solo, però vado io in Conferenza Stato-Regioni e come quest’anno riporto indietro dieci milioni in più per la sanità. I commissari mi chiamano in causa solo quando c’è la fiscalità da versare». La vexata quaestio: i soldi del mutuo del 2007 si pagano con la fiscalità, dice una legge dell’era Iorio, solo due milioni e il resto con i soldi del bilancio Regione, replica invece il tavolo tecnico. Che ha riaperto l’anno scorso una partita che sembrava chiusa e che in questi termini non era mai stata aperta. «Guardi, il problema c’è e ha molti aspetti che io ho ricostruito. Intanto, il Pd mi attacca per esempio. Bene, ma l’amministrazione del Pd ha in realtà raggiunto un pareggio solo illusorio, il bilancio era in pareggio indotto perché, finito il contributo delle altre Regioni, siamo tornati in deficit e per via del fatto che avevano abbassato le aliquote abbiamo perso dieci milioni di gettito. E poi io ora dovrei versare i soldi che Frattura non ha versato negli anni precedenti perché nessuno glieli ha chiesti». Il riordino che il programma operativo dello stesso Frattura prevede, prosegue Toma, non è stato portato a compimento. Dall’ex presidente-commissario e anche dagli attuali commissari. «Integrazione con la Cattolica, accordi di confine, nuovo programma operativo: cosa hanno fatto i commissari in un anno e mezzo?».
Al netto degli 86 milioni da pagare all’Inps perché non potevano essere sospesi dopo il sisma del 2002 ai tempi di Iorio e dei mancati integrali trasferimenti dell’era Frattura, Toma vede nel deficit un «problema strutturale, che investe tutto il sistema sanità, sistema che andrebbe completamente riformato». E d’altro canto, se non si porta a termine il Pos 2015-2018 non si sa nemmeno quanto del problema strutturale verrebbe risolto con quelle manovre.
«Certo – conviene Toma – Ma 103 milioni sono un cataclisma e chi lo ha causato adesso fa la voce grossa verso la mia amministrazione. L’unico anno in cui abbiamo chiuso in pareggio, Asrem intendo, è l’anno in cui ci sono stato io, il 2018. Invece ora, in un anno, siamo andati indietro e non avanti. nonostante le difficoltà – chiude sul punto – ho gestito la pandemia con quello che abbiamo».
Rispetto al nuovo cluster, quello dei rom, il peggio sembra passato. «Mi preoccupano certi comportamenti incoscienti delle persone, che creano assembramenti davanti ai locali e i mancati controlli. Sono dispiaciuto di come sta gestendo la situazione il Comune di Campobasso. Non si può pretendere che i controlli li facciano i gestori o che debbano chiudere di nuovo, come è accaduto. I vigili urbani dove sono?». Toma non molla il fronte contro il primo cittadino 5s Gravina. E chiosa: «In due giorni, il dato è di martedì, sono arrivate 2.400 autocertificazioni per riaprire, 2.400 piccole imprese che vogliono ricominciare. Non vanifichiamo i sacrifici fatti: siamo responsabili e vigili. In tutti i sensi, anche Vigili con la v maiuscola».

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