Proseguono le indagini sui pozzi radioattivi di contrada Capoiaccio, a Cercemaggiore, dove dal 1981 al 1988 furono smaltite sostanze, con ogni probabilità, dannose per la salute e per l’ambiente. “Proprio questa mattina (martedì 8 luglio, ndr) – fa sapere il segretario regionale dell’Italia dei Valori Cristiano Di Pietro – a seguito dell’esposto-denuncia da parte dell’onorevole Antonio Di Pietro e del suo ufficio legale è stato effettuato un primo sopralluogo da parte dei Vigili del Fuoco e dell’Arpam per poter relazionare quanto verificato al magistrato che si sta occupando dell’indagine”. “Quella dei pozzi di Capoiaccio è una questione che seguiamo da tempo – ha ricordato Di Pietro junior – tant’è che, già nel dicembre 2013, lo stesso Antonio Di Pietro se ne era interessato personalmente incontrando la comunità della zona e raccogliendo le istanze degli abitanti. Proprio in quell’occasione prese l’impegno, come sempre mantenuto, di garantire l’assistenza a titolo gratuito al Comune di Cercemaggiore e di promuovere iniziative legali atte a stabilire la verità sui pozzi. Da qui l’esposto alla Procura della Repubblica di Campobasso, al Ministero dell’Ambiente e all’assessore all’Ambiente della Regione Molise, per chiedere, ad ognuno nell’ambito delle proprie competenze e delle proprie funzioni, di predisporre le opportune indagini per l’individuazione certa delle sostanze scaricate nei pozzi di Cercemaggiore dalla Montedison”.

Nell’area l’Arpa ha rilevato tracce di radioattività anche dieci volte superiori al valore naturale. E il dossier è finito sul tavolo del ministro dell’Ambiente Galletti. È stato il presidente della Terza Commissione Ciocca ad interessare il governo della questione pozzi radioattivi. In un summit recente l’istituzione di una task force coordinata dal prefetto di Campobasso Francescopaolo Di Menna.

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