Martedì prossimo suonerà la prima campanella che darà ufficialmente il via al nuovo anno scolastico. Ma a tre giorni dalla riapertura della scuole, alla già critica situazione di emergenza con cui il Comune di Campobasso sta facendo i conti da più di un anno, si aggiunge un’altra grana.
I genitori degli alunni ed il personale dell’Istituto comprensivo Leopoldo Montini ed il personale sono in allarme. Il motivo? La relazione di vulnerabilità sismica sull’edificio condotta dal pool di ingeneri Unimol (consegnata al Comune lo scorso 28 luglio) è stata visionata sia dalla dirigente scolastica Agata Antonelli, sia da alcuni genitori che ne hanno fatto richiesta, ed è stata sottoposta all’analisi di alcuni tecnici di fiducia. Carte alla mano, l’esito dello studio non è per nulla rassicurante, e nonostante l’invito alla calma del sindaco Battista, che nel corso del Consiglio monotematico ha garantito che la scuola del quartiere Cep potrà riaprire regolarmente, la preoccupazione è alta.
L’equipe guidata dal professor Callari ha messo nero su bianco le criticità riscontrate sull’edificio «in data 21-02-2017, quando i setti previsti negli interventi di miglioramento progettati nel 2011 erano già completamente realizzati nel corpo B, mentre nel corpo A erano eseguiti solo nel piano interrato. Lo studio della limitata documentazione disponibile – si legge nella relazione – e il sopralluogo del 21-02-2017 hanno immediatamente evidenziato diverse criticità del plesso scolastico in esame. Fra queste, le più significative per la loro influenza negativa sulla risposta sismica della struttura sono: l’assenza di telai trasversali (ad eccezione dei telai di estremità). Questa situazione, comune a molti edifici scolastici progettati almeno fino agli anni ‘80 per soli carichi verticali fa anche mancare il confinamento dei nodi trave-pilastro. L’inadeguatezza del giunto di separazione fra i due corpi. La distanza fra i due corpi dovrebbe essere di 15 cm, invece dei 2 cm rilevati dagli scriventi.
I Pilastri molto snelli e armature insufficienti rispetto agli attuali requisiti.
Incertezze circa la resistenza del calcestruzzo». E ancora: «Pilastri corti al livello della fondazione, nel corpo B, per effetto della presenza di almeno due differenti quote per il piano di posa delle travi rovesce di fondazione, vi sono alcuni pilastri corti collegati a travi forti». Infine «incertezze circa l’idoneità dei terreni di fondazione. Le travi rovesce con piano di posa meno profondo (1.5 m dal p.c.) interessano i terreni più superficiali che secondo i dati disponibili sarebbero poco idonei per un piano di posa».
Insomma una fotografia che ha spinto la dirigente Agata Antonelli a chiedere al sindaco Battista (nel corso di un incontro a Palazzo San Giorgio come trapela da alcune indiscrezioni interne al Comune) di garantire in un documento scritto, e non a parole, che l’istituto può riaprire i cancelli ed ospitare tutti gli alunni delle medie e delle elementari di Mascione.
Una richiesta che per il momento non è stata accolta né dalla parte politica né dalle strutture, tanto che la dirigente pare sia intenzionata a coinvolgere anche il prefetto di Campobasso.
Una richiesta analoga era stata avanzata anche dal capogruppo di Democrazia popolare Francesco Pilone, che da subito si era dichiarato contrario alla riapertura della scuola di via Scarano: «Il sindaco metta per iscritto – aveva tuonato in aula – che vuole tenere aperta la Montini e si assuma le sue responsabilità». Del resto l’equipe Unimol ha consigliato di abbattere e ricostruire o adeguare sismicamente l’istituto Montini, così come avvenuto per la Don Milani e la scuola di Mascione, entrambe chiuse.

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