Al lavoro sin da dopo la proclamazione, che si è tenuta nella sala del Consiglio comunale martedì scorso alle 11. Nello stesso giorno Roberto Gravina ha firmato il primo decreto da sindaco.
La notizia del giorno – l’eventuale ricorso del centrodestra che mira a farsi attribuire qualche voto di quelli “espressi” sulle schede nulle – non lo scalfisce affatto.
Sorride Gravina. Sollecitato sul punto, oltre alla smorfia esclama: «Sorrido. Non mi faccia aggiungere altro. Semplicemente perché non c’è nulla da aggiungere».
Certo, a poche ore da un risultato bulgaro che ha consacrato sindaco con il 69% dei consensi il candidato dei 5 Stelle, affermare di voler ricorrere alla giustizia non è stata una scelta mediatica proprio azzeccata. L’ennesimo errore di un centrodestra che anziché ripartire dalla sconfitta sta provando in tutti i modi a voler avere ragione rispetto ad un verdetto che davvero non lascia spazio ad interpretazioni.
La coalizione guidata da Maria Domenica D’Alessandro sta valutando se impugnare il risultato elettorale del primo turno, chiedendo la revisione delle schede nulle, che ammontano a circa 800, nel tentativo di racimolare i voti necessari per oltrepassare la soglia del 50%. E ottenere, così, il premio di maggioranza.
Da quanto sembra di capire, dunque, non viene messa in discussione l’elezione di Gravina, ma il risultato del primo turno, limitatamente alle liste. Quindi, Gravina resterebbe sindaco, ma la formazione del Consiglio comunale di Palazzo San Giorgio verrebbe stravolta in favore del centrodestra.
Tutto legittimo. Ma affinché il ricorso sia ammesso è necessario che nel corso delle operazioni di scrutinio, i rappresentati di lista abbiano contestato e fatto mettere a verbale che – tanto per fare un esempio – in quella sezione sono state annullate “X” schede che invece andavano attribuite alla lista “Y” del centrodestra. Il numero delle contestazioni verbalizzate deve essere almeno pari al numero dei voti che le liste della coalizione avrebbero dovuto ottenere per superare la soglia del 50%.
Se siano state verbalizzate o meno contestazioni per 250 schede (questo il numero di voti che il centrodestra ritiene di dover recuperare per superare il 50%) è un dato sconosciuto. Si sa, però, che durante le operazioni di scrutinio del primo turno non sono state mosse eclatanti contestazioni rispetto alle schede annullate nei seggi. Per intenderci, nessuno ha gridato allo scandalo.
L’ipotesi del ricorso è venuta fuori solo dopo il ballottaggio.
Ma vi è di più. Raggiunti telefonicamente diversi consiglieri comunali di opposizione, gli stessi non sembrano molto convinti che la strada sia percorribile. Anzi, manifestano sorpresa rispetto alla notizia «fatta trapelare evidentemente a cuor leggero».
Più realisticamente è accaduto che quando gli elettori sono stati chiamati ad esprimersi per il ballottaggio sapevano perfettamente che se avessero votato D’Alessandro in Consiglio comunale sarebbero entrati quei consiglieri che oggi pensano al ricorso. Se Campobasso ha scelto Gravina, è evidente che tra le varie ragioni potrebbe esserci proprio quella di non volere taluni consiglieri in maggioranza.
Il tentativo di voler rientrare a tutti i costi ha suscitato molte polemiche anche sui social, dove la notizia non è stata presa molto bene. Tantissimi i post di incoraggiamento al neo eletto sindaco e altrettante le critiche al centrodestra.
Di nuovo sollecitato sull’argomento, Gravina continua a sorridere. «Non vorrei essere frainteso – aggiunge, – non è mancanza di rispetto verso una decisione legittima. È che qui (in Municipio, ndr) c’è molto da fare. I miei concittadini mi hanno assegnato una grossa responsabilità. Quando e se ci sarà un ricorso, lo leggeremo e trarremo le considerazioni del caso. Sempre con grande rispetto».
Il primo giorno da sindaco?
«Fantastico. Una bella sfida, entusiasmante. Che sicuramente mi arricchirà anche dal punto di vista professionale. Sono già alle prese con scelte importanti e difficili, per evitare che la macchina si arresti»
Tra le prime difficoltà, quella di ovviare all’assenza del city manager Iacobucci, la cui permanenza a Palazzo San Giorgio era legata al mandato dell’ex sindaco Antonio Battista.
Nei giorni scorsi si parlava di un bando per la nomina di un nuovo dirigente in sostituzione di Iacobucci. Ma Gravina smentisce: «Per i Comuni che hanno meno di 100mila abitanti la figura del city manager non è prevista. E non è nostra intenzione andare oltre le previsioni normative. Per il momento assegnerò ad interim parte delle funzioni che erano in capo al dottor Iacobucci a due dirigenti dipendenti dell’ente, in particolare, a quello in capo all’Area finanziaria e a quello in capo all’Avvocatura. Qualche altra funzione la avocherò a me. Ciò in attesa della riorganizzazione della struttura».
Per la riorganizzazione della macchina amministrativa serve però la nomina della giunta. Ma anche in questo il sindaco sembra avere le idee molto chiare.
«Questa sera (ieri sera, ndr) credo di inserire qualche altro tassello. Ma siamo a buon punto».
Inserire qualche altro tassello significa condividere con la sua maggioranza le scelte?
«Quello senza ombra di dubbio, ma avviene di default. È nel mio e nel nostro dna. Devo piuttosto sentire le persone a cui ho pensato per l’assessorato esterno. Capire che disponibilità mi danno».
Quindi c’è qualcuno nella sua mente che domani potrebbe essere nominato assessore e lui (o lei) non lo sa?
«Certo! Credo che non servano ulteriori conferme, ma questa è l’ennesima prova per affermare che non avevo precostituito nulla».
Lei ha un compito difficile. Quello di restituire alla città l’affetto che le è stato dimostrato. Vincere è bello e gratificante. Mantenere gli impegni è complicato.
«Lo so!».
Sa pure che non può accampare scuse. Lei è il sindaco, la sua maggioranza è monocolore. Non ha fatto patti con nessuno e non deve “accontentare” nessuno. Se non manterrà fede agli impegni, non ha alibi.
«Lo dico e lo ripeto dall’istante in cui ho realizzato che stavo vincendo. Campobasso mi ha dato e ci ha dato tanto e da noi si aspetta altrettanto. Per questo metto al primo posto la riorganizzazione della struttura. Dopo il rodaggio bisogna partire con convinzione. Anzi, è già tardi».

Luca Colella

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