Paura, vergogna, senso di colpa: sono queste le emozioni che ogni giorno tante donne provano accettando di essere vittime di violenza.
«Il vero nemico è di natura culturale, molto più che di tipo sociologico» ha affermato Roberta Bruzzone, nota criminologa di fama internazionale, durante il convegno che si è tenuto ieri pomeriggio a Isernia. ‘Diamo voce al silenzio’: un incontro emozionante e commovente, un grido che ha voluto spezzare proprio il pericoloso silenzio delle vittime che oggi non trovano il coraggio e la forza di denunciare. «È la terza volta che vengo a Isernia per eventi legati alla violenza di genere e ho sempre avuto un’ottima risposta, devo riconoscere che il pubblico isernino è molto sensibile – ha aggiunto la criminologa –. Bisogna lavorare per un risveglio delle coscienze ed eventi come questo servono a sollecitare le persone a riflettere. In particolare le donne, come fossero dei satelliti, devono cercare di ‘intercettare’ i possibili segnali che innescano i circuiti di violenza. Il problema vero è che purtroppo ancora oggi molti di noi considerano accettabili dei comportamenti che rientrano ampiamente nella violenza di genere – ha continuato la Bruzzone –. L’asimmetria di potere in una coppia è già violenza: ogni volta che un uomo si sente superiore a una donna e la limita in tutta una serie di possibilità è violenza. Spesso c’è un silenzio legato alla paura, alla vergogna, ma a volte accade anche che molte donne accettano di essere offese o aggredite sotto il profilo dell’autostima perché lo considerano normale – ha concluso amaramente la Bruzzone –. Bisogna spiegare alle donne, e soprattutto agli uomini, che alcuni atteggiamenti non sono solo discutibili dal punto di vista morale ma rientrano a pieno titolo nel concetto di violenza».
Amori malati, gelosie irrazionali e pregiudizi: sono questi alcuni tra i fattori più raccontati dalla cronaca quando si parla di violenza sulle donne. Alcune di loro sono state uccise da chi avrebbe dovuto proteggerle, altre sono state stuprate perché ritenute provocanti, altre ancora offese perché ritenute immeritevoli di un posto di lavoro ambito, ma tante altre subiscono quotidianamente abusi e violenza, a volte proprio tra le mura di casa.
Filomena Calenda, consigliere regionale della Lega sempre in prima linea in questo tipo di manifestazioni, ha sottolineato quanto sia importante parlare, attraverso anche i convegni e gli incontri, per abituare le donne a pretendere il dovuto rispetto: «La sensibilizzazione è quanto mai necessaria. Bisogna sempre parlare perché la violenza di genere ancora oggi continua a essere perpetrata. Una donna deve sentirsi libera di essere bella e di indossare ciò che vuole senza essere colpevolizzata di aver istigato o provocato – ha puntualizzato il consigliere –. Gli uomini, invece, devono rispettarci e il rispetto passa attraverso l’educazione, per questo è importante lavorare anche con le scuole. La donna ha preso una posizione sociale, ha personalità e potere e non è più sottomessa, credo che questo crei negli uomini un senso di debolezza».
Durante il convegno, che ha visto la partecipazione di diversi personaggi noti in ambito nazionale per l’impegno profuso quotidianamente nella lotta contro la violenza di genere, sono state raccolte diverse testimonianze. Commovente e drammatica quella di Gessica Notaro, l’ex miss Italia ustionata con l’acido dall’allora compagno: «Per me è ogni volta un tuffo nel passato. Mi trovo a gestire diversi casi di violenza e purtroppo le problematiche sono sempre le stesse – ha spiegato con rammarico –. Ci sono tantissime lacune che vanno colmate e bisognerebbe fare un lavoro di gruppo, ma purtroppo non sempre siamo supportati nella maniera giusta dallo Stato e dalle istituzioni. Io ho fatto delle proposte, ma il tragitto è lungo. Per ora posso solo approfittare di eventi come questo per cercare di sensibilizzare le coscienze. Le donne spesso subiscono la violenza tra le mura domestiche e lo accettano come se non ci fosse una soluzione – ha continuato la Notaro –. A volte rimaniamo bloccate perché questi individui giocano sui sensi di colpa e ci fanno addirittura credere che sono loro le vittime. Noi cerchiamo di salvarli e nella speranza di salvarli ci lasciamo le penne. La verità è che dovremmo imparare a volerci un po’ più bene e avere come priorità il nostro benessere». L’ex miss Italia ha voluto anche lanciare un messaggio di forza a tutte le donne che non trovano il coraggio di denunciare coloro che evidentemente non sono in grado di amarle: «Basta un secondo per fare danni irreparabili. Io porto questo messaggio sul mio volto. Voi che siete ancora in tempo fate qualcosa».
La parola ‘femminicidio’ fa rabbrividire, è assurdo pensare che debba essere creata una categoria a se stante. Eppure serve. Ad oggi si è reso necessario definire in modo appropriato l’ambito criminologico del delitto perpetrato contro una donna soltanto perché, in quanto tale, è ritenuta una proprietà privata, magari più debole e meno importante. Anche Giovanni Muttillo, CTU del Tribunale di Milano, ha voluto riflettere sulla complessità che riguarda questo fenomeno così drammatico: «La violenza ha tante sfacciature. Può avvenire in ambito lavorativo, può essere fisica ma anche psicologica. Purtroppo ci sono ancora tanti pregiudizi e retaggi – ha rilevato il perito –. È da queste iniziative, infatti, che si misura il livello di civiltà di un Paese. Portare a Isernia una testimonianza raccontata da persone che hanno un loro vissuto e che si impegnano nel sociale è davvero motivo di orgoglio».
Presente all’evento anche il sindaco di Isernia, Giacomo d’Apollonio, che si dimostra sempre pronto ad accogliere e promuovere incontri di sensibilizzazione. D’Apollonio, con orgoglio e fierezza, ha espresso grande soddisfazione per la partecipazione riscontrata: «L’iniziativa ha richiamato grandissima attenzione. Il nostro obiettivo era proprio quello di accendere i riflettori su un fenomeno che purtroppo è in crescita – ha affermato il primo cittadino –. Ci siamo dati da fare come istituzioni, nell’Ambito Territoriale c’è grande intesa, perché vogliamo incentivare un cambiamento di rotta. Non possiamo rimanere sempre aggrappati ai soliti luoghi comuni: il raptus, la gelosia o qualche altra giustificazione che non sta più in piedi – ha concluso il sindaco –. Dobbiamo muoverci tutti quanti insieme: le associazioni, i volontari, i professionisti che lavorano in questo settore».
Valeria Migliore

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