Dieci anni da quella sconfitta che ancora brucia. Dieci anni di gelo che si scioglie nell’estate più rovente degli ultimi tempi. Alle politiche del 2008 Di Pietro batte Ruta e Massa: alla Camera in Molise l’Idv prende il 10% in più del Pd (27 contro 17), il leader va a Montecitorio dalla sua terra scalzando il deputato campobassano uscente.
Dieci anni dopo, in questa intervista realizzata a Montenero di Bisaccia da Emanuele Bracone l’ex pm di Mani pulite riapre il dialogo con il senatore del Pd. A lui e a Leva invia un messaggio di pace, voglia di reunion e necessità di andare insieme per non consegnare la Regione ad altri. Mediatore eccellente, quello che non ti aspetti. Ma il suo nome circola anche come candidato dell’Ulivo 2.0 di Ruta e Leva in alternativa a quello del governatore in carica. A Frattura Tonino rinnova amicizia e affetto ma dice pure chiaramente: «I molisani non sono soddisfatti, c’è bisogno di uno scatto di operosità da parte tua».
Allora, onorevole Di Pietro, potrebbe decidere di candidarsi come governatore?
«Io credo che sia necessario per il Molise trovare persone che vogliono fare politica senza stare tutti i giorni a litigare o a pensare agli interessi personali. Credo sia necessario come non mai che quando i cittadini andranno a scegliere per le prossime regionali possano scegliere un programma già definito e un impegno ben chiaro. Quel programma deve essere mantenuto. Posso essere anche io il candidato presidente. Io spero di no, spero che ci sia nei partiti voglia di ricostruire con umiltà coalizioni che meritano di essere qualificate tali. Ma certamente non mi tirerò indietro qualora la mia persona potesse essere necessaria per ritrovare unità di intenti. Mi auguro che i partiti riescano da soli e senza alcuna interferenza a trovare questa unità».
Lei vede negli schieramenti persone che ancora fanno politica per i propri scopi?
«È la verità, in Molise è così. Ognuno in questi anni, da una parte e dall’altra, ha cercato di fare prima gli interessi personali e poi del Molise. Il Molise ha poco peso a livello nazionale perché non c’è una squadra unita che fa sentire la propria voce, ognuno pensa al piccolo orticello. E questo è un errore gravissimo. In Molise quel che manca è il lavoro e a vedere i nostri giovani andare via piange il cuore. Io sono del ’50, la mia generazione è stata fortunata perché a quell’epoca si trovava possibilità di avere un posto, i giovani di oggi devono andare via per forza. Vorrei tanto che i miei nipoti possano trovare un futuro qui, in questo territorio».
Anni fa la criticavano perché da ministro del centrosinistra dialogava col governatore di centrodestra Iorio. Non è cambiato nulla da allora?
«È necessario, per chi sta nelle istituzioni, mettere da parte le bandiere e pensare alla comunità. Un ministro e un governatore devono dialogare, qualunque sia l’appartenenza, per il bene del territorio, non farsi i dispetti a vicenda. È questo ha sempre rovinato il nostro Molise: siccome quello è di quell’altro partito faccio in modo che non riesca nell’obiettivo. Ma se quell’obiettivo serve al Molise perché mai non devo aiutarlo? Personalmente sono orgoglioso di aver pensato, da ministro, al mio Molise senza guardare in faccia a nessuno e senza preconcetti nei confronti di nessuno. E sono ancora disponibile a dare una mano a chi, in questo Molise, voglia impegnarsi per il bene della collettività».
Il centrodestra potrebbe riproporre Iorio in Molise e Berlusconi a capo della coalizione nazionale. Il rinnovamento dove sta?
«L’altro giorno ero in Parlamento, un giornalista mi ha chiesto: lei si candida alle prossime elezioni? Io ho risposto: guardi, io sono disposto a valutare se lei mi elenca i 24 partiti attualmente presenti in Parlamento. Lui mi ha detto: non lo so. Ecco, la cosa più brutta di questo Paese in questo momento è una politica talmente frazionata per cui quando vedi un politico ti chiedi: ma lui mo a che partito appartiene?».
Per questo M5S ha appeal sull’elettorato?
«Il Movimento 5 Stelle ha svolto e svolge una funzione importante, quella di catalizzare su di sé lo scontento dei cittadini. Una volta, quando i cittadini erano scontenti sfasciavano le macchine e incendiavano le vetrine, adesso il voto di opposizione ha una sua funzione. Il problema è un altro. L’opposizione va bene oggi, domani, dopodomani… ma se vuoi governare devi avere anche la capacità. E qui non si tratta di avere un simbolo, si tratta di avere una professionalità. Io non ho pregiudizi nei confronti di nessuno, però il nome e il cognome vorrei saperlo e vorrei sapere nella vita cosa ha fatto e cosa è capace di fare. Essere eletti alle spalle di qualcun altro è facile, per saper governare invece ci devi mettere la tua faccia. Penso a Roma per esempio».
La ‘ricetta Di Pietro’ per le leggi elettorali nazionale e regionale?
«Io sono per un premio di maggioranza di coalizione. Vengo dall’Ulivo. A Vasto io, Bersani, Prodi lanciammo l’idea di unità di centrosinistra e unità di centrodestra. Nel rispetto delle parti ma uniti. E se mi dice a quale partito mi sento vicino, le rispondo che sono vicino a quello che contribuii a formare a suo tempo, l’Ulivo di una volta. Lo so, adesso non è più possibile perché all’interno di ciascun partito ci sono tanti feudi e ognuno comanda il suo. Anche in questi giorni, l’unica cosa che ho sentito dire è: se si candida quello a presidente io non ci sto, se si candida quell’altro io non ci sto. Ma con chi la fai la squadra se giocate a pallone e tutti quanti dite “io non mi metto in campo se ci si mette quello”?»
Il Pd ha ammazzato il progetto dell’Ulivo?
«Il Pd renziano è un Pd che ha gestito in modo personalistico, non di coalizione, tanto è vero che i fondatori dell’Ulivo se ne sono allontanati. Penso a Prodi, penso a Bersani, penso a tutti gli altri. Io mi auguro che Renzi faccia un atto di ‘resipiscenza operosa’, così si dice nelle aule di giustizia, e comprenda che escludendo gli altri non si va da nessuna parte».
Tornando in Molise, che voto darebbe al governo Frattura?
«Guardi, io ho appoggiato il governatore Frattura sia alle elezioni sia durante la sua gestione. Oggi giro il territorio e vedo molta insoddisfazione. Per cui, Paolo, cerca di comprendere e di guardare oltre la finestra di casa tua. In questo momento i molisani non sono soddisfatti, quindi c’è bisogno di uno scatto di operosità da parte tua. Te lo dico con affetto e con amicizia».
Ma è pronto a sostenere una sua ricandidatura?
«Io, torno a ripetere, voglio innanzitutto una coalizione unita. Se lo deve chiedere lui (Frattura, ndr) in coscienza: sei certo che la coalizione che ti ha permesso di essere eletto ti riappoggerà un’altra volta? Perché se pensi di poter fare da solo hai già perso».
Ruta e Leva se ne sono andati da un’altra parte…
«Anche a Ruta e Leva rivolgo un appello. Se tutti vanno da un’altra parte chi rimane a fare del bene a questo Molise? Cerchiamo di ritrovare uno spirito di unità e trovare un catalizzatore per questa unità. Io credo che sia possibile, il Molise se lo merita».
Lei si dimise dalla magistratura perché «tirato per la giacchetta». Oggi la magistratura contesta le riforme del governo…
«La sfiducia dei cittadini verso la magistratura è la cosa che più mi fa piangere il cuore. Ai tempi di Mani pulite c’era fiducia. Adesso, a forza di far credere che i magistrati fanno politica – qualcuno lo fa davvero e questo è sbagliato – i cittadini non hanno più fiducia. Come riconquistarla? Io scriverei alcune norme. Primo, il magistrato è un cittadino come gli altri. Può fare politica, ma se entra in campo come giocatore non può tornare a fare l’arbitro. Io mi sono dimesso da magistrato e dopo due anni ho cominciato a fare politica. Non ho fatto il magistrato, il politico e poi di nuovo il magistrato. Questo fa perdere credibilità a prescindere dalla buona fede di chi si candida. La seconda cosa che farei è una riforma totale del Csm. Non è possibile che sia in mano alla politica che nomina il presidente (il vicepresidente, ndr) e una parte dei consiglieri. Non condivido che il presidente sia scelto tra i politici, addirittura l’attuale da parlamentare è andato a fare direttamente il presidente. L’onorevole Legnini è una bravissima persona, ma non basta essere brave persone, bisogna anche apparire tali ed evitare ogni conflitto di interessi. Poi serve un intervento profondo per quanto riguarda la funzione della giustizia: ridurre la conflittualità riducendo il numero dei reati e aumentando la possibilità di ricorrere a soluzioni alternative, ma soprattutto aumentando il personale».
Il 2018 col voto per le regionali e le politiche è decisivo. Che messaggio dà ai molisani?
«Vorrei partecipare come elettore per ridare al Molise una squadra di governo regionale e nazionale che merita. Non escludo neanche una mia partecipazione attiva qualora ce ne fossero le condizioni. Ma certamente con una politica così frammentata, così ‘non credibile’ preferisco starne lontano».
È più deluso o disilluso?
«Sono deluso allo stato. Disilluso no perché guardo sempre in positivo: si può fare di più e si può fare meglio». ppm

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