È stato tra i primi a concedersi ai microfoni, anche quando i numeri parlavano già chiaro. Il sindaco di Campobasso Antonio Battista ha iniziato a seguire lo spoglio nello studio di Teleregione ed anche lì non si è tirato indietro commentando la netta sconfitta che pian piano stava prendendo forma. La debacle del centrosinistra è uno dei dati inconfutabili di queste elezioni regionali. Nonostante gli sforzi per trovare l’unità e correre compatti, per non ripetere gli errori del 4 marzo, la squadra guidata dall’assessore regionale uscente Carlo Veneziale non ha neppure superato la soglia del 20 per cento, arrestandosi al 17,10%. L’asse si è spostato a favore del Movimento 5 Stelle, ne è convinto anche il primo cittadino e presidente della Provincia: «Sul candidato Greco si è sicuramente riversata la delusione del centrosinistra – ha detto – insieme ad un chiaro voto di protesta che non possiamo negare». Per il sindaco che tra un anno esatto si misurerà a sua volta con il voto dei campobassani per il rinnovo dell’Assise di Palazzo San Giorgio, «ha sicuramente vinto la voglia di novità e di rinnovamento che la sinistra, a differenza dei 5 Stelle, non ha saputo cogliere ed interpretare».
Tra i candidati in corsa per un posto in consiglio regionale anche tanti inquilini proprio del Comune di Campobasso: il presidente del Consiglio Michele Durante, l’assessore alle Politiche sociali Alessandra Salvatore e il consigliere Peppe D’Elia. Nessuno è stato eletto, né è riuscito a dare un contributo per l’affermazione di Veneziale che a Campobasso si piazzato terzo con 5035 voti, pari al 18, 53%, in leggera controtendenza con il dato regionale. E allora, come e da dove ripartire anche in vista dei prossimi appuntamenti elettorali? Per Antonio Battista la formula è chiara, ma va realizzata con i fatti. «La sinistra deve trovare il coraggio di rimettersi in discussione – ha evidenziato – e soprattutto deve tornare ad abbracciare i temi e gli argomenti che le sono propri, non quelli che piacciono momentaneamente agli elettori. Ma la priorità è sicuramente ricucire lo strappo, tornare a fare politica tra la gente e per la gente. Solo in questo modo possiamo recuperare terreno e ricostruire un ponte con l’elettorato». Una missione non semplice, da centrare prima che sia troppi tardi.

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