Il Pd cerca di voltare pagina dopo il disastro delle ultime due elezioni. All’assemblea regionale di ieri però nessuna resa dei conti. Forse troppi i responsabili, ciascuno con un carico di errori, della doppia disfatta che ha raso al suolo prima la rappresentanza parlamentare e poi ha quasi annientato quella a Palazzo D’Aimmo. La segretaria Fanelli, nuova inquilina in via IV Novembre, al Dopolavoro si presenta dimissionaria. Ai lavori partecipa l’ex governatore Paolo Frattura, il candidato presidente Carlo Veneziale, Vittorino Facciolla, il sindaco Angelo Sbrocca, Maria Teresa D’Achille e Carmela Lalli. Ma le assenze si notano. Prima fra tutte quella di Roberto Ruta. L’ex senatore uscito acciaccato anche lui dalle ultime regionali. Molise 2.0 è andato male, anzi malissimo. Nessuna traccia neanche di Costanza Carriero che alla vigilia dell’assemblea non aveva risparmiato critiche alla classe dirigente che fin qui ha gestito il partito.
Chi chiedeva discontinuità col passato è rimasto deluso. Perchè il ruolo degli eletti alla Regione è decisivo anche in questa fase di transizione.
Aperta ai tesserati, dopo il dibattito l’assemblea ha deliberato a maggioranza un coordinamento che fino al prossimo congresso «eserciterà il ruolo di reggenza del Pd Molise con equilibrio e garanzia». Il direttorio sarà composto al massimo da 9 membri effettivi che saranno indicati dalle 3 federazioni sentiti gli eletti in Consiglio regionale (Facciolla e Fanelli). Il coordinamento dovrà riunirsi per la prima volta non oltre il termine del 31 luglio prossimo e cesserà il proprio mandato, straordinario e provvisorio, con l’entrata in funzione dei nuovi organi eletti nel congresso regionale che si terrà in autunno o nella prossima primavera, a seconda delle decisioni dell’assemblea nazionale. In questo periodo di interregno rimangono in carica l’assemblea e il presidente dell’assemblea (Laura Venittelli). E pure il tesoriere (Gianni Di Vita) in quanto rappresentante legale, per garantire continuità amministrativa-gestionale-finanziaria fino all’indizione del congresso limitatamente all’ordinaria amministrazione.
Al proprio interno qualora lo ritenga utile il coordinamento può indicare anche uno e più portavoce. Fanno invece parte a titolo consultivo, e quindi non rientrano tra i 9 membri, i consiglieri regionali, i due presidenti delle Province e i sindaci di Campobasso e Termoli.
L’assemblea a maggioranza ieri ha pure deliberato che «nella materia delle decisioni riguardanti le elezioni comunali di Termoli, ogni decisione di merito avviene d’intesa con i consiglieri regionali eletti».
Chiede invece formalmente il commissariamento del Pd il consigliere comunale di Campobasso Pino Libertucci. La richiesta per tre ordini di motivi: la deliberazione dell’assemblea regionale è stata adottata da un numero di componenti assolutamente ridotto, meno di un terzo (14); ha riportato solo 9 voti, 3 contrari e 2 gli astenuti; viola l’autonomia dell’indirizzo politico rispetto all’azione amministrativa e di fatto sottopone le federazioni alla influenza dei consiglieri regionali.

ppm

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