Il virus che circola in Abruzzo è collegato a due focolai: quello di Lombardia e Veneto e quello identificato nel Nord Europa a fine febbraio.
È la prima conclusione cui è giunto l’esame che l’Istituto Zooprofilattico di Abruzzo e Molise ha condotto su 5mila tamponi effettuati su persone con sintomi e potenziali contatti.
«Scopo principale dell’indagine è comprendere meglio l’epidemiologia molecolare della malattia – spiega il dg Nicola D’Alterio – Sequenziare il genoma del virus è utile anche per individuare le mutazioni che possono portare ad una diminuzione della patogenicità».
Al momento è stato analizzato un primo gruppo di 23 campioni provenienti dai diversi ospedali abruzzesi: Teramo, Atri, Pescara e L’Aquila. I risultati indicano che il virus che circola oggi in Abruzzo è piuttosto stabile, caratterizzato da poche mutazioni che sembra non abbiano alcuna influenza sulla sua virulenza. Le differenze riscontrate nei genomi sequenziati hanno inoltre permesso di collegare il virus sia ai focolai del Nord Italia (Lombardia e Veneto) sia ai focolai identificati in Nord Europa già alla fine di febbraio. Infatti, in 16 casi il genoma virale analizzato possiede una mutazione identica a quella presente in virus isolati all’inizio dell’epidemia in Inghilterra, Belgio, Olanda e Svizzera.
Un risultato rilevante perché può fornire indicazioni utili sulle modalità di ingresso del virus in Abruzzo. È probabile, quindi, che la sua introduzione sia legata a più fonti d’infezione e non solo a quella riconducibile al focolaio del Nord Italia. Sono in corso ulteriori attività di sequenziamento del genoma del virus allo scopo di approfondire le indicazioni riscontrate finora.

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