Dopo l’Aiop gli odontoiatri. L’ordinanza 27 del 2 maggio scorso, che di fatto prolunga di due settimane il lockdown dei servizi sanitari ordinari in Molise, ha riscontrato più critiche che consensi.
Le cliniche private, convenzionate e non, chiedono di tornare a poter lavorare non solo sulle urgenze (anche perché la maggior parte lavora su cronicità, lungodegenze e in generale attività in elezione). Gli odontoiatri pure chiedono di rimodulare il provvedimento perché, altrimenti, per i molisani affetti da patologie orodentali, la fase 2 sarà peggiore di quella appena terminata.
Uno spiraglio si è aperto perché ieri sera il governatore, che aveva emanato l’ordinanza in base alla precisa richiesta di «rinvio dell’allentamento del lockdown» da parte dell’unica azienda sanitaria, ha convocato in Regione il direttore generale dell’Asrem Florenzano per capire se si può accelerare la riattivazione di qualche servizio e quindi il calendario della riapertura progressiva ipotizzata. Nelle prossime ore si conosceranno meglio le eventuali decisioni.
Gli odontoiatri, dunque, si appellano al presidente Toma: «Mentre fino ad oggi l’attività odontoiatrica era riservata alle sole urgenze, e ciò è avvenuto non per sospensione da decreto bensì per condivisa e generale responsabilità dei colleghi, dal 4 maggio, per effetto della sua ultima ordinanza, saremo obbligati ad astenerci dall’esercizio della nostra professione pena sanzioni in caso di inadempienza.
E in più non è chiaro se potremo soccorrere almeno le urgenze» – segnala Domenico Coloccia, presidente dell’Albo Odontoiatri dell’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri della provincia di Campobasso.
«La quasi totalità delle prestazioni odontoiatriche in Italia viene espletata da studi privati – sottolinea il presidente Coloccia -; il servizio sanitario nazionale impegnato nell’emergenza Coronavirus non riesce a rispondere alle richieste dei cittadini se non in percentuale ridottissima. Fin dai primi di marzo, gli odontoiatri erogano unicamente prestazioni indifferibili, in ossequio alle raccomandazioni etiche e deontologiche impartite dagli ordini provinciali e soprattutto dalle loro coscienze: ciò che poteva essere rimandabile è stato rimandato – rimarca – e, ad oggi, la popolazione sollecita interventi improcrastinabili».
Se i timori e le perplessità sono legate ad eventuali rischi di contagio, «paradossalmente lo studio odontoiatrico, da sempre alle prese col contrasto infettivo, ha dovuto di poco rimodulare i propri modelli organizzativi: la routine clinica è infatti già ricca di abitudini, attenzioni e protocolli appropriati a ridurre rischi infettivi di portata ben maggiore. In altre Regioni italiane – spiega ancora Coloccia – ben meno virtuose del Molise riguardo all’incidenza Covid, le rutinarie attività odontoiatriche (non solo le urgenze) sono state addirittura anticipate rispetto alla data del 4 maggio, riconoscendo ai medici odontoiatri la peculiare vocazione alla sicurezza infettiva».
Motivi questi che gli odontoiatri saranno in grado di dettagliare meglio al presidente Toma quando potranno illustrare le motivazioni legate alla necessità di rimodulare l’ordinanza e ripristinare quelle attenzioni «che richiede il ruolo di pubblica utilità assegnatoci dallo Stato» – conclude Coloccia.

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