A distanza di pochi giorni dal suo rientro a casa, la signora Lucia Miri, paziente 1 del Molise, ha colloquiato, rendendo la sua testimonianza, con la collega Valentina Ciarlante di TeleRegione, con una video-chiamata WhatsApp, andata in onda nell’edizione di ieri sera. Lucia, 61enne, è tornata a casa sabato alle 13.30, dopo 55 giorni di ricovero all’ospedale Cardarelli di Campobasso, anche in terapia intensiva.
Signora Lucia, grazie innanzitutto per la sua disponibilità e auguri per il suo ritorno a casa. Le chiedo per prima cosa come sta e poi vorrei partire dalla fine di questa storia, cioè dal suo rientro a Montenero. Da queste splendide immagini, molto commoventi e dagli applausi, dall’abbraccio che finalmente ha potuto dare alla sua famiglia, ci può dire come sono stati questi momenti?
«Sono stati veramente molto emozionanti. Specialmente quando sono rientrata, non me l’aspettavo. Tutto merito delle mie amiche che da lontano tramite WhatsApp, con le amiche di Montenero hanno organizzato questa sorpresa. È stato veramente bello, mi voleva uscire il cuore fuori».
La sua commozione e la bellezza di quei momenti sono arrivati al cuore di tutti, perché in questo periodo signora un po’ tutti idealmente le siamo stati accanto. Lei è stata denominata la paziente 1 del Molise perché è stata la prima a contrarre il coronavirus nella nostra regione.
Lei si è resa conto in quei momenti di quello che stava succedendo? Che cosa ricorda?
«Mi ricordo che mi hanno portato in ospedale, pensando che non fosse Coronavirus, perché avevo la tosse di frequente da oltre 4-5 mesi. Una bronchite malcurata mi dicevano. Poi però quella domenica, mi pare fosse il primo marzo, ho iniziato a sentire dei dolori al petto. Siccome ho subito un intervento al cuore, mi hanno messo un by-pass, mi sono spaventata molto. Ho pensato “non vorrei che mi venisse anche un infarto adesso”. A quel punto ho telefonato al mio medico e lui ha voluto che gli riferissi i sintomi che avevo. Mi ha quindi detto di non muovermi. Gli ho chiesto il perché, e gli ho detto che avevo intenzione di andare al Pronto soccorso. Ma lui ha insistito affinché restassi dov’ero e che mi avrebbe fatto arrivare una autoambulanza. Io ero un po’ scettica e gli ho detto “ma dai dottore, per un tosse vuole chiamare l’auto-ambulanza”. Lui ha insistito perché sospettava che i sintomi che gli avevo riferito fossero quelli del Coronavirus. All’arrivo dell’auto-ambulanza i paramedici erano anch’essi un po’ scettici, ma dalle telefonate intercorse gli hanno detto di portarmi a Campobasso. Appena giunta in ospedale mi hanno fatto il tampone che è risultato positivo al Coronavirus. La notte mi sono sentita male, stavo soffocando, e subito mi hanno portato in terapia intensiva. Ma io non lo ricordo perché mi hanno addormentata.
Mi ricordo solo che mi hanno detto “adesso signora si farà un bel sonno e durerà un bel po’ ”. Da quel momento io non ricordo più niente. Ho un vago ricordo, forse ero in dormiveglia, di una sorta di tunnel tutto giallo e io correvo e correvo. Ai lati, sia destra che a sinistra, c’erano delle forme che sembrava che mi volessero prendere mentre io continuavo a correre dentro questo tunnel. Poi ho un altro vago ricordo, forse mi sono svegliata un attimo, di essermi vomitata addosso, l’odore acre del vomito.
Un altro ricordo è quello della sala di rianimazione, con tutti i dottori che mi venivano vicino e mi chiedevano se fossi sveglia, mi incitavano a svegliarmi e mi dicevano che ero viva per miracolo, “lo sa che l’abbiamo ripresa per i capelli?”. “Su, su si svegli” mi dicevano. Io ero ancora un po’ intontita e non capivo, non sapevo dove mi trovavo. Poi lentamente ho iniziato a visualizzare meglio. Mi sono ricordata che dalla camera dove stavo mi avevano portata la e chissà che era successo. Non ricordo che mi hanno fatto la tracheotomia. Tutto quello che mi è successo me lo hanno raccontato dopo.
Peraltro alcune ore dopo il suo arrivo in ospedale sono stati trasportati in ospedale anche suo marito e anche sua madre…
«Si, però entrambi sono stati dimessi dopo due giorni, perché non mostravano sintomi gravi come i miei. Hanno fatto la quarantena a casa. A mio marito hanno dato proprio ieri la bella notizia che entrambi i tamponi sono negativi. Mentre mia madre è ancora positiva, ma è a casa e sta bene».
E lei come sta? Ci ha raccontato che ha dei ricordi vaghi. Ma ora, mettendo insieme tutto, anche quello che le è stato raccontato dai medici, lei come interpreta questa esperienza? Come pensa che se la ricorderà anche in futuro?
«A me sembra ancora un sogno. Non ci credo ancora. Mi sembra di aver sognato questa esperienza. Poi però realizzando veramente, mi dico che mi sono salvata per miracolo. Non so chi mi hai aiutato, i medici indubbiamente. Però penso che anche i miei genitori dall’aldilà mi hanno dato una mano».
Quindi possiamo chiudere con questo bel pensiero, che questa sorta di mano divina dei suoi genitori, oltre naturalmente al grande impegno dei medici, di tutti gli operatori sanitari.
«Sono stati bravi tutti, medici e infermieri. Veramente mi sono stati vicino tanto. E li ringrazio di cuore. Anche la mia famiglia…»
Signora oggi lei è un simbolo. Se inizialmente era la paziente uno, oggi è il simbolo della speranza che magari possiamo uscire tutti da questo momento.
«Io mi auguro che finisca tutto al più presto. Anche se ora sono a casa ho una paura terribile di uscire. Purché non è che io sono immune. Perché se entro in contatto con qualcuno che è positivo potrei riammalarmi nuovamente. Per questo motivo per ora sto a casa per tutto il tempo necessario».
Cambierà la sua vita? Come cambierà dopo questa esperienza?
«Penso che sia già cambiata. Perché penso che la vita è bella e dobbiamo volerci bene adesso e quello che possiamo fare lo dobbiamo fare adesso. Non dobbiamo rimandare a un dopo che non arriva mai. Perché non si sa mai ciò che può succedere. E quindi è inutile rimandare a domani ciò che possiamo fare giorno per giorno. Il mio consiglio è quello di non rimandare e di non avere odio nei confronti di nessuno. Avere un bel rapporto con tutti. Dentro di me sento che da questo momento in poi farò così, non rimanderò nulla perché la vita mi è stata restituita una seconda volta, dico io. Perché già l’altra volta me la sono vista brutta e adesso ancora di più».
Grazie signora Lucia per questa bella sintesi del senso della vita. Io la saluto e le mando un grande in bocca al lupo.
«Grazie mille a voi. Vi ringrazio di cuore».

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