Il Pm Ilaria Toncini, con decisione dello scorso 6 aprile, dice no alla riapertura delle indagini sugli abusi denunciati da Giada Vitale quando aveva dai 14 ai 18 anni. «Non si ritiene pertanto che sussistano nuovi spunti investigativi da approfondire e indagare con nuove indagini, rilevato da ultimi che anche l’eventuale perizia di tipo psicologico-criminologico auspicata da svolgersi mediante consulente tecnico del Pm oppure in sede di incidente probatorio, si risolverebbe in un accertamento “ora per allora”, non essendo possibile riscontrare oggi, a distanza di ben oltre 10 anni dai fatti storici, se all’epoca dei presunti fatti reato (epoca in cui la parte offesa aveva dai 14 ai 18 anni) la vittima versasse in una condizione di sudditanza psicologica nei confronti del parroco. P. Q. M. alla luce delle suesposte considerazioni, rigetta la richiesta di riapertura delle indagini motivata dall’esistenza di svolgere nuove investigazioni».
Questo il dispositivo della decisione, che non è stata affatto presa bene dalla difesa della ragazza, con Francesco Stefani, avvocato del foro di Firenze, che la giudica inaccettabile. «Abbiamo presentato due richieste di riapertura d’indagini: la prima è stata archiviata in maniera vergognosa, mi prendo la responsabilità di dirlo, perché si leggeva che il Gip archiviava dicendo che il prete non poteva sapere se Giada Vitale si trovasse in uno stato di soggezione psicologica perché non era uno psicologo, non poteva somministrarle dei test e quindi era un fatto che non aveva una rilevanza penale», riferiva alla trasmissione Storie Italiane dieci giorni fa. Ora, dopo la decisione, ecco cosa sostiene. «Cercheremo di tutelarla al meglio, anche perché la Procura di Larino dà delle motivazioni che sono irritanti, per certi versi. Dire che non si può fare una notizia adesso per allora non è vero e comunque è come se dicessero che all’epoca avrebbero dovuto fare ciò che non hanno fatto», riferisce l’avvocato Stefani, che tutela Giada Vitale. La fase dei fatti compiuti dopo i 14 anni si prescriverebbe tra un paio d’anni e questo mette in moto un meccanismo mentale molto particolare, nella testa della parte lesa. «La motivazione fornita dal Pm Ilaria Toncini è inaccettabile sotto tanti punti di vista, innanzitutto non può essere condiviso il ragionamento del magistrato della Procura secondo il quale le prove che abbiamo fornito sono state considerate valutazioni, congetture. In realtà abbiamo fatto delle indagini difensive e sono stati prodotti 3 verbali di dichiarazioni, due da insegnanti di musica di Campobasso e non solo hanno riferito quello che era lo stato psicologico in cui versava Giada, ma anche gli stessi fatti rivelati da lei a loro. Fatti che mettevano in evidenza cose che erano accadute fino a quel momento e la relazione che c’era tra Giada e il parroco. E non sono mai state sentite dagli inquirenti. Inoltre, è stata introdotta una consulenza di parte che ha analizzato documenti come la cartella clinica. Elementi con base scientifica, altro che mere congetture». In pratica, la Procura non vuole rimettere in gioco la sentenza del Gup che prosciolse don Marino per i fatti avvenuti dai 14 anni in poi. «Ribadiamo inaccettabile questa decisione e ci spiace, poiché la sentenza della Cassazione pareva aver tirato le orecchie alla Procura. Si è persa un’occasione e l’ha persa la Procura di Larino. Si promuovono indagini su vicende di minor conto, per questo mi sento molto amareggiato».
Emanuele Bracone

in foto l’avvocato di Giada Stefani

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