Vanno all’Ufficio postale per eseguire un pagamento in gran parte in banconote e il resto in monete, ma viene loro rifiutato. È accaduto ieri nel primo pomeriggio all’ufficio di via Galilei, protagonisti Nicola e il figlio Antonio Vitale titolari di un bar in via Croce.
«Ieri poco dopo le 15 siamo andati, io e mio figlio, a fare il bonifico per un pagamento – ha raccontato Nicola -, avremmo dovuto fare un versamento di 2mila 800,00 euro, di questi 1.500,00 erano di carta e 1.300,00 euro in monete da uno e due euro. Gli spiccioli li avevamo suddivisi in blister, proprio per facilitare le operazioni di cassa all’impiegata di turno. Con grande sorpresa ci è stato rifiutato il pagamento con le monete, alla mia contestazione per il rifiuto mi è stato risposto con la giustificazione dell’esistenza di una direttiva interna la quale prevede di non accettare quella modalità di pagamento, per cui non possono essere accettati più di 50 pezzi in moneta metallica. Avrei ben compreso se il diniego fosse scaturito in presenza di un sacchetto di monetine che avrebbe comportato una perdita di tempo notevole per l’impiegata, ma non era appunto il nostro caso dato che avevamo predisposto le confezioni di monete in “rotolini”. Ho protestato energicamente per la mancata operazione anche perché sono monete che hanno corso legale, d’altronde con la nostra attività riceviamo giornalmente tantissime monete sia in centesimi sia da un euro e due euro, per cui ad un certo se dovessimo adeguarci alle singolari direttive in vigore presso l’Ufficio postale anche noi dovremmo rifiutarci di servire i caffè e quindi mandare via i clienti. Una cosa del genere è letteralmente assurda. La direttiva dice che nessuno è obbligato ad accettare più di 50 pezzi di monete, però neanche è vietato, per cui dovrebbe subentrare anche il buon senso dell’Ufficio quando ci si trova di fronte ad un commerciante che giornalmente incassa un notevole quantitativo di pezzi di monete metalliche che non potendo versarle, come è successo, sarebbe costretto a tenersele sullo “stomaco”. Sicuramente con questo rifiuto hanno dimostrato di essere poco sensibili alle esigenze della clientela. Di fronte alla mia protesta l’impiegata ha telefonato prima al vicedirettore e poi allo stesso direttore, i quali entrambi hanno ribadito il rifiuto di accettare l’importo di 1.300,00 euro in spiccioli. Il paradosso è che se uno deve versare queste monete sul libretto postale di risparmio sicuramente vengono accettate, per effettuare un pagamento, invece, vengono rifiutate».
Nicola e Antonio dopo una breve discussione sono stati costretti ad andare via e a riportarsi le monete a casa. Ma non è finita qui. «Ho poi telefonato alla direzione provinciale delle Poste di Campobasso facendo presente la situazione – ha aggiunto Nicola Vitale -, mi è stato risposto che non c’era alcun problema e che potevo recarmi presso gli uffici di via Pietrunto per effettuare l’operazione che, invece, a Bojano mi è stata rifiutata. È assurdo un comportamento simile, ciò dimostra che il tutto è rimesso alla discrezionalità degli impiegati e dei vari uffici postali che possono o meno accettare un tale numero di monete metalliche».
È qui che dovrebbe subentrare appunto la sensibilità degli impiegati che davanti a categorie di commercianti che lavorano quotidianamente con grandi quantità di monete, non dovrebbero rifiutare simili pagamenti, anche perché se i Vitale adottassero la stessa direttiva e rifiutassero dai propri clienti il pagamento del caffè in spiccioli ma solo in banconote, senza dubbio, sarebbero costretti a chiudere in breve tempo la propria attività commerciale.

E.C.

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