I minuti più lunghi e difficili della sua vita. Minuti fatti di attimi, sì, ma pesanti come macigni. È il racconto drammatico di Francesco, che riavvolge il nastro doloroso dei ricordi legati alla tragica perdita che ha sconvolto l’intera famiglia e la comunità matesina per la scomparsa del padre, un noto commerciante di Bojano deceduto, a 68 anni, lo scorso 5 novembre in seguito ad una puntura di un insetto e quindi ad uno shock anafilattico. In un lungo e toccante racconto, Francesco ripercorre con estrema fatica quegli attimi che poi hanno portato alla dolorosa scomparsa del padre. Attimi trascorsi nel parcheggio del poliambulatorio di Bojano in attesa dei soccorsi.
«Dai verbali che sono riuscito a reperire si legge chiaramente che, nel luogo dove i cittadini della zona dovrebbero perlomeno trovare un primo soccorso sempre disponibile, mio padre invece ha dovuto attendere quasi 30 minuti l’arrivo di un’ambulanza che in quel momento non faceva da presidio fisso presso Bojano. Non posso sapere se quella mezz’ora sia stata decisiva per la morte di papà ma di sicuro non è accettabile che lo Stato permetta che la sanità pubblica abbia carenze di questo tipo – dice nella toccante intervista rilasciata a Primo Piano Molise -. Io e la mia famiglia presenteremo un esposto contro ignoti perché credo sia più che giusto che un’area vasta come quella del circondario bojanese sia presidiata 24 ore su 24 almeno da un’equipe di primo soccorso. Ora spero almeno che il nostro dolore e il sacrificio di mio padre possano valere a qualcosa, a salvare la vita di tante altre persone a cui potrebbe accadere da un momento all’altro quanto accaduto a noi – prosegue -. Vorrei che quanto vissuto dalla mia famiglia non accada più: ho passato i momenti più difficili della mia vita in quel maledetto parcheggio. Sarò grato per sempre a chi ha cercato di aiutare mio padre in quella mezz’ora trascorsa prima dell’arrivo, purtroppo vano, dei soccorsi. Un reumatologo e un’infermiera sono intervenuti dall’interno della struttura cercando di fare il possibile e prestandoci aiuto, soccorso e supporto».
Il personale che era in servizio nella struttura, richiamato dalle grida di aiuto, si è prodigato al massimo per cercare di salvare l’uomo, praticando anche le manovre di rianimazione nel parcheggio stesso.
«È stato somministrato del cortisone, ma purtroppo non era a disposizione l’adrenalina» – racconta ancora Francesco, che ricorda quei pochi volti incrociati con lo il suo sguardo, perso e affranto, nei minuti interminabili trascorsi tra una chiamata e l’altra al 118 per accertarsi dell’arrivo dell’ambulanza che non era disponibile in quel preciso momento perché impegnata in un altro intervento. Momenti in cui ha persino pensato di mettere in moto la sua auto, per fare il possibile da solo ma l’evidente urgenza della situazione imponeva che i tempi a disposizione fossero strettissimi.
«Dall’attimo della puntura dell’insetto a quando mio padre effettivamente ha mollato nella sua lotta tra la vita e la morte sono passati forse 40 minuti – ricorda, con le lacrime agli occhi -, ci siamo messi immediatamente in auto, verso il punto di assistenza sanitaria più vicino, il poliambulatorio di Bojano, e lo abbiamo effettivamente raggiunto in auto pochi minuti dopo la puntura dell’insetto. Lì ho tentato invano di aprire la porta della guardia medica perché di giorno è chiusa visto che sostituisce di fatto solo il medico di base durante la notte se non nei giorni festivi e prefestivi. Quel giorno però era un giovedì e sul posto non c’era nessuno che potesse effettivamente prestare il soccorso necessario per uno shock anafilattico. Chi è intervenuto lo ha fatto con impegno e nel limite delle proprie possibilità, sarò eternamente grato a quei professionisti di aver tentato, nonostante tutto. Intanto però, dopo aver chiamato immediatamente il 118, il tempo passava – dice – e abbiamo provveduto ad adagiare mio padre a terra, nel parcheggio del poliambulatorio. Lì, dove mio padre è morto poco dopo, quando all’arrivo dell’ambulanza ormai era troppo tardi».
La famiglia, straziata dal dolore, ha potuto solo assistere al trasporto del corpo da parte del servizio funebre.
«È davvero assurdo che nel 2020, in un paese civile come l’Italia, una persona venga letteralmente abbandonata a morire dallo Stato in un parcheggio perché non ha potuto usufruire di un primo soccorso che poteva salvargli la vita. Questo non deve e non dovrebbe accadere mai più e sono sicuro che ancora una volta papà col suo sacrificio farà del bene a questa comunità, anche se purtroppo stavolta non potrà vederne i frutti».
Non è stato quindi nemmeno trasportato al pronto soccorso di Campobasso il papà di Francesco, molto conosciuto a Bojano e nel circondario anche per il suo impegno decennale nel sociale.
Francesco, con orgoglio, racconta di questo papà andato via troppo presto, che aveva contribuito in passato, con la sua attività, a raccogliere i fondi per la ristrutturazione di un campanile ad Agnone. Di come abbia prodotto, su via Fiumicello a Bojano, la salsiccia più lunga del Molise e del centro-sud Italia per una raccolta fondi di beneficenza. E di come, anche con la pizzeria, negli ultimi anni, abbia coinvolto i più giovani in attività ricreative come la tombola natalizia mettendo lui stesso in palio i premi, di come abbia mantenuto sempre alto il decoro dell’area dove insiste la sua attività commerciale.
La famiglia è ancora stretta nel dolore, ma la perdita è durissima per tutta la comunità. Una vicenda i cui contorni sono tutti da chiarire, che deve diventare monito affinché i servizi sanitari essenziali siano sempre garantiti a chiunque ne abbia bisogno.

R.G.

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