Non si rassegnava alla fine della relazione ed ha perseguitato e minacciato la ex per mesi, fino ad incendiarle l’auto. La storia, l’ennesima che racconta di un fenomeno che in Italia è sempre più dilagante, per fortuna non ha avuto un tagico epilogo grazie all’intervento di Procura e Carabinieri. Nei giorni scorsi, infatti, i militari della stazione di Vinchiaturo, hanno eseguito l’ordinanza cautelare – disposta dal gip su richiesta della Procura di Campobasso – nei confronti dell’uomo residente in un comune della provincia. Per lui, che dovrà rispondere di atti persecutori e danneggiamento seguito da incendio, è scattato il divieto di avvicinamento alla persona offesa e ai luoghi da lei frequentati abitualmente, con obbligo di mantenersi a una distanza non inferiore a mille metri.
Le indagini sono partite con la denuncia della ex compagna dell’uomo, anche lei residente in provincia, che ha descritto le molestie, le offese e le minacce di morte ricevute dall’indagato, il quale utilizzava anche utenze e profili intestati ad altri soggetti per dissimulare la propria responsabilità. Tali comportamenti, iniziati circa 10 mesi fa a seguito della fine delle relazione, si sono intensificati negli ultimi tempi sino all’episodio più eclatante e preoccupante, ovvero il danneggiamento doloso e l’incendio dell’autovettura della donna. Fortunatamente il rogo non ha causato ulteriori danni a cose o persone, nonostante sia stato appiccato in una zona ad alta densità di urbanizzazione.
L’analisi delle telecamere di videosorveglianza, insieme ad altri riscontri di carattere tecnico, nonché le dichiarazioni rese da persone vicine alla donna, hanno permesso di ricostruire le responsabilità dell’indagato il quale, peraltro, in sede di esecuzione della misura cautelare, ha prestato il consenso al controllo mediante braccialetto elettronico. Tale strumento rappresenta certamente un’ulteriore tutela per la persona offesa ed è volto a garantire il rispetto, da parte dell’indagato, dell’obbligo di mantenersi alla distanza prescritta dal giudice al fine di ridurre al minimo le occasioni di incontro e confronto, anche casuale, con la persona offesa.
«Il procedimento – spiegano dalla procura – è nella fase delle indagini preliminari, nel corso delle quali l’indagato potrà esperire, in ottica difensiva, i rimedi processuali previsti dal codice di rito».

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