Lo scorso 15 giugno, il Tribunale di Campobasso ha pronunciato sentenza in favore del Comune di Campobasso, condannando gli attori al pagamento delle spese di lite, in ordine al contenzioso attivato rispetto alla nomina dell’amministratore unico della Sea, dottoressa Stefania Tomaro ad opera del sindaco Gravina.
La vicenda riguardava la richiesta di annullare il decreto del sindaco di Campobasso numero 31 del 2019 per violazione di legge, decreto con il quale si era proceduto a nominare, alla scadenza dell’incarico accettato dai precedenti consiglieri ovvero il 31 dicembre 2019 (ed accettato espressamente dagli stessi, salvo poi rivendicare una durata triennale), l’avvocato Tomaro ad amministratore unico della Sea.
Una decisione, quest’ultima, perfettamente coerente con il programma elettorale e con gli atti conseguenziali ovvero la delibera di giunta 271 del 2019 con la quale si era indetta procedura pubblica volta all’individuazione dell’amministratore unico ovvero la decisione di eliminare il consiglio di amministrazione (organo collegiale) per avere un organo monocratico, con riduzione della spesa, come peraltro diffuso nel programma elettorale.
Gli attori, ovvero l’ex presidente del CdA Gianfranco Spensieri e i due consiglieri Enza Iannetta e Sandro Addona, chiedevano, in subordine, di accertare comunque che il decreto di nuova nomina (e quindi di revoca degli incarichi sebbene scaduti proprio il 31 dicembre 2019) non fosse supportato da “giusta causa” e quindi di vedere condannato il Comune di Campobasso e/o la Sea s.p.a. ad un risarcimento del danno rispettivamente di 56.000 euro e di 36.800 per i due consiglieri, per un totale di 129.600 euro ovvero il compenso che gli stessi avrebbero percepito se avessero continuato a ricoprire la carica non già fino al 31 dicembre 2019, come accettato in sede di nomina, ma per un triennio.
Il Tribunale di Campobasso ha dunque condannato gli attori alle spese di lite, per intero nei confronti del Comune e per 2/3 nei confronti della Sea, per un totale di oltre 12.000 euro, ritenendo dunque «infondate le censure verso il decreto del sindaco Gravina numero 31 del 2019, con conseguente rigetto anche delle domande risarcitorie avanzate».

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