«Europa Verde e Sinistra italiana con le riunioni dei rispettivi organismi dirigenti hanno deciso di costruire un’intesa elettorale con il Partito democratico perché riteniamo le ragioni della difesa della Costituzione, della giustizia ambientale e sociale prioritarie in questo momento delicato per il futuro del nostro paese che necessita della massima responsabilità. Con questo spirito e consapevolezza ci apprestiamo ad incontrare il segretario del Pd Enrico Letta»: così ieri pomeriggio Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, rispettivamente leader dei Verdi e Sinistra italiana.
Dopo Calenda, dunque, Letta porta nel centrosinistra anche la Sinistra e i Verdi. Restano fuori solo Renzi e Conte.
Giusy Occhionero, deputata uscente eletta con Leu e poi passata a Italia Viva, custodisce gelosamente un consiglio che le diede Mario Totaro, ex consigliere regionale scomparso nel 2019: «Durante la campagna elettorale del 2018 ho conosciuto una persona eccezionale a cui mi sono affezionata immediatamente. Mario Totaro, il padre di Francesco (anche lui ex consigliere regionale, ndr). Un giorno mi confidò: Giusy, se non sei pronta all’ingratitudine non puoi fare politica. Le sue parole mi accompagnano ogni giorno».
Onorevole Occhionero, Letta ha scelto Calenda, Bonelli e Fratoianni. Italia Viva e i 5 stelle sono rimasti soli.
«Qualcuno vuole scrivere solitudine. Noi vogliamo leggere coraggio. La nostra è una scelta coerente e di coraggio. Non è un posizionamento di solitudine, è una scelta coraggiosa, coerente e libera. Libertà di parlare chiaro agli elettori, di esporre un progetto politico che sicuramente si posiziona come terzo polo, polo moderato, liberale, progressista. Forza Italia non c’è più, si è stretta nell’abbraccio mortale di Salvini e Meloni. Ha abdicato a quelli che erano i suoi principi ispiratori di moderatismo e ideologia liberale. E d’altra parte il Pd ha fatto un’ammucchiata».
Parla di scelta. Una scelta obbligata.
«No, se Renzi avesse voluto scegliere dei seggi sicuri si sarebbe alleato con Letta piuttosto che con Berlusconi, visto che eravamo contesi tra i due. Matteo Renzi e Italia Viva non sono scesi a compromessi. Abbiamo preferito e stiamo preferendo piuttosto rischiare tutti il seggio. Non abbiamo scelto le poltrone ma la coerenza politica, l’audacia, la libertà e il coraggio. Nessuno di noi in realtà optava per l’apparentamento con un Partito democratico che ha messo dentro tutto. Diciamoci la verità: Fratoianni ha votato 55 volte contro il governo Draghi, quello non è il nostro posto».
Calenda?
«Calenda ha perso un’occasione. Davvero credo che Azione insieme a Italia Viva avrebbe superato la soglia del 10% e avremmo costruito un vero polo moderato. Ma Calenda non l’ha voluto fare, sicuramente avrà avuto in cambio qualche seggio in più. Pazienza! Noi preferiamo partire da qui, dire che il terzo polo siamo noi, dire con coraggio che crediamo in questo disegno politico. Sono fortemente convinta che avrà successo, anche qualora dovessimo tutti perdere il seggio in Parlamento. Ma politicamente potremo affermare che il terzo polo nasce da noi».
Sembra di capire che lei sarà candidata sul proporzionale alla Camera.
«In settimana decideremo i dettagli e potrò essere più precisa. In ogni caso la mia candidatura ha esegesi nella convinzione di un progetto politico serio e coerente. In questo momento c’è bisogno di una linea di coerenza, credo che gli elettori debbano esprimere un voto di testa e non di pancia. Basta con questi slogan che solleticano la pancia delle fasce più estremiste, di destra e di sinistra. Adesso serve un polo moderato che faccia da spartiacque e plachi i bollenti spiriti delle polarizzazioni e degli estremisti».
Il Pd ha ragionato di pancia e l’ha fatta pagare a Renzi.
«Se la politica è fatta davvero di scaramucce e contrapposizioni personalistiche, di invidie, di gelosie, onestamente sorrido tristemente e con amarezza. Non può essere questo il destino dell’Italia. Se il centrodestra stravince corriamo seriamente il rischio che si cambi la Costituzione senza nemmeno la necessità di altri parti politiche. Anche se non sono sicura che il risultato delle elezioni sia così scontato. Ma qualora dovesse esserlo, sono seriamente preoccupata per un cambio immediato che baratta con il presidenzialismo l’autonomia differenziata e quindi amen. Se Letta ha assunto questa decisione sulla base di invidie e gelosie del passato, alzo le braccia».
E se il Pd ci dovesse ripensare?
«In realtà il Pd in un certo senso ha sempre lasciato le porte aperte a Renzi. Però questa logica di accozzaglia, di ammucchiata, a noi non piace. A Renzi non piace. In caso di ripensamento non nascondo che avrei delle difficoltà. Ma non credo possano esserci ripensamenti. Sicuramente possiamo immaginare di unirci a quelle fasce civiche che vogliono supportare il nostro progetto ma senza snaturare un disegno coerente, libero e coraggioso. Rivendico la libertà e il coraggio di Italia Viva in un complicatissimo momento storico per il Paese».
Leu, il partito con cui è stata eletta.
«Premesso che Leu non era un partito ma un cartello elettorale, i miei ex compagni che avevano contestato il passaggio a Italia Viva oggi si fanno candidare col Pd. Attenzione e fermi tutti prima di contestare a me un cambio di casacca. Io sto rischiando, ma rischio per un progetto credibile e coerente che anche rispetto alla campagna elettorale delle regionali mi posiziona in un contenitore moderato e centrista. Posso rivendicare, pur nella sconfitta, di aver messo politicamente un punto. Il terzo polo parte da me nel Molise e da Italia Viva a livello nazionale. Non ci sono dubbi e sfido chiunque a contestare questo punto».
Primo passo verso le regionali molisane, sembra di capire.
«Ovvio che è una sfida complessa ma al tempo stesso interessante e che politicamente ha un senso. Il resto, mi sia consentito, non ha senso. Berlusconi rinuncia al suo moderatismo storico per abbracciare mortalmente Salvini e la Meloni. Per non parlare del Pd che porta dentro Fratoianni che era all’opposizione. Come fanno a parlare di “agenda Draghi” quando Fratoianni per 55 volte ha votato contro Draghi? Io non parlo di “agenda Draghi”. Dico che Draghi era un’opportunità per il nostro Paese di crescita e sviluppo a fronte di assistenzialismo che non fa bene a nessuno. Comprensibile dal punto dei vista dei seggi la scelta di Calenda, incomprensibile dal punto di vista politico. Italia Viva può raccogliere il malcontento di destra e di sinistra. Vogliamo parlare di Di Maio, del diritto di tribuna. Ma ce lo ricordiamo Bibbiano? Ma la serietà, la coerenza, dove sono? Ci hanno lasciati soli? No, siamo noi che non vogliamo mescolarci a questa miscelanza. Penso che dobbiamo recuperare il concetto di umanità, moralità. Per carità, non voglio fare la morale a nessuno, però rispedisco al mittente la moralità che è stata fatta nei miei confronti ingiustamente. E il tempo paga. Il tempo dà sempre ragione».
Soli anche alle regionali o lasciamo aperta una finestra?
«Le dinamiche sono diverse, si potrebbe ragionare in altri termini. Partendo sempre da un punto fondamentale: il terzo polo siamo noi di Italia Viva. Questo ci legittima ad essere protagonisti di un discorso che coinvolge il polo di riferimento dei moderati».

lu.co.

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