Riciclaggio, autoriciclaggio e un sequestro preventivo del valore complessivo di oltre 2 milioni e mezzo di euro. Sono i numeri del blitz della Guardia di Finanza scattato ieri che vede coinvolte diverse persone e, come principale indagato, un sindaco di un comune della provincia di Campobasso. I militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria, coordinati dalla Procura di Campobasso, hanno dato esecuzione al provvedimento del gip e messo i sigilli a cinque complessi immobiliari, dislocati sul territorio provinciale, del valore stimato di 2 milioni e 600mila euro.
Gli elementi raccolti dagli investigatori hanno permesso di svelare un articolato sistema di truffa che ruota attorno ad alcune case di riposo della provincia – riconducibili al principale indagato che si serviva anche di prestanomi – e ad una fondazione no profit. Secondo gli inquirenti gli indagati, avvalendosi di cooperative sociali operanti nel settore dell’assistenza agli anziani (gestite direttamente da loro), sono riusciti ad appropriarsi di ingenti capitali successivamente utilizzati per l’acquisto di immobili di cospicuo valore, intestati fittiziamente sia alla fondazione sia ai familiari del principale indagato.
L’indagine è partita dopo alcuni approfondimenti investigativi in materia patrimoniale da parte della Guardia di Finanza, in stretto coordinamento con la Procura. I successivi riscontri hanno scoperchiato il vaso di Pandora: il soggetto, con la collaborazione di alcuni familiari e di prestanomi, distoglieva ingenti somme di denaro dalle society cooperative simulando donazioni in favore della fondazione, oppure giustificava le distrazioni delle somme attraverso generiche diciture che non trovano rispondenza con la realtà.
I capitali così distratti venivano utilizzati per acquistare gli immobili sequestrati ieri dalla Finanza. Un patrimonio immobiliare che veniva destinato anche ad attività economiche, proprio per ostacolare concretamente l’identificazione della provenienza illecita con operazioni di riciclaggio ed autoriciclaggio.
Le fiamme gialle hanno infatti appurato che parte di uno degli immobili sequestrati, sempre intestato alla fondazione, è stato utilizzato, senza formale titolo, da un’attività commerciale riconducibile al fratello del principale indagato.
«Il sequestro preventivo disposto sui beni nella disponibilità dell’indagato e dei propri familiari, volto a conservare il profitto del reato ai fini della successiva confisca – evidenzia il procuratore Nicola D’Angelo – si inserisce nel contesto delle linee di intervento della Procura volte alla repressione dei reati, da realizzarsi non soltanto intervenendo sui presunti autori, ma anche aggredendo i beni che ne costituiscono il profitto. Il tutto
in un’ottica di deterrenza e di recupero alla collettività di quanto illecitamente acquisito, avvalendosi del contributo specialistico della Guardia di Finanza. Il procedimento è nella fase delle indagini preliminari, nel corso delle quali gli indagati potranno esperire, in ottica difensiva, tutti i rimedi processuali, previsti dal codice di rito».

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