A sei anni esatti dalla strage di Rigopiano, è ripreso ieri, in tribunale a Pescara, il processo con le arringhe difensive degli avvocati degli imputati.
Il 18 gennaio del 2017 l’albergo, nel comune di Farindola, venne trascinato via e sepolto da una valanga: 29 le vittime, sepolte sotto ghiaccio, detriti, alberi sventrati dalla slavina e metri di neve. In 11, tra cui alcuni bimbi, si sono salvati.
Leonardo Bianco, ex capo di gabinetto della Prefettura di Pescara, tra i 30 imputati del processo è difeso dall’avvocato molisano Arturo Messere. Per lui l’accusa ha chiesto 8 anni di reclusione e ieri ha reso alcune dichiarazioni spontanee: «Non avevo alcun potere per prendere decisioni in quel contesto e non ero a conoscenza delle relazioni in corso. Sono totalmente estraneo ai fatti». Il legale Arturo Messere nella sua arringa ha fatto riferimento a presunti abusi edilizi del resort di Rigopiano più che alle responsabilità del suo assistito.
L’avvocato Messere ha anche citato nella sua arringa il principio costituzionale della sussidiarietà per il quale di fronte ad un evento di grande portata lì dove un Ente piccolo come il Comune di Farindola non è riuscito ad intervenire sarebbe dovuto essere supportato dagli Enti più grandi: Provincia, Regione è Stato (nella figura della Prefettura) prefigurando le responsabilità del prefetto stesso ma anche della Regione.
«Bianco non aveva potere né responsabilità per consentire l’apertura della sala operativa» e «non faceva parte e non ha mai fatto parte del centro coordinamento soccorsi, né della sala operativa». Il difensore – si legge ancora nel lancio di agenzia – ha anche sostenuto che Bianco non aveva competenze di protezione civile che erano invece di un’altra area della prefettura. Per quanto riguarda le due lettere che vengono contestate a Bianco, l’avvocato Messere ha detto che una non l’avrebbe proprio redatta il suo assistito, mentre l’altra porta la firma di Bianco come responsabile della comunicazione. Insomma si tratterebbe di «mera comunicazione istituzionale». Messere ha, infine, chiesto per il suo assistito l’assoluzione perché il fatto non sussiste e il dissequestro dei beni.
Mentre in aula si susseguivano le arringhe della difesa, il presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio ha raggiunto i familiari delle vittime in tribunale: «Ho ritenuto doveroso portare il mio saluto ai parenti delle vittime qui in Tribunale -ha detto – in un giorno particolare come quello dell’anniversario della tragedia della valanga sull’Hotel Rigopiano».
Successivamente il governatore ha partecipato alla Commemorazione, «questo a testimoniare la presenza delle istituzioni e la vicinanza a tutti coloro che sono stati colpiti da questo profondo dolore».

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