«Nessuno di noi si candiderà alla Regione perché quattro anni fa abbiamo preso un impegno con gli elettori campobassani e intendiamo rispettarlo, a differenza del sindaco Roberto Gravina».
Esordiscono sgomberando il campo da ogni dubbio i consiglieri del centrodestra al Comune di Campobasso che chiedono, decisi, un passo indietro al sindaco del capoluogo, ora candidato presidente del fronte progressista a Palazzo Vitale. Per Alberto Tramontano (Lega), Domenico Esposito e Antonio Venditti (Forza Italia), Mario Annuario (Fratelli D’Italia) e Giuseppina Passarelli (ex Movimento 5 Stelle, come Venditti, ora passata al gruppo Misto), non è ammissibile il ‘passaggio di consegne’ alla vice Paola Felice per portare a termine il mandato, in scadenza a primavera del 2024. «Gli elettori hanno scelto Roberto Gravina al ballottaggio – incalza il capogruppo di Fi Esposito – non Paola Felice. Ricordo che al primo turno la lista dei 5 Stelle ha ottenuto il 29% delle preferenze, il centrodestra il 50%, dunque noi rappresentiamo la metà degli elettori campobassani». Secondo il gruppo di minoranza, dunque, Gravina dovrebbe rassegnare le dimissioni e non far votare al Consiglio la sua decadenza. Nel primo caso verrebbero sciolti Giunta, Consiglio, e verrebbe nominato un commissario ridando così, la parola ai cittadini, con elezioni anticipate.
«Nonostante più volte, con dichiarazioni pubbliche, Gravina abbia detto di non essere interessato alla presidenza della Regione – prosegue Esposito – non ci ha colti di sorpresa la sua candidatura, ma sorprende la città che invece merita rispetto. Gravina non può affermare che per il Comune di Campobasso tutto proseguirà allo stesso modo, non può decidere che il mandato finirà a primavera né che Felice farà le sue veci. Probabilmente dà già per scontato di essere eletto presidente. Mi domando, invece, se dovesse essere eletto consigliere regionale cosa farà? Sceglierà i 12mila euro mensili o porterà a compimento il mandato da sindaco? Ce lo dica – la provocazione – uno che ha aderito al Movimento dei ‘vaffa day’, della regola dei due mandati e del divieto di lasciare un ruolo istituzionale per candidarsi ad altra carica prima della scadenza naturale del mandato».
Poi la sferzata al Pd campobassano che ha ‘spinto’ per la candidatura di Gravina: «Attualmente l’unica forza di opposizione in Comune siamo noi, dunque andrebbero anche modificate le composizioni delle commissioni dato che Pd e Sinistra per Campobasso sono di fatto forze di maggioranza». E a chi, tra la stampa, gli fa notare che anche il centrodestra ha scelto un sindaco, quello di Termoli, per la sfida del 25 e 26 giungo, Esposito risponde che non farà due ‘pesi e due misure’: «Credo sia corretto che, il giorno dopo le elezioni alla Regione entrambi i candidati, sia Roberto Gravina sia Francesco Roberti, rassegnino le dimissioni e non facciamo valere la decadenza lasciando le rispettive amministrazioni ai vice sindaci. Va però sottolineato che Francesco Roberti, già nelle settimane precedenti, aveva dato con estrema trasparenza e correttezza la sua disponibilità ad una candidatura, al contrario di Gravina»
Ancora più categorico Tramontano che invece ritiene che il sindaco di Campobasso dovrebbe dimettersi sin da ora: «È una conferenza stampa che non avremmo voluto fare – sottolinea il capogruppo della Lega – non avremmo mai immaginato che la città che amministriamo insieme alla maggioranza venisse così sminuita. Non c’è strumentalità nelle nostre dichiarazioni, ma abbiamo solo a cuore la nostra città. L’unica scelta eticamente corretta che può legittimare la candidatura di Gravina alla Regione sono le dimissioni immediate. Noi rappresentiamo quasi il 50 per cento della città e il ballottaggio di quattro anni fa impone che lui si dimetta. Anche noi andremmo a casa (con lo scioglimento del Consiglio, ndr), ma vogliamo essere consiglieri credibili e chiediamo la stessa onestà intellettuale a Roberto Gravina che non può usare la città di Campobasso per la sua campagna elettorale. Voglio infine ricordare che Paola Felice, senza ballottaggio, non sarebbe neppure stata eletta». Dello stesso avviso il capogruppo di Fratelli d’Italia Mario Annuario che bolla come fallimentare anche l’amministrazione 5 Stelle: «In questi 4 anni abbiamo assistito solo ad annunci, non c’è stata alcuna azione concreta per rivitalizzare la città e men che meno il centro storico. Gravina ha sempre detto che non avrebbe accettato la candidatura per rispetto agli elettori di Campobasso, ora il rispetto è venuto meno, non gli resta che lasciare la fascia tricolore».
Decisamente meno tranchant la posizione di Salvatore Colagiovanni che invece evidenzia come il «sogno» della candidatura alla presidenza della Regione di Gravina sia legittimo: «Non chiedo le dimissioni ma penso sia giusto che Gravina, persona educata, garbata e perbene si autosospenda dalla carica di sindaco, come ho fatto io quando, da assessore comunale, decisi di partecipare alle tornata elettorale per Palazzo D’Aimmo. Mi auguro che non salga sul balcone del Municipio a Corpus Domini e che non partecipi ai Consigli, lasciando le sue deleghe agli altri esponenti dell’esecutivo».
Pone invece diversi dubbi sul futuro della giunta: «Siamo sicuri che gli attuali assessori (Praitano e Cretella su tutti, ndr) non vogliamo candidarsi? In questo caso spero che Gravina abbia il buon gusto non ‘allargare’ la giunta, e far così lievitare i costi, o far entrare nell’esecutivo esponenti del Pd».
Negativo pure il giudizio di Venditti e Passarelli, gli ex 5 Stelle che hanno lasciato i banchi della maggioranza. «Il Movimento a Campobasso non ha portato alcun cambiamento, la decisione di Gravina di candidarsi rispecchia la stessa incoerenza che il Movimento ha dimostrato negli anni e per cui lo abbiamo abbandonato».
md

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