Nascondevano la cocaina persino nei pannolini o negli abiti dei figli per eludere i controlli e rifornire la piazza campobassana, «composta da consumatori di ogni età e ceto sociale». Le due coppie di coniugi, entrambe di etnia rom, sono però state arrestate nel blitz dei carabinieri scattato alle prime luci dell’alba di ieri. Un altro forte segnale lanciato dall’Arma e dalla Dda di Campobasso – che ha coordinato la complessa attività di indagine – «da anni impegnate nella lotta allo spaccio», come sottolineato dal comandante provinciale dei Carabinieri Luigi Dellegrazie che ieri, in una conferenza stampa, ha illustrato i dettagli dell’operazione ‘Friends’.
Le quattro persone finite in carcere – come disposto dal gip – sono accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti. Secondo gli inquirenti, a guidare il sodalizio criminale, che aveva impiantato la centrale di spaccio nel quartiere San Giovanni di Campobasso, c’era un 37enne ‘aiutato’ dalla moglie 42enne e dall’altra coppia, lui di 55 anni, lei di 47. Quest’ultimi, a cadenza settimanale, raggiungevano il Frusinate per rifornirsi di droga grazie alla parentela con un boss della zona. Un ‘canale’ nuovo rispetto alle precedenti operazioni.
L’associazione aveva radicato la sede operativa nell’abitazione di una delle coppie indagate, dove quotidianamente avveniva lo spaccio al dettaglio ai ‘piccoli’ consumatori sia il rifornimento degli altri pusher . Insieme alle coppie, infatti, i carabinieri hanno denunciato a piede libero altre 20 persone.
«I quattro hanno sostanzialmente preso il posto degli spacciatori arrestati nell’operazione Drug market – ha spiegato Dellegrazie -, un sodalizio che si stava pericolosamente allargando con cessioni per lo più di cocaina, ma pure di eroina e marijuana, che avvenivano quotidianamente».
Il 37enne si occupava di cessioni al di sopra dei 5 grammi, mentre le dosi più piccole erano gestite dagli altri soggetti. Il capo però stabiliva anche il ‘listino prezzi’ per i consumatori a cui gli altri pusher dovevano attenersi scrupolosamente. «Quando chiama digli che non siamo la Caritas – si legge in una delle intercettazioni tra il 37enne e uno dei sodali– si parte da 50 euro a dose e non si scende sotto i 45 euro, sennò vi spacco la capa».
Le indagini, partite ad aprile 2021 e concluse a febbraio dell’anno scorso, sono state particolarmente complicate soprattutto in relazione alla lingua utilizzata dai soggetti. «Un dialetto non semplice da decifrare -, ha sottolineato il colonnello Alfredo Zerella – ma nel corso dei mesi, osservazioni, pedinamenti, l’identificazione di numerosi consumatori a anche alcuni arresti, hanno consolidato l’impianto accusatorio».
Ricorrente, tra i soggetti, l’utilizzo di parole in codice come “polli”, “birre”, “mezze birre”, “pacchetti di sigarette”, “persone” e “amici”. Proprio quest’ultimo termine “amici” è risultato essere il più utilizzato per la richiesta dello stupefacente, da qui la denominazione “Friends” data all’operazione. L’organizzazione era riuscita a costituire un redditizio commercio di sostanze stupefacenti, provenienti per lo più dal basso Lazio, dandosi anche una forte stabilità, capace di mantenere inalterata l’attività criminosa nonostante i vari interventi repressivi operati dalla polizia giudiziaria nel corso delle indagini. Nel corso delle indagini sono state documentate circa 2000 cessioni di stupefacente, a dimostrazione dell’elevato volume d’affari ed eseguiti altri quattro arresti in flagranza. Sequestrati pure 100 grammi di cocaina, 35 di eroina e 35 di marijuana
All’operazione di ieri hanno preso parte numerosi militari dell’Arma dei Carabinieri – in forza ai Comandi Provinciali di Campobasso, Isernia e Frosinone – che hanno effettuato, oltre agli arresti, anche 20 perquisizioni locali e personali – un’unità cinofila del locale Comando Provinciale della Guardia di Finanza, lo Squadrone Eliportato Cacciatori Puglia e dal 5° Nucleo Elicotteri Carabinieri di Pescara. Nel corso delle perquisizioni i militari hanno trovato altra droga, nonché un discreto quantitativo di denaro contante (provento dell’illecita attività di spaccio), tutto posto sotto sequestro. Il procedimento è nella fase delle indagini preliminari, nel corso delle quali gli indagati potranno esperire, in ottica difensiva, tutti i rimedi processuali previsti dal codice di rito.
md

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