Troppe volte la coalizione che governa a Palazzo San Giorgio ha approvato importanti delibere con una maggioranza risicata. Solamente undici i sì espressi, ad esempio, per la prima delibera dell’anno, quella sull’edilizia convenzionata passata nell’ultima riunione dell’assise civica.

E’ avvenuto più o meno lo stesso in altre occasioni: il voto sui debiti fuori bilancio, la variazione al bilancio e ancora prima per la delibera sulle società partecipate nel 2015. Un modus operandi che finisce sotto la lente del capogruppo dell’Udc Michele Ambrosio.

Il quadro tracciato dall’esponentee centrista su i primi due anni e mezzo di consiliatura è impietoso: «Delibere consiliari approvate con poco più di una decina di voti (su 32 consiglieri comunali) più della metà delle deliberazioni adottate dal 2014 ad oggi in seconda convocazione e circa la metà con i voti di meno del 50 per cento dei consiglieri assegnati». L’eletto dell’Udc non nasconde il suo disappunto: «Un quadro che obiettivamente oscilla dalla sofferenza politica alla indifferenza istituzionale, che al di là delle legittime motivazioni di gruppi e consiglieri, non può e non deve incidere sugli atti amministrativi che per avere diritto di ‘cittadinanza’ dovrebbero essere adottati con un voto ‘qualificato’».

Ambrosio, perciò, proporrà così come già accade per altri atti di Consiglio «l’istituzione di un quorum funzionale di garanzia per tutte le deliberazioni dell’assise civica che, stante la risoluzione presentata, non potrà mai essere inferiore a 14 voti favorevoli, e ciò al di là del quorum per la validità della seduta». La sua iniziativa mira ad «assicurare dunque una maggioranza ‘relativa’ per l’approvazione delle delibere, sancendone la rappresentatività consiliare con almeno i due quinti dei consiglieri assegnati (peraltro pari al 60% dei componenti la coalizione di governo) e garantendo alle stesse una soglia minima di condivisione politico-amministrativa».

L’articolo completo domani su Primo Piano. 

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