Il post compare sul suo profilo personale, non quello istituzionale, intorno alle 20 di domenica sera, a poche ore dalla chiusura dei seggi e dall’inizio dello spoglio che in nottata decreterà la vittoria di Stefano Bonaccini, riconfermato governatore dell’Emilia-Romagna.
Dunque, il pronostico – o l’augurio – che il sindaco pentastellato di Campobasso Roberto Gravina ha affidato a Facebook è stato rispettato. «In Emilia Romagna deve vincere Bonaccini – il post pubblicato sul social network – e non ne faccio una questione solo squisitamente politica, ma soprattutto una questione culturale ed estetica.
Sarebbe infatti un indebolimento della figura di Salvini, sarebbe una reazione doverosa contro una immagine assolutamente inadeguata a rappresentare la leadership del centro-destra italiano.
Della serie: non sarai mai capo di un fantomatico Governo! Scusate se è poco.
In Calabria, invece, sarà una passeggiata: prevedibile come l’alternanza degli ultimi venti anni, certificabile come il classico malcontento per entrambi gli schieramenti che l’hanno governata, riducibile in una sola parola: fallimento dell’uno e dell’altro, con buona pace della memoria elettorale.
Per noi, invece, è il momento della riflessione, quella profonda».
Neppure il tempo di ‘completare il caricamento’ – come si dice in gergo – che il post viene sommerso da decine di commenti. Qualcuno condivide la sua analisi, altri lo accusano di non aver rispettato il silenzio elettorale ad urne ancora aperte (è il caso dell’ex senatore Ulisse Di Giacomo, ndr).
Ma sono due gli elementi messi ‘nero su bianco’ da Gravina che saltano di più all’occhio: l’invito ‘velato’ a scegliere il candidato del Pd e il silenzio sul competitor – neppure citato – del Movimento 5 Stelle Simone Benini.
‘Dettagli’ non da poco. Che il post del sindaco Gravina sia una sorta di messaggio in codice che lascia presagire un cambio di casacca – in casa dem – o addirittura un allargamento della giunta di Palazzo San Giorgio con la nomina di un esponente del Pd? Del resto il ‘feeling’ tra Gravina e il centrosinistra era già emerso durante la campagna per il ballottaggio, quando lo stato maggiore del Partito democratico molisano aveva invitato il suo elettorato a scegliere il candidato pentastellato per fermare l’esponente della Lega D’Alessandro. Forse ora il sindaco è pronto a ‘ricambiare il favore’, la tesi di qualcuno.
Nulla di tutto questo. È lo stesso Gravina che, all’indomani della pubblicazione del post della discordia e a risultato acquisito, fuga ogni dubbio spiegando il senso della sua analisi.
«Il mio non era un endorsement al candidato di centrosinistra, né tantomeno dietro al mio post si nasconde un accordo con il Pd locale. Era una semplice considerazione politica ben cosciente che la partita in Emilia-Romagna si stava giocando a due. Il nostro candidato era da tempo fuori dai giochi».
Rimarca però la soddisfazione per la vittoria di Bonaccini: «Sono contento – ammette candidamente – se avesse vinto Salvini sarebbe stata una ‘iattura’ per l’Emilia innanzitutto. Sarebbe stata poi a rischio la tenuta del governo nazionale. Molti elettori del Movimento 5 Stelle hanno votato per il candidato governatore del Pd proprio per evitare che la Lega vincesse».
Non si sottrae però ad un ‘mea culpa’ e riconosce la sconfitta: «Ora è importante per noi capire come mai ci siamo ridotti così – riferendosi al risultato del Movimento crollato al 4,7% – è evidente che l’elettorato è smarrito. L’alleanza al governo prima con la Lega e poi con il Pd di certo non ha aiutato. Si rischia l’implosione ma credo ci siano ancora dei margini per ‘raddrizzare la barca’. Io, ad ogni modo, resto nel Movimento, non c’è nessun pericolo».
md

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