Piani e documenti ancora nebulosi a livello nazionale ma un’unica certezza: il 14 settembre le scuole dovranno riaprire per consentire agli studenti di fare lezione in presenza garantendo, al contempo, tutte le misure di prevenzione per evitare il contagio. Più facile a dirsi che a farsi, soprattutto quando le responsabilità ricadono unicamente sui dirigenti scolastici e gli enti di competenza latitano. È l’allarme lanciato dal dirigente del Liceo Classico e del Liceo Artistico di Campobasso Sergio Genovese che, in una nota, lancia un attacco alla Provincia, colpevole di non aver ancora predisposto alcun intervento in vista dell’avvio del nuovo anno scolastico. Eppure Palazzo Magno ha ricevuto 750mila euro dal governo nazionale, nell’ambito delle risorse Pon destinate dal Miur per i lavori di adeguamento degli edifici o per l’utilizzo di locali esterni alla scuola, laddove il distanziamento tra gli studenti non può essere garantito.
Ma ad oggi, nulla si muove tanto che il dirigente Genovese ha segnalato «la preoccupante situazione rispetto agli accordi intrapresi con l’Ente Provincia di Campobasso che dovevano determinare la possibilità di occupare nuovi spazi all’interno degli edifici in dotazione, per assicurare il rispetto di tutte le norme sanitarie anti Covid. Inoltre – prosegue il dirigente – appare altresì critica la situazione dell’edificio del Liceo Artistico Manzù di via Scardocchia che ha una parte di tetto da sistemare poiché una semplice pioggia scarica acqua all’interno di alcune aule. Nonostante le continue sollecitazioni trasmesse alla Provincia, a pochissime settimane dalla riapertura, ad oggi nessuna azione è stata compiuta, con la conseguenza che tutte le programmazioni concordate rischiano di essere gravemente inficiate dai ritardi degli interventi necessari. Restando tale situazione la possibilità di riaprire la scuola in presenza rimane fortemente in dubbio con tutti i disagi per gli studenti e le famiglie».
Una situazione di confusione che lamentano anche altri dirigenti delle scuole superiori di Campobasso. A differenza di quanto predisposto dal Comune, che nelle scorse settimane ha avuto numerosi incontri con i dirigenti per raccogliere le istanze e pianificare i lavori, l’ente guidato da Francesco Roberti è scomparso dai radar.
«Non siamo mai stati convocati né interpellati – ha dichiarato Rossella Gianfagna, rettore del Convitto Mario Pagano di Campobasso che ospita sia la scuola elementare che il Liceo Scientifico Europeo – a differenza di quanto avvenuto a Isernia dove il presidente della Provincia ha tenuto diversi incontri con i dirigenti e ha già trovato anche le soluzioni per alcune scuole. Noi come Convitto non abbiamo bisogno di locali esterni, ma purtroppo non tutte le scuole superiori del capoluogo vivono la stessa situazione. Ad oggi ci siamo confrontati solo con l’Ufficio scolastico regionale, ma non ho sentito una sola dichiarazione del presidente della Provincia di Campobasso Roberti in merito alla riapertura delle scuole. Noi dirigenti siamo stati lasciati soli», lo sfogo di Rossella Gianfagna. «Certo – ammette – le Province dopo la riforma Delrio sono state gravemente depotenziate sia in termini di risorse sia a livello istituzionale. Mi rendo conto che per un sindaco di una città come Termoli, nel pieno della stagione balneare e in fase di emergenza Covid, sia complicato gestire anche la Provincia e la riapertura delle scuole, ma il tutto non può ricadere solo sulle spalle dei dirigenti».
E in effetti presidi e personale della scuola stanno facendo i salti mortali per garantire l’inizio dell’anno in sicurezza. All’interno degli edifici da settimane sono partite le operazioni dettate dal governo, dal distanziamento dei banchi per evitare le cosiddette classi pollaio, all’organizzazione degli ingressi e delle uscite che devono essere separati per scongiurare assembramenti. Ma laddove le strutture presentino carenze l’unica soluzione è trovare locali alternativi. Un compito di cui non può certo farsi carico la scuola.

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