Sei ore di camera di Consiglio. In tarda serata il verdetto del Tribunale di Larino che ha condannato 5 dei 22 imputati – quelli che avevano optato per il rito ordinario – coinvolti nell’inchiesta Lungomare. L’operazione dei Carabinieri coordinata dalla Procura di Campobasso a ottobre del 2018 era riuscita a sgominare una banda di pusher sanseveresi e molisani che nel basso Molise aveva impiantato una centrale di spaccio.
Condanne pesanti, che seguono quelle arrivate lo scorso anno per gli imputati che hanno scelto l’abbreviato. I giudici martedì sera hanno inflitto complessivamente 26 anni e 10 mesi di reclusione, interdizione dai pubblici uffici e multe salatissime.
Riconosciuta, ma per tutte le persone coinvolte, l’associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti.
Le pene più severe a Nicola Campochiaro e Moreno Francesco Cinquina, condannati entrambi a 8 anni e 2 mesi di carcere, oltre al pagamento delle spese processuali e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Quattro anni e sei mesi di reclusione, 19mila euro di multa, pagamento delle spese processuali e interdizione per 5 anni dai pubblici uffici per Luigi Consiglio Cicilano. Stessa condanna anche per Emanuel Perrone. Infine, Daniele Mancino è stato condannato ad un anno e sei mesi di reclusione, ad una multa di 2.400 euro, oltre al pagamento delle spese processuali, ma con pena sospesa.
Gli avvocati Carmine ed Elena Verde, legali di Emanuel Perrone e Daniele Mancino, hanno già annunciato di essere pronti al ricorso in Appello, ma al contempo sono soddisfatti del pronunciamento dei giudici. Per i loro assistiti è infatti caduta l’accusa di associazione finalizzata allo spaccio: «L’ipotesi accusatoria dell’esistenza di una associazione criminale – il loro commento – operante sul territorio molisano è stata smontata dalla sentenza di primo grado e questo è quello che le difese hanno sempre sostenuto con forza. Ora siamo fiduciosi che in sede di Appello le condanne residue, almeno per quanto riguarda i nostri assistiti, verranno azzerate o quantomeno fortemente ridimensionate».
Soddisfatto per la sentenza il procuratore Nicola D’Angelo: «Si tratta di un importante riconoscimento del lavoro investigativo dell’Arma e della Procura di Campobasso. In tema di reati di droga esistono due categorie, lo spaccio di lieve entità e lo spaccio serio. Il Tribunale di Larino ha ritenuto che si tratta di uno spaccio serio. Una sentenza dunque – ha concluso D’Angelo – che rappresenta anche un segnale importante rivolto agli altri spacciatori che operano in regione e a quelli che dai territori limitrofi, la Puglia in special modo, arrivano in Molise per le loro attività illecite».
L’operazione condotta dal Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale Carabinieri di Campobasso nel 2018 si è conclusa con 23 misure cautelari per un totale di 51 persone iscritte nel registro degli indagati. Nel corso delle indagini sono emerse 1400 cessioni di condotta di droga 20 recuperi di sostanza stupefacente per un totale di circa 100 grammi di hashish, 330 grammi di cocaina e 400 grammi di eroina.
I militari hanno scoperto che dietro ad un’importante escalation di consumo di eroina e cocaina, oltre che di hashish, sul territorio si nascondeva un pericoloso sodalizio criminale composto da pregiudicati sanseveresi e molisani, che – avvalendosi del supporto di elementi della criminalità foggiana per il rifornimento della sostanza stupefacente – ha aggredito con sistematicità e profondo radicamento non solo la zona della fascia costiera molisana, ma anche l’intero territorio della provincia di Campobasso.
La prima sede di spaccio individuata dalla banda è stato un appartamento di un complesso di palazzine destinate più che altro alla residenza estiva, nella periferia a sud di Campomarino Lido. Sin dal novembre del 2016 gli assuntori di eroina, cocaina e hashish, potevano rifornirsi da diversi soggetti di San Severo “addetti alle vendite” che si alternavano nell’attività di spaccio avvalendosi anche di minorenni appartenenti alle loro famiglie. Con il passare dei mesi i pusher hanno poi consolidato la loro presenza a Campomarino evitando così anche di dover rientrare a San Severo per il rifornimento e garantendo così la disponibilità dell’offerta di stupefacenti h24. L’organizzazione ha preso maggiormente piede soprattutto nel 2017, quando nuove basi di spaccio si sono insediate sulla fascia costiera molisana sotto l’egida della criminalità di San Severo.
Via via che l’organizzazione ha trovato una sempre maggiore stabilità c’è stato il trasferimento definitivo di tutte le attività di smercio di stupefacente nel territorio molisano, fino anche all’istituzione di ulteriori punti vendita (a Termoli, Larino e nell’hinterland campobassano) destinati a soddisfare più agevolmente la richiesta di droga proveniente dal capoluogo.

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