Centrodestra e centrosinistra tremano all’idea di dover competere con Roberto Gravina alle prossime elezioni regionali. Il sindaco di Campobasso, da pentastellato atipico e per nulla portato allo scontro, sa tuttavia che la vera battaglia non è vincere le elezioni per il rinnovo del Consiglio di via IV Novembre in programma tra due anni, ma conquistare la leadership del Movimento che gli consentirebbe di ottenere il nullaosta per la candidatura. Dunque, continua a declinare l’offerta e, soprattutto, a mantenere molto bassi i toni. Tra le righe, però, ai molisani dice: «La sopravvivenza della regione dipende da voi, dovete scegliere se restare ancorati sempre agli stessi manovratori e quindi agli stessi risultati o avere il coraggio di esprimere una nuova classe dirigente».
Sistematicamente incalzato, altrettanto puntualmente si sottrae, ovvero, elude la domanda specifica sulle ambizioni politiche future ma su tutti gli altri punti non teme il confronto. Accetta, addirittura, il paragone con il premier: il sindaco del capoluogo avrebbe gestito la crisi innescata da Renzi alla stessa maniera dell’avvocato del popolo. Che, secondo Gravina, resterà a Palazzo Chigi almeno fino all’elezione del Presidente della Repubblica, in programma nel 2022.
Sulla sanità in generale e sulla drammatica situazione all’interno dell’ospedale Cardarelli non fa sconti. E alla domanda «come ne usciamo?», risponde: «Comincerei a far uscire qualcuno da questa regione con il biglietto di sola andata».
Sindaco, si presti al paragone: fosse stato lei Conte, come avrebbe gestito la crisi. In particolare, venendo meno la maggioranza, sarebbe andato in cerca di voti o si sarebbe dimesso?
«Inutile negarlo: quale l’alternativa? Andare al voto ora? Assolutamente da evitare, pertanto se ne parlerà con il nuovo Presidente della Repubblica e senza più la pandemia. Credo che un Conte-ter non sia auspicabile e la gente davvero non lo comprenderebbe e credo altresì che le mancate dimissioni siano state concordate».
La risposta era prevedibile. Ma la domanda aveva anche un altro scopo: farle commentare quello che una volta voi pentastellati definivate «il mercato delle vacche». Ci avete costruito su una fortuna (politica), non trova? E adesso…
«Certo e infatti sono temi che non mi hanno mai appassionato. Ci sarebbero da fare alcuni distinguo ma il senso della sua domanda mi è chiaro e spero lo sia anche quello della mia risposta e quindi mi fermo qui».
Acquisita la fiducia, i numeri però sono risicati. Quante probabilità ha il governo Conte di arrivare a fine legislatura?
«L’elezione del nuovo Presidente della Repubblica farà da spartiacque».
La sopravvivenza (del governo) sarebbe importante per città come Campobasso che contano molto sui Contratti istituzionali di sviluppo.
«Sono davvero contento dell’ascolto e dell’attenzione che il governo sta avendo per Campobasso e le garantisco che il Cis è solo un tassello. Stiamo lavorando ad altre opportunità che speriamo di cogliere, così come altre sono già “in portafoglio”; SmarterItaly, city branding, la novità della “Casa della Scuola”, i finanziamenti per le progettazioni di scuole e strade, il nuovo bando periferie, nuovo perché se non ci fossimo intestarditi avremmo perso tutto e per questo ringrazio ancora una volta la Presidenza del Consiglio dei ministri per averci permesso di rimodulare il tutto e soprattutto di sanare le tante lacune e i tanti errori presenti. Senza dimenticare il nuovo Piano Urbano della Mobilità Sostenibile finanziato dal Mit e potrei continuare».
A proposito di Cis. Il progetto di Santo Stefano sta andando avanti, ma è poca cosa rispetto a quello di decine di milioni di euro, che consentirebbe alla sua amministrazione di lasciare un segno tangibile nel tempo. A che punto è l’iter e, soprattutto, crede di riuscire ad incassare realmente il risultato?
«È innegabile che si tratti di un progetto molto complesso, così come è innegabile che siamo un po’ fermi. Dopo un primo incontro allargato con i vari soggetti coinvolti – per darle una idea, al tavolo c’erano più di 20 persone in rappresentanza dei vari enti – la situazione è abbastanza ferma e di questo ho informato prontamente la struttura del Cis. A breve spero di avere maggiori elementi per scegliere la strada migliore per la città».
Da un anno e mezzo alla guida del Municipio. Unico risultato evidente (per evidente si intende quello che concretamente vedono i cittadini) l’incremento delle zone dove i rifiuti si differenziano. Un po’ poco se considera che in diversi paesi dell’hinterland il servizio è partito più di dieci anni fa. Tanto per fare un esempio, il Comune non dispone di un parco di mezzi elettrici o ibridi. Oppure, non c’è sul sito internet dell’ente una sezione dedicata al turismo.
«Il concetto di tempo, data la sua esperienza, è molto relativo, per non dire labile, in una Pubblica amministrazione e lei non può non saperlo. Mi auguro che la semina porti raccolti: la prima è già una realtà, i secondi meno, ne sono consapevole. Ma al di là delle metafore, andiamo alle risposte puntuali. Raccolta differenziata: Campobasso sconta un ritardo pazzesco e contiamo di recuperare in questo anno. Siamo in possesso di un’auto ibrida e ci accingiamo ad acquistarne due sempre in questo anno. Sulla sezione turismo, devo purtroppo darle ragione ma stiamo cercando di sviluppare insieme il progetto dell’infopoint turistico».
Chi la conosce sostiene che non lascia nulla al caso. Ciò induce a pensare che quando si è incamminato in questa avventura lo ha fatto stilando un cronoprogramma. A che punto siamo sulla tabella di marcia rispetto ai propositi?
«Dovrebbe dirmelo lei da attento osservatore guardando il programma di inizio mandato. Ma sono buono e quindi le rispondo (sorride, ndr) -. Battuta a parte, diciamo che la fase di programmazione e pianificazione è a un buon punto ma dobbiamo correre e anche forte».
Quali correttivi intende adottare?
«Intanto la squadra burocratica è ora al completo. Ricordo che abbiamo lavorato a scartamento ridotto nei Lavori pubblici e nell’Urbanistica, con la reggenza del dottor De Marco – che ringrazio – e quindi il correttivo è insito nella nuova nomina. La nomina del comandante della Polizia locale è egualmente importante per ripartire al meglio le competenze e le forze in campo in modo da rendere più efficiente la macchina. Direi che la riorganizzazione della macro-struttura, ancora perfettibile, sia un buon punto di partenza».
Per dare la svolta serve altro.
«Sicuramente più personale; a quello in uscita – quota 100 – si è aggiunto il blocco dei concorsi – causa pandemia – ma stiamo cercando altre strade per ovviare: dalla mobilità, ai contratti a termine. Ma è importante anche dare maggiore motivazione per il lavoro, non solo con premialità economiche ma di stima personale. E poi lo snellimento delle procedure. Quanto all’aspetto politico-decisionale, direi invece che la situazione è piuttosto positiva».
Capitolo Covid. In Molise non va tutto bene. Anzi, va malissimo.
«Guardi, invidio chi sbandiera, al contrario, una situazione “sotto controllo”».
Le sue perplessità sul Cardarelli hanno indotto il commissario Giustini a chiedere una verifica del Nas. Duri i verbali, ma nel merito la situazione non sembra molto mutata.
«Non sono né un sanitario né un tecnico ma per chi gestisce e sovraintende, sapere che i problemi sono stati rilevati e diffusi, significa – o dovrebbe significare – risolverli o quantomeno attenuarli il più in fretta possibile. Certo, con un cluster così ampio all’interno dell’ospedale, tra l’altro liquidato frettolosamente, come un “piccolo cluster sotto controllo”, direi che i problemi sono ancora tutti presenti».
Dal Ministero le hanno fatto sapere qualcosa (circa l’ospedale)?
«Il Ministero ha chiesto alla struttura commissariale di attivarsi; del resto, il Nas può comunque considerarsi un braccio ispettivo e come da lei già detto, la situazione non solo non era sotto controllo, ma penso sia proprio sfuggita di mano».
Come ne usciamo?
«Purtroppo non possiamo permetterci, in questa fase, vuoti decisionali, ma partirei con le persone, che farei uscire da questa regione con il biglietto di sola andata».
Il Molise ha un futuro dopo la pandemia?
«Può – e deve – averlo ma i molisani devono scegliere: restare ancorati sempre agli stessi manovratori e quindi agli stessi risultati o avere il coraggio di esprimere una nuova classe dirigente, che sia capace di cogliere le opportunità che ci sono – e sono tante – senza personalismi o interessi di bottega».
I residenti ad agosto erano 298mila.
«Come sopra. La spesa pubblica rappresenta un’opportunità. Se continuiamo a non calare sul territorio la spesa per appalti pubblici, non possiamo pensare di arrestare l’emorragia con le parole».
Pare che centrodestra e centrosinistra tremino all’idea di doverla battere alle prossime regionali. Ma probabilmente con il centrosinistra, visto anche l’esito della crisi di governo, potrebbe sbocciare l’amore (politico si intende).
«Forse hanno solo freddo, è la stagione che provoca spasmi (ride di gusto, ndr)».
Cosa vuole fare (sempre politicamente) Gravina da grande?
«Sono già grande, sto già facendo ciò che volevo fare».
Risponde sempre allo stesso modo, non glielo consento. Accetti un compromesso e risponda: le piacerebbe governare la Regione Molise?
«Lei mi interroga sempre allo stesso modo ma glielo consento. Mi piacerebbe continuare a fare cose per la mia terra ma sarei bugiardo se le dicessi che sto pensando a fare il governatore della Regione. Sono già contento di quello che ho e per ora mi basta. Spero basti anche a lei per evitare di richiedermelo (sorride, ndr)».

Luca Colella

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