Venti casi in uno solo giorno (mercoledì, ndr) e la paura che quello che sta succedendo in basso Molise possa investire anche Campobasso. Il Covid torna a spaventare i cittadini tanto che alcuni genitori di studenti frequentanti plessi scolastici del comune di Campobasso, in una lettera, hanno manifestano la loro fondata preoccupazione per l’evolversi della situazione epidemiologica, «a fronte della inerzia – dicono – dei preposti organi istituzionali. In Molise il tasso di letalità per Covid (in rapporto alla popolazione) è il più alto d’Italia; analogamente, il rapporto tamponi/positivi è, in percentuale, tra i più alti registrati sul territorio nazionale.
Il sistema sanitario regionale è al collasso, assolutamente impossibilitato a sostenere l’ulteriore impatto di un’impennata dei contagi (e delle conseguenti ospedalizzazioni) determinata dal diffondersi delle varianti più contagiose. Inoltre il propagarsi della variante inglese tra le fasce più giovani della popolazione, comporta, oltretutto, ulteriori rischi determinati dall’assenza di specializzati reparti di pediatria e, quindi, dall’impossibilità di ospedalizzazione dei ragazzi in caso di necessità. Risulta acclarato che la variante inglese del virus circola sul nostro territorio senza possibilità alcuna di un adeguato, efficace e tempestivo tracciamento dei positivi e, quindi, della benché minima attività di immediata individuazione e circoscrizione dei focolai.
I casi nelle scuole – la denuncia – non si cercano, ovvero qualora si individuino le positività, le indagini sulla cosiddetta “catena epidemiologica”, vengono effettuate a distanza di un lungo lasso temporale che consente al virus di correre “sottotraccia” in ambito familiare e non solo.
Aggiungiamo che “In Italia i positivi da Sars-CoV-2 ora sono più giovani” avverte Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità, nel giorno in cui si certifica l’allarme varianti, a partire da quella inglese che in alcune aree del Paese rappresenta il 50 per cento dei casi (succede ad esempio nelle province di Pescara e Chieti). Su base nazionale 1 contagiato su 5 ha questa variante. Si abbassa l’età media dei positivi, sembra di risentire le parole degli esperti britannici secondo cui la B.1.1.7 contagia maggiormente i minorenni e la presenza delle varianti è stata rilevata anche tra i banchi di molte scuole italiane. Basti pensare che la stessa Germania ha ritenuto di chiudere le scuole a causa del dilagare dell’epidemia nelle sue varianti. Di fronte ai Länder che pensano di riprendere le lezioni, Angela Merkel, in una intervista a Zdf, ha detto senza troppe reticenze: “Rischiamo la terza ondata, c’è il rischio della diffusione delle varianti, è azzardato riaprire le scuole”. Il professor Massimo Galli dell’ospedale Sacco di Milano ieri, in una conversazione con il Messaggero, lo aveva detto senza remore: “Deve essere chiaro che riaprire le scuole, soprattutto ora che si sta diffondendo la variante inglese, non è a costo zero in termini epidemiologici”. E ancora, a Roma il professor Claudio Mastroianni, docente di Malattie infettive alla Sapienza e primario dell’Umberto I, fa questa analisi: “Sulle scuole serve grande attenzione. Bisogna essere pronti a intervenire, quasi chirurgicamente, e chiudere non appena si vede che si sta diffondendo il virus, in particolare la variante.
Tutti gli autorevoli scienziati, virologi, epidemiologi ogni giorno, ci consigliano di tenere le scuole chiuse. Sulle insidie delle varianti soccorre uno studio dell’Università di Edimburgo, pubblicato su Lancet, che “ha analizzato i dati reali raccolti in oltre 130 Paesi del mondo, ha dimostrato che la chiusura delle scuole è la seconda misura più efficace per contenere il virus e far diminuire la curva del contagio (dopo il divieto di assembramento)”.
Ciò nonostante, le preposte Autorità amministrative (comunali e regionali) sembrano non aver voglia o interesse di assumere l’indifferibile decisione di porre preventivamente al riparo dal contagio la popolazione studentesca, gli insegnanti e gli operatori scolastici, nonché tutte le rispettive famiglie.
Ci stupisce l’atteggiamento dilatorio degli amministratori che a fronte di una indiscussa evidenza delle sostanziali criticità, che tracciano un quadro oggettivo di assoluta gravità, continuino, con moto inerte, a non assumere decisioni dal carattere preventivo e prudenziale, tese a scongiurare il progressivo aggravarsi della epidemia. Concentrati come sono sull’esame di dati che non hanno (né mai avranno in tempo utile), in ogni caso sottostimati e non realistici.
I preposti organi istituzionali e tutti i soggetti, a qualsiasi livello ed ambito, hanno il potere-dovere di adottare ogni iniziativa e provvedimento teso ad arginare il propagarsi del contagio. Gli stessi, essendo dotati di poteri “extra ordinem”, dovrebbero emanare provvedimenti tangibili e urgenti al fine di prevenire e di eliminare gravi pericoli che minacciano l’incolumità pubblica, in primis l’immediata chiusura delle scuole finchè la situazione torni nell’alveo di un rischio calcolato ed accettabile.
Casi di variante inglese del virus sono stati individuati in centri che distano qualche decina di chilometri dal capoluogo regionale. Non vorremmo essere la Cassandra, profetessa di sventure, ma realisticamente vi è da ritenere che “l’invasione” del capoluogo sia solo questione di tempo. Un tempo che ormai non consente più indugi, tentennamenti ed orpelli retorici giustificativi di presunte ragioni di opportunità di studio e di crescita negate. Le misure di prevenzione (in quanto tali), e perché spieghino la loro efficacia, debbono essere assunte nella fase precedente l’escalation dei contagi, rappresentando, quella tutela sanitaria –di una comunità scolastica e cittadina-, uno specifico potere-dovere previsto in capo ai Dirigenti scolastici ed agli Amministratori pubblici (ciascuno per quanto di competenza), consistente nell’attuazione tutte le misure necessarie, ordinarie e straordinarie, al fine di una concreta e trasparente gestione dell’emergenza sanitaria, la cui omissione comporta precise responsabilità. La ormai palese conoscenza e consapevolezza delle criticità del sistema devono indurre, ciascuno per il proprio ruolo e prerogative, all’adozione delle adeguate urgenti misure di contenimento, anche al fine di preservare un solo singolo caso. Asserire di avere agito nel rispetto dei protocolli e linee guida, quando l’evidenza ne certifica la inadeguatezza, l’inefficacia e la tardività, non può e non deve rappresentare l’alibi dell’aver adempiuto correttamente alle prescrizioni in materia di sicurezza sanitaria. Senza voler considerare secondario l’aspetto formativo e socializzante della scuola in presenza, si reputa che, allo stato attuale, l’unica primaria tutela per il futuro dei giovani sia quella sanitaria che passa attraverso la salvaguardia della salute degli studenti e delle loro famiglie, in assenza della quale il “trionfo” della scuola rischia di diventare una vittoria di Pirro».

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